Gli aquiloni

