I girorondini

I girorondini – Marco Travaglio


E’ disponibile il TERZO DVD di Passaparola: “MAFIOCRAZIA”

Sommario della puntata:
Grazie Indulto
La violenza telegenica
Italia: la Mecca del crimine
I criminali e i colleghi al governo
Espulsioni impossibili
Meglio ammazzare che stuprare

Testo:
“Buongiorno a tutti.
Ci sarebbe molto da dire su varie cose che sono successe, a cominciare dalle tristi vicende intorno all’obitorio del Partito democratico.
Tenderei a lasciarle perdere per non farvi venire il latte alle ginocchia e non farvi scappare da questo appuntamento; mi pare che la battuta migliore l’abbia fatta Matteo Renzi, il giovane che ha vinto le primarie contro la nomenclatura del partito per le comunali di Firenze, il quale a proposito del povero Franceschini ha detto “hanno eletto il vice disastro”.
Basta, chiudiamola qua.
Parliamo di cose più serie e anche più preoccupanti, cioè della questione dell’immigrazione mescolata a quella della criminalità che ha dato origine a un provvedimento come quello che autorizza le ronde private di cittadini che vanno in giro per le città a pattugliare, non si sa bene a far cosa, vanno in giro con l’aria di sostituirsi o aiutare le forze dell’ordine a reprimere il crimine e dissuadere i criminali.
Ce ne siamo già occupati diverse volte del problema della criminalità, anzi vi segnalo ancora una volta che è uscito il terzo volume – Mafiocrazia – del nostro Passaparola che riunisce i Passaparola di fine anno scorso – inizio di quest’anno.
Lo riconoscete rispetto ai primi due dal fatto che le tonalità del colore sono rosa, anche se il contenuto è tutt’altro che roseo.
Partirei, a proposito di questi temi, da un articolo molto bello che ha scritto Luca Ricolfi su La Stampa; non sempre sono d’accordo con Ricolfi ma devo dire che questa volta ha colto nel segno.
Dice che sostanzialmente i reati sono in calo tendenzialmente da molti anni, l’unico momento in cui c’è stato un’impennata dei reati, come avevamo noi ampiamente previsto, è stato con l’indulto.
Adesso l’indulto ha perso ogni utilità in quanto il numero dei detenuti è lo stesso di prima dell’indulto con l’aggravio del fatto che abbiamo avuto molti più reati nel periodo post indulto: l’indulto anziché sollevare la condizione dei detenuti nelle carceri sovraffollate ha peggiorato la qualità dei cittadini onesti che stanno fuori e che hanno subito più reati di quelli che avrebbero subito se non fosse stato fatto l’indulto e si fosse provveduto a politiche diverse, tipo nuove carceri o diversa destinazione di alcuni tipi di detenuti, come extracomunitari e tossicodipendenti.
In ogni caso, non è questo il tema.

