Oscar senza pace


Neppure dopo morti si può stare in pace in questo Paese. Chi ha la responsabilità del rimpatrio della salma di Oscar intervenga.
Carissimo Beppe Grillo,
sono Rosa, la compagna di Oscar Javier Soliz Marques, il ragazzo boliviano deceduto a Firenze il 10.12.2009, a seguito di una lunga e dolorosa malattia e che ancora non ha potuto riposare in pace, restituito ai suoi cari, nel nostro Paese di origine. Ti scrivo queste righe per raccontare perché nessuno debba soffrire più in questo modo! Io ed Oscar, entrambi della città di Cochabamba, in Bolivia, ci siamo conosciuti a Firenze e innamorati l’uno dell’altro. Eravamo felici, lavoravamo entrambi per costruirci un futuro e per aiutare i nostri familiari in Bolivia, fino al momento in cui Oscar si è ammalato e la diagnosi era purtroppo infausta: leucemia, morbo di No Hodkin. Oscar è stato curato con tantissimo amore e impegno dai medici a Firenze (Ospedale di Carreggi e di S. Maria Nuova) fino alla fine, in un reparto per malati terminali presso l’Ospedale delle Oblate. Una settimana prima di morire, Oscar ha avuto la tua visita insieme a Cesare Prandelli, allenatore della Fiorentina. In quella occasione gli avete restituito la felicità, anche se per un breve momento. Da allora si trova in una cella frigorifera, all’interno delle Cappelle del Commiato, a Firenze, in attesa di tornare in Bolivia, ma non riusciamo a portarlo via, nonostante la documentazione presso la nostra Ambasciata a Roma sia pronta ormai dal 31 dicembre scorso. Oscar non può tornare a Cochabamba e nessuno ci dice il perché. Aiutaci.”Rosa