Diffamarne uno per educarne cento


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In Italia la diffamazione paga. E’ una costola della disinformazione. Il bastone da usare contro i nemici e contro gli amici troppo intraprendenti. Una clava nodosa che ha colpito un po’ tutti. Bossi il pazzo che attaccava il mafioso di Arcore nei primi anni ’90. Fini, il giovane in carriera che voleva fare per conto suo, con la nuova compagna messa alla berlina da “Striscia la notizia”. Il giovanotto di belle speranze Azzurro Caltagirone ridotto a una macchietta.
Per i nemici, e qui si intendono per nemici quelli che non si sono fatti comprare, la razione è doppia, tripla, insomma, sempre abbondante. Chi non è in vendita è pericoloso. Non può essere ricattato. E come fai a fidarti di una persona che non puoi ricattare? Ai tempi delle bombe e dei corleonesi li facevi saltare per aria. Una botta e via. Ma allora l’informazione non era del tutto sotto controllo. Erano mezzi crudi, ma inevitabili. La mitragliata a Dalla Chiesa o il tritolo d’importazione militare fatto venire dal continente in via D’Amelio sono ricordi lontani. Le autostrade oggi servono per imporre il pizzo di Stato attraverso la concessionaria di Benetton. Distruggerle quando passa un giudice, come avvenne a Capaci, è un danno economico.
La diffamazione si nutre di fatti (falsi), di giudizi (di parte), di aggettivi per squalificare. La Forleo diventa psicolabile, soprattutto piange. Che garanzie offre un giudice che piange? Una donna debole e fragile? Che abbia ragione è indifferente. Se tocca D’Alema va trasferita, lontano da Milano, a Cremona. De Magistris aveva messo il dito nella piaga del voto di scambio, dei fondi europei spartiti tra criminalità locale e partiti. E’ stato attaccato per il suo protagonismo, accusato di aver violato il codice. E’ stato assolto da ogni accusa e comunque trasferito a Napoli. I politici calabresi sotto inchiesta non sono stati trasferiti. La Calabria è piena di piscine pulite nelle ville del potere e piena di stronzi galleggianti nelle spiagge per i depuratori mai messi in funzione. Con le accuse contro di me si potrebbe riempire una enciclopedia. Il bello è che sono tutte false.
La diffamazione dell’avversario ha anche l’obiettivo di spostare l’attenzione dai MIEI problemi con la giustizia, ai TUOI problemi (inesistenti) con la giustizia. Alla MIA corruzione ai TUOI (inesistenti) abusi. Alla MIA vicinanza con persone condannate per mafia ai TUOI furori giustizialisti. Più sono lercio, più la merda che butto sugli avversari mi rende pulito.
Il Sistema è unito. Repubblica e Emilio Fede non sono diversi. Belpietro e Padellaro sono gemelli siamesi separati dalla nascita e uniti nella difesa del padrone.
Non possiamo andare avanti così. La diffamazione soft e hard va combattuta. E ormai un virus che infetta la mente del Paese. La gente crede a quello che decidono Berlusconi e De Benedetti e i poteri a loro collegati. E’ intossicata.Chiunque si espone per cambiare il Sistema è attaccato dai media con l’assoluta sicurezza dell’impunità. Il massimo che rischia è una multa. Nulla per distruggere una reputazione.
Da oggi è attivo un’indirizzo nel blog dal titolo: “Sputtaniamoli“.
Inserite i falsi articoli, i link e le informazioni sul giornalista che li ha firmati. Ne farò una rubrica fissa sul blog.


Riotta ci spiega Internet
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Scarica "La Settimana" N°31-vol4
del 3 agosto 2008