Grazie Indulto

Scrive Ricolfi che il tasso di criminalità degli stranieri è ovviamente molto più alto di quello degli italiani, anche perché gli stranieri che vengono in Italia non sono un campione rappresentativo delle loro nazioni.
I rumeni che ci sono in Italia non sono una rappresentanza dei rumeni che ci sono in Romania. I marocchini che ci sono in Italia non sono una rappresentanza dei marocchini che ci sono in Marocco.
Esattamente come gli italiani che andavano in America non erano rappresentativi degli italiani che c’erano in Italia: chi scappa dal suo Paese per andare in un altro, se non è costretto da ragioni politiche o religiose o di guerra, di solito appartiene alle fasce più marginali della società, quelle che non riescono a ottenere e a fare fortuna nel proprio Paese la vanno a cercare, disperati, in un altro.
Non confondiamo i rumeni che ci sono in Italia da quelli che ci sono in Romania come non dobbiamo confondere gli italiani che andavano in America e che molto spesso cadevano vittime della criminalità organizzata della mafia italo-americana proprio perché erano dei disperati disposti a tutto.
Quindi, non c’è nulla da meravigliarsi se il tasso di criminalità degli stranieri che sono immigrati in Italia è superiore di quello degli italiani che risiedono in Italia.
Gli stranieri che risiedono in Italia si dividono in due categorie, ma dovremmo abituarci a dividerli in tre categorie: oggi noi siamo abituati a parlare di quelli regolari, che lavorano, e di quelli clandestini, che vengono qua per delinquere.
In realtà i clandestini a loro volta si dividono in due sottocategorie: quelli che sono venuti qua per restare clandestini perché vogliono delinquere – ci sono e sono tanti – e quelli che sono venuti qua per lavorare ma devono rimanere clandestini a causa della legge Bossi-Fini che rende per loro praticamente impossibile la regolarizzazione e per quei pochi che la ottengono la rende lentissima.
Basti pensare che chi trova un lavoro in Italia quando ci è entrato da clandestino, con un visto turistico o con degli altri escamotage, per essere assunto e messo in regola e diventare un immigrato regolare deve di nuovo uscire dal Paese e aspettare di rientrare nelle quote giuste, rientrare in Italia e nel frattempo il suo lavoro l’ha già preso un altro.
Nessuno lo fa, quindi abbiamo centinaia di migliaia di irregolari che lavorano e che per questa ragione non vogliono uscire, perché sanno che poi impiegherebbero molto tempo a rientrare.
Non lo fanno e quindi non ottengono la regolarizzazione.
Ne abbiamo anche molti che avrebbero diritto ai documenti, prevede la legge entro poche settimane, credo due mesi al massimo, e che invece non li ottengono perché i tempi medi sono un anno e mezzo o due anni.
In attesa di quell’anno e mezzo o due anni tu che avresti diritto alla regolarizzazione subito continui a rimanere formalmente irregolare fino a che ti danno finalmente il permesso di soggiorno.
Dovremmo imparare a dividere i clandestini fra clandestini per necessità o incapacità dello Stato per follia della Bossi-Fini e clandestini per scelta, e questi sono quelli che dovremmo colpire.
Fra quelli regolari, comunque, il tasso di criminalità è molto più basso rispetto a quelli clandestini perché quando uno è emerso con nome e cognome, documenti, integrazione non ha più motivi, o ne ha meno, per delinquere e nello stesso tempo ha più paura a delinquere perché è più facile prenderlo, visto che è regolare e risulta alle autorità.
In ogni caso, è chiaro che pur essendo pochi i regolari che delinquono questi sono comunque il quadruplo rispetto agli italiani che delinquono; è assolutamente comprensibile per le ragioni che dicevo prima.
Invece, gli irregolari hanno una “propensione” a delinquere ventotto volte superiore rispetto a quella degli italiani: come vede tra un regolare che ha tre, quattro volte più degli italiani la propensione a delinquere e l’irregolare che ce l’ha ventotto volte, conviene fare più regolari possibili per diminuire la percentuale di quelli che delinquono.

La violenza telegenica

Scrive Ricolfi, vengono attribuite agli extracomunitari tutte le nefandezze e le nequizie, a cominciare dagli stupri, soltanto perché i giornali sono morbosamente attratti dal delitto – lui lo chiama – “la violenza interetnica”. Sono molto poco attratti dalle violenze intraetniche, quelle che avvengono all’interno della stessa etnia e a volte all’interno della stessa famiglia.
Voi sapete che secondo l’Istat circa i tre quarti delle violenze sessuali avvengono in famiglia a opera di padri, zii, suoceri, fidanzati, partner più o meno ufficiali e spesso non risulta nemmeno negli atti giudiziari perché la propensione a denunciare da parte delle vittime è bassissima.
Soprattutto se la violenza è avvenuta in famiglia, è più difficile denunciare un parente o un amico che non denunciare uno straniero.
Poi, naturalmente, ci sono dei calcoli su quali sono i tipi di reati più frequenti in questa o quella comunità straniera: ci sono quelli che lavorano di più di coltello, quelli che lavorano di kalashnikov, quelli che in base alle organizzazioni criminali che provengono dai loro Paesi si danno al traffico di droga, di armi, alle rapine.
Ci sono effettivamente queste differenze.
Per esempio, scrive Ricolfi, tra i romeni la propensione allo stupro è 17 volte più alta degli italiani ed è molto superiore a quella degli altri stranieri presenti in Italia.
Pare che i romeni abbiano questo “record” tra le comunità straniere presenti in Italia: non significa assolutamente che siano tutti stupratori, sappiamo che ci sono più stupratori fra i rumeni che non fra stranieri di altra provenienza.
Nelle rapine, per esempio, i rumeni hanno il doppio di propensione rispetto agli altri stranieri, nel furto addirittura il quadruplo. Sono invece ritenuti meno pericolosi per quanto riguarda gli omicidi, le lesioni: altre comunità sono considerate più propense al delitto di sangue.
Del resto ogni comunità ha le sue specialità, noi per esempio la corruzione e le bancarotte: la propensione dello straniero immigrato alla bancarotta è abbastanza bassa e anche quella della corruzione del testimone nel processo penale, reati nel quale, come avete saputo, eccelle il nostro Presidente del Consiglio e i nostri banchieri, a proposito della bancarotta.
E’ importante quello che dice Ricolfi perché a un certo punto trae le conseguenze: “la qualità dell’immigrazione – ce lo siamo detto più volte al Passaparola – di fatto la decidiamo noi”.
Posto che gli immigrati continueranno ad immigrare e che non ci saranno grandi possibilità di arginare un fenomeno mondiale, di massa, epocale a meno che non si riesca a frenare il peggioramento della situazione dei continenti del terzo e quarto mondo causata anche dagli effetti della globalizzazione.
E’ evidente che un fenomeno di massa non lo possiamo arrestare come singoli Paesi, quindi forse dovremmo cominciare a domandarci come disciplinarlo per migliorare la qualità di coloro che vengono e si fermano qua.

