L’informazione di guerra

Atene, scontri al Parlamento

Cosa hanno in comune Islanda, Grecia e Ecuador? Un’economia di guerra.
L’Islanda è fallita, la Grecia è in rivolta e Correa, presidente dell’Ecuador, ha dichiarato il “default” del Paese: i titoli di Stato in scadenza nel 2012 non saranno pagati.
La Grecia è stata oscurata dai media. Non si sa quello che vi succede. Si fa passare una rivoluzione come una manifestazione di ragazzi esagitati, di no global, di anarchici. La Grecia è vicina al fallimento economico e per questo bisogna: “Sopire, troncare.., troncare, sopire“. Il contagio fa paura.
In Italia, la scorsa settimana sono andate deserte due aste di BTP e una terza ha venduto circa un terzo dei titoli. Lo sapevate? Nooooooooooo? Vi capisco, i telegiornali erano troppo occupati a spiegare che sulle Alpi nevica in dicembre e a descrivere la frenetica corsa agli acquisti.
Il mondo è in guerra. Una guerra economica. Non molto diversa da quelle combattute con le armi. L’informazione di guerra serve a rassicurare. Gli alpini stavano per sfondare a Stalingrado e il giorno dopo già attuavano una veloce ritirata strategica verso l’Italia. Questo Stato si regge ormai solo sulle balle. La sua ultima frontiera. Preparate le scarpe da lancio per il 2009.
Caro Beppe,
sono uno studente universitario di Genova che sta facendo l’Erasmus in Islanda, dove ho conosciuto molte persone che vivono e lavorano qui e vedere con i miei occhi come la speculazione finanziaria ha distrutto un Paese che fino allo scorso anno l’ ONU definiva il primo al mondo per benessere. I miliardi di dollari che gli speculatori hanno riversato su questo Paese per anni ad un certo punto si sono interrotti e nel giro di poche settimane le principali banche del Paese sono fallite, la moneta è crollata e l’ inflazione e la disocupazione, prima quasi inesistenti, hanno raggiunto percentuali a due cifre. Parlando con le persone del posto ho scoperto con stupore che questo Paese scandinavo è afflitto dai nostri stessi problemi, una classe dirigente collusa con le banche che invece di tutelare i cittadini cerca di coprire le azioni di chi dilapida i loro risparmi e che non vuole saperne di abbandonare il potere, nemmeno ora che le i cittadini per la prima volta nella storia del Paese scendono in piazza ogni giorno per chiedere le dimissioni del governo che ha portato il Paese in queste condizioni. Ma la notizia che mi ha spinto a scrivere questa lettera è quella apparsa oggi su un piccolo giornale locale dove si parla di un giornalista che ha dovuto licenziarsi perchè dopo aver seguito un inchiesta sulle persone che hanno causato la crisi finanziaria il suo editore ha deciso di pubblicare il suo articolo modificato altrimenti il giornale sarebbe stato fatto chiudere dalle persone che il giornalista denunciava. Nemmeno le notizie dei suicidi che stanno diventando sempre più numerosi possono essere pubblicate
Questa esperienza mi ha fatto capire che nonostante viviamo in Paesi diversi con tradizioni e struture politiche diverse i problemi che affliggono la nostra società sono gli stessi in tutta Europa, il blog ha già rilevanza internazionale, perchè non dedicare spazio anche agli altri Paesi europei? Sono sicuro che le persone e le notizie non mancherebbero e questo contriburebbe a farlo crescere ancora insieme a chi che non si arrende a questo sistema che ci chiede di non credere piu nella giustizia e di diventare come loro, arricchendoci sfruttando e ingannando le persone. Se ho deciso di non essere come loro e di costruire la mia vita combattendo le ingiustizie e aiutando chi difende la verità è anche grazie a tutto quello che ci hai dimostrato in questi anni, prima dalla televisione (ero piccolo, ma mi ricordo quando avevi deciso di andartene a parlare nei teatri pur di non sottometterti a loro) e ora con il blog e le manifestazioni, continua cosi!”.
Federico A.

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