Eau de Paris, merde d’Italie

In difesa dell’acqua pubblica
(04:09)

*** Mr Pesc: salta D’Alema, scelta l’inglese Catherine Ashton. GRAZIE A CHI HA INVIATO L’EMAIL!***

In Italia siamo sempre in leggera controtendenza.
In Francia, a Parigi l’acqua ritornerà pubblica dal primo gennaio 2010. Il sindaco Bertrand Delanoe non ha rinnovato i contratti con le multinazionali Veolia e Suez . L’acqua sarà gestita da un ente pubblico: “Eau de Paris“. Il risparmio per i parigini sarà di almeno 30 milioni di euro all’anno.
In Italia, il non-Parlamento ha trasformato in legge un decreto che rende privata l’acqua pubblica. La legge Ronchi stabilisce che la quota di capitale pubblico delle società che gestiscono l’acqua non sia superiore al 30%.
L’acqua è un diritto naturale dell’uomo. Non un business. Ovunque la gestione dell’acqua sia stata privatizzata, il suo prezzo è aumentato, raddoppiato, triplicato.
Di chi è l’acqua? E’ nostra, dei nostri comuni, delle nostre regioni. E’ la pioggia che cade dal cielo. Le multinazionali e chi ha votato la legge Ronchi possono andare a fanculo. Loro hanno fatto la legge? Lancerò un referendum abrogativo. Il prossimo V-day sarà per l’acqua, per la nostra vita. In primavera, dopo le elezioni. Loro non molleranno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Riporto il testo di una intervista telefonica che ho rilasciato a Radio Bruno nei giorni scorsi:

Matteo Incerti: “Beppe Grillo, l’acqua pubblica è praticamente in fortissimo pericolo?”
Beppe Grillo: “Guardate, qui le truffe, più che pubblico privato, sono sulla semantica di che cosa vuole dire pubblico e di che cosa vuole dire privato: bisogna stare molto attenti, perché la reazione, quando tu dici “vogliamo l’acqua pubblica“, loro ti dicono “ma è pubblica: le fonti rimangono di proprietà pubblica, dai la gestione al privato con un 30 /40% di pubblico nella gestione e allora di che cosa vi lamentate? L’acqua rimane di proprietà pubblica e la gestione è privata“. Questa è la trappola infernale perché, chi determina la situazione di mercato, è chi gestisce e non la proprietà della fonte. Sono i tubi, è la distribuzione dell’acqua. E’ come per l’energia, è la stessa cosa: chi detiene i tubi, i fili, detiene l’effettiva proprietà. Un’altra distinzione che bisogna fare è che, quando una società diventa una società per azioni e gestisce l’acqua di una Provincia, di un comune, di una città o di una Regione, è scalabile e quindi una società per azioni che gestisce l’acqua può essere comprata e c’è un’altra situazione: che chi gestisce effettivamente la società per azioni non è che abbia la maggioranza delle azioni pubblico/private, 49 e 51%, non c’entra nulla chi gestisce il pacchetto di controllo. Vi ricordate che il Tronchetto dell’infelicità gestiva la Telecom con lo 0-0,8% della proprietà delle azioni?
Un’altra cosa, la cosa incredibile è che la società per azioni ha dei punti di riferimento che non sono gli utenti dell’acqua, ma i suoi azionisti e conseguentemente deve andare a fare profitti, tirare su le azioni, vendere tubature rotte, non fare riparazioni, alzare il prezzo dell’acqua. Dove c’è stata una gestione privata c’è stato un aumento del prezzo, ci sono stati dei casini. L’acqua non è solo quella che si beve, ma è quella che si distribuisce in tutti i sensi, bisogna fare una riforma sostanziale del concetto di acqua, come si costruisce una casa e quindi l’acqua gestita nelle case con la doppia tubazione e il recupero dell’acqua piovana, l’acqua che va nelle lavatrici e nelle lavastoviglie per il primo lavaggio, poi va nello scarico dei gabinetti, l’acqua in agricoltura, dove se ne spreca il 70%. Il 70% dell’acqua potabile va in agricoltura, metà va sprecata con una gestione incredibile e anti-tecnologica. L’acqua è dietro qualsiasi tipo di energia, qualsiasi cosa si fa con l’acqua, una macchina 400.000 litri, un abito 40.000 litri, un’aranciata 10 litri, c’è sempre dell’acqua dietro qualsiasi cosa, per cui l’acqua è la cosa principale insieme all’energia. E’ l’energia del futuro e bisogna assolutamente che la parola privato scompaia dalla gestione, dalla proprietà e dalla parola acqua! Privato e acqua sono due ossimori, non si dovrebbero mai incontrare! L’acqua va gestita pubblicamente, è di proprietà pubblica, attraverso una rete trasparente: qualsiasi spesa sugli acquedotti, sulle tariffe e sugli aumenti va giustificata attraverso la rete ai cittadini, i quali faranno le proposte, faranno loro le tariffe o faranno una discussione sulle tariffe, cioè una discussione trasparente sui prezzi, sulla manutenzione, sui costi reali insieme ai cittadini, questa è la gestione del futuro dell’acqua!”