Italia: la Mecca del crimine

Infatti Ricolfi spiega quello che abbiamo detto spesso, l’ho sentito dire anche da Piercamillo Davigo l’altra sera a Ballarò: nessun Paese può adottare, rispetto al crimine, misure molto più severe di quelle dei Paesi vicini oppure molto meno severe. Nel primo caso esporterebbe criminalità e i vicini si incazzano, nel secondo caso importa criminalità e dovrebbe incazzarsi lui con se stesso per non essere un Paese considerato serio e severo nei confronti della criminalità.
E’ chiaro che l’Italia – dice Ricolfi – con la lentezza dei processi causata da questa classe politica che ha tutto l’interesse a processi sempre più lenti, a prescrizioni sempre più facili e a impunità per le classi dirigenti, va a riverberarsi sulla qualità degli immigrati: se l’immigrato arriva, noi siamo l’avamposto dell’Europa sul mediterraneo, invece di andarsi a cercare un Paese dove sia più conveniente delinquere resta in Italia, perché non c’è un Paese più conveniente per chi vuole delinquere, in tutto il resto d’Europa. Non c’è un Paese dove per farti un processo impiegano quindici anni, dove c’è un indulto ogni tot, dove ci sono alternative infinite al carcere, indulgenze plenarie, sconti, attenuanti e prescrizioni.
Quindi, dice Ricolfi, siamo diventati la Mecca del crimine, “attiriamo ingenti minoranze criminali provenienti da un po’ tutti i Paesi” e così facendo creiamo pure l’illusione prospettica dello straniero delinquente perché se gli stranieri sono tutti come quelli che, in una certa proporzione, vengono in Italia uno dice “ma sono proprio brutti!”.
In realtà non sono brutti, sono i peggiori fra gli stranieri quelli che si fermano, molto spesso, in Italia. Poi ci sono anche quelli che vogliono lavorare ma spesso non li vediamo perché sono costretti alla clandestinità: noi siamo l’unico Paese in Europa che fa ponti d’oro agli stranieri che vogliono delinquere, con i processi lenti e le leggi farraginose che non funzionano e le forze dell’ordine con le volanti senza il pieno e a cui non si riparano i guasti perché non ci sono i soldi, e dall’altro lato facciamo un mazzo così a quelli che vogliono venire a lavorare e che devono espiare un trattamento terrificante.
Tant’è che spesso per andare a lavorare si rivolgono a Paesi più furbi che invece fanno ponti d’oro agli stranieri lavoratori e un mazzo così agli stranieri delinquenti.
Non è che lo straniero è più pericoloso dell’italiano perché è straniero: è la porzione di stranieri che vengono in Italia che è di qualità ancora peggiore rispetto alla porzione di stranieri che emigrano dai loro Paesi verso l’Europa.
Gli stranieri hanno un tasso di pericolosità x, quelli che emigrano hanno un tasso di pericolosità x per 3, per 4, per 5 perché sono i più poveri e derelitti. Gli stranieri che emigrano e rimangono in Italia hanno un tasso di pericolosità di x per 4, per 5, per 6… per il fattore “I”, il fattore Italia, che fa si che da noi si fermino quelli che percentualmente sono i più pericolosi per le ragioni che abbiamo detto prima.
Ma siccome non si possono distinguere ad occhio nudo quelli buoni da quelli cattivi, ecco il razzismo, la xenofobia, la diffidenza che dal nostro punto di vista li accomuna tutti.
Dice Ricolfi che l’unica cosa da fare sarebbe quella di rendere l’Italia un paradiso per gli stranieri di buona volontà e un inferno per i criminali stranieri o italiani che siano.

I criminali e i colleghi al governo

Mettetevi nei panni di uno straniero che è entrato in Italia l’altro giorno, ha scoperto che hanno condannato il principale coimputato del Presidente del Consiglio, ha detto: “ah, perché il presidente del Consiglio è imputato? E di quale reato? Di avere corrotto un testimone perché mentisse sotto giuramento nei suoi processi. Ah però! In un Paese dove c’è un collega al governo, anche io che non ho mai pensato di fare fondi neri all’estero, fondi neri, corruzione di testimoni… pensavo di fare qualche scippo, di spacciare qualche canna, ho trovato il Paese giusto: c’è un collega molto più importante e pericoloso di me che mi governa. Potrà mai quel Paese chiedere a me un comportamento più legale di quello che ha tenuto il suo presidente del Consiglio?”
No, quindi si ferma qua e capisce che ha trovato il posto giusto.
Questa è la ragione per cui questo governo, come gli altri che lo hanno preceduto ma questo è l’apoteosi, non potrà mai darci una politica di sicurezza; allora, come ha detto Davigo, invece delle leggi per la sicurezza si fanno le leggi per la rassicurazione.
Cosa vuol dire? La legge per la sicurezza è quella che rende più sicuri i cittadini davvero e rende più sicuro che i criminali saranno puniti e a qualcuno gli fa pure passare la voglia. Le leggi per la rassicurazione convincono i cittadini che stanno diventando più sicuri ma in realtà non è vero, quindi li prende in giro: quando uno si rilassa e dice “siamo tutti più sicuri”, mentre è rilassato è più permeabile, ha meno difese nei confronti della criminalità.
In realtà le leggi sulla rassicurazione finiscono per diventare dei boomerang, cioè diventare criminogene non appena i criminali scoprono che quelle leggi non funzionano e sono finte.
Faccio due esempi.
Per rendere effettive le espulsioni bisognerebbe stipulare accordi con i Paesi di provenienza degli immigrati e poi dotarsi di strumenti purtroppo costosissimi, quindi spendere molti soldi pubblici per questo, che aiutano al più presto possibile a identificarli.
Il problema drammatico è che finché non si sa uno da dove viene davvero e come si chiama davvero, non ci sarà nessun Paese che se lo prende perché bisogna dimostrare che quel tizio viene da quel Paese, altrimenti non lo vogliono.
Bisognerebbe firmare, lo scriveva l’altro giorno mi pare il Prof. Grevi sul Corriere della Sera, quella convenzione internazionale che prevede in tutta Europa non solo le impronte ma le banche dati del DNA.
Se tutti i cittadini, italiani o stranieri, dessero l’impronta e il loro DNA, da quel momento il nome può cambiare finché si vuole ma il marchio genetico consente di identificare ciascuno, di avere una caratteristica che rimarrà per sempre.
Quando hai sul documento quella caratteristica, quello sei tu: la prima volta ti danno quel codice, la seconda se ti riprendono sei recidivo, si sa chi sei, dove ti si può mandare.
Invece no, noi non ratifichiamo queste convenzioni, non investiamo in queste tecnologie anzi stiamo abbandonando le intercettazioni, stiamo tornando all’età della pietra nelle investigazioni, e nello stesso tempo facciamo leggi sulla rassicurazione.
Ronde padane, pacchetto antistupri. Pensate che idea: hanno fatto un decreto per dire che non bisogna stuprare le ragazze, perché prima non si sapeva, era ambiguo. Sono arrivati loro e hanno messo proprio per legge che non si possono stuprare le donne, così vedrete che adesso non stupreranno più nessuno.
Questa è la rassicurazione, la sicurezza è quella roba la che costa.
Oppure per rassicurare la gente si dice: “la polizia li mette dentro e i giudici buonisti li mettono fuori”. Così in realtà si semina il panico nella gente: se la gente comincia a pensare che i magistrati come sport scarcerano gli stupratori, di chi si fiderà? Andremo in giro a sparare da soli per le piazze e tutti saranno più insicuri perché bisognerà stare attenti non solo agli spari dei delinquenti ma anche di quelli che vanno a farsi giustizia da soli e che spesso si sparano nei coglioni quando cercano di tirar fuori la pistola dalla tasca e non ci riescono.
La sicurezza deve essere affidata a gente professionale non ai cialtroni.

Espulsioni impossibili

Quando uno sente parlare di espulsioni pensa che un immigrato quando viene sorpreso da clandestino venga preso per un orecchio, accompagnato alla frontiera o messo sull’aereo ed espulso.
In realtà non è così: quando un immigrato viene sorpreso senza i documenti gli si chiedono, lui non li ha, lo si porta all’identificazione che può durare anche dei mesi o in eterno. Se non riesci a individuare da dove arriva come fai ad identificarlo?
E dato che può restare nei CPT giustamente sono due mesi perché non ha commesso nessun reato e non puoi arrestare uno che non ha commesso nessun reato, ritorna nel circuito della clandestinità e spesso della criminalità, fino a quando lo riprendono.
Se invece riescono finalmente a individuarlo o lo scoprono la seconda volta dopo avergli già fatto un provvedimento di espulsione a cui non ha ottemperato, allora lo possono arrestare. Ma non esiste l’espulsione come ce la immaginiamo noi: prendono uno, non ha i documenti, lo accompagnano alla frontiera e via.
Cosa fanno, di solito? Gli fanno il foglio di via dopo averlo identificato, un foglio dove c’è scritto: “vai via”.
Quello non va via, e come fai a scoprire se è andato via o no? E’ sparito… ha semplicemente cambiato quartiere o città.
La seconda volta gli dici: “ma ti avevo già detto di andare via, perché non l’hai fatto? E’ reato non ottemperare al provvedimento di espulsione senza giustificato motivo”. A quel punto lui dice: “ma io un giustificato motivo ce l’ho: non ho i soldi per prendere l’aereo o il treno”.
Quando si faranno furbi e useranno tutti questo alibi faranno saltare anche la possibilità di condannare a pochi mesi per mancata ottemperanza dell’espulsione perché è uno stragiustificato motivo quello di non avere i soldi per non andare via. E’ lo Stato che ti manda via che te li deve dare, è triste dirlo, è seccante ma è così.
In quale prefettura o questura ci sono i soldi sufficienti per pagare il biglietto di ritorno a tutte queste migliaia di persone che dovrebbero andarsene?
Non hanno manco i soldi per la benzina delle volanti, non possono neanche riparare le macchine, figuriamoci se possono pagare il viaggio a questi.
E’ assolutamente ridicolo pensare di poter risolvere questo problema prolungando di qualche mese la permanenza nei CPT che sono poi dei lager dove stanno accatastati.
E se li tieni per due mesi è un conto, ma se li tieni per 18 mesi e non costruisci nuovi lager dove li metti quelli che invece di due mesi rimangono 18? Esplodono questi posti, con problemi di ordine pubblico: vedete che già a Lampedusa ne abbiamo un’anticipazione.
Non potendo rendere più seria la giustizia e non avendo soldi per rendere più seria l’azione dell’ordine pubblico, si butta del fumo negli occhi della gente come la stupidaggine delle scarcerazioni facili.

Meglio ammazzare che stuprare

Hanno letto sul giornale che un giorno un giudice ha mandato agli arresti domiciliari un ragazzo che si era consegnato e autoaccusato dello stupro di una ragazza alla festa di capodanno e hanno detto: “è una vergogna, li mettono ai domiciliari, non si può, lo stupratore deve stare in galera”e hanno fatto una legge per vietare i domiciliari a chi? Ai condannati per stupro?
No, non stiamo parlando dello stupratore condannato, che ovviamente deve essere giudicato al più presto possibile e portato in carcere e lasciato lì dentro il più a lungo possibile, su questo siamo tutti d’accordo.
Qui stiamo parlando di dove metterli prima del processo: gli arresti domiciliari come misura cautelare sono stati vietati da questo pacchetto sicurezza.
Per i reati di mafia e per lo stupro, non si possono più dare i domiciliari al sospettato. E’ obbligatorio tenerlo in galera durante il processo. Tenete presente che è solo un sospettato, anche se ha confessato è solo un sospettato perché sarà uno stupratore solo quando sarà stato condannato in terzo grado. Allora facciamo i gradi di giudizio più in fretta possibile, diamo più mezzi, togliamo un grado di giudizio. No, non lo vogliono fare perché varrebbe per tutti, anche per se stessi.
Cosa fanno? Vietano di dare i domiciliari in custodia cautelare obbligando i giudici ad arrestare la persona anche se non ci sono le esigenze cautelari cioè, se il tizio non rischia di fuggire, ripetere il reato o inquinare le prove, anche se per scongiurare quei tre rischi basterebbe chiuderlo in casa durante il processo.
Tipico caso come quello di Capodanno: il ragazzo era completamente al sicuro, nessuno lo aveva riconosciuto, nessuno lo stava cercando, nessuno lo avrebbe mai accusato di quello stupro. C’è andato lui accompagnato dal padre a confessare, ha fornito ai giudici le prove contro se stesso, si è consegnato, si è dichiarato pentito. Il padre ha dimostrato che questi hanno non solo una casa ma anche una famiglia dove questo tizio può essere tenuto sotto chiave non essendo un maniaco sessuale ma il classico stronzo di buona famiglia che fa il maiale durante una festa per poi farsi bello con gli amici, la “bravata.
Domanda: lo mandi ai domiciliari? Certo, perché prima del processo non minaccia ne di ripetere il reato, né di inquinare le prove – le ha fornite lui – né di scappare – si è consegnato.
Questo dice la legge per tutti i reati, anche per l’omicidio. Classico caso della moglie che ammazza il marito che la picchia da anni: mica è una serial killer, può restare tranquillamente ai domiciliari durante il processo perché un altro marito non ce l’ha da ammazzare, quindi non può reiterare il reato; le prove come fa a inquinarle se l’hanno trovata col pugnale nella pancia del marito, anzi è stata lei ha chiamare i poliziotti? Come può scappare, dove scappa una donna in quelle condizioni?
Sono questi i casi in cui la legge prevede, giustamente, di ricorrere agli arresti domiciliari quando non è assolutamente necessario il carcere prima del processo.
E’ chiaro che dopo il processo questa gente andrà in carcere, quando sarà stato condannata.
Invece no, hanno fatto una legge dove lo stupro è equiparato alla mafia, e uno può decidere se è giusta o non è giusta, l’hanno voluta i leghisti: uno fa una lista di reati per i quali è obbligatorio il carcere preventivo, può andare bene.
Domanda: quali reati ci hanno messo? Mafia e stupro. Voi direte: ci sarà anche l’omicidio, la strage. Come fai a mandare ai domiciliari gente che ha fatto una strage o un omicidio in un Paese dove è vietato dare i domiciliari a chi ha fatto uno stupro? Maggiore è la gravità dell’atto e maggiore deve essere la sanzione, anche di tipo preventivo.
No, sono talmente furbi – stiamo parlando della Lega, avete presente le facce di questi giureconsulti – che hanno deciso che per lo stupro arresti domiciliari no, carcere obbligatorio; per gli indagati di omicidio e strage invece si possono dare ancora gli arresti domiciliari. Pensate che astuzia, così d’ora in poi lo stupratore saprà che se si limita a violentare la ragazza finisce in galera dritto e filato obbligatoriamente e lo processano dal carcere, se invece la ragazza oltre a stuprarla la elimina anche fisicamente o fa saltare l’intero quartiere con una bomba per cancellare anche le ultime tracce, in quel caso ha ancora speranza di ottenere gli arresti domiciliari.
E’ una legge criminogena perché rende più conveniente per lo stupratore anche l’eliminazione fisica della vittima.
Pensate in che mani è la nostra sicurezza. Passate parola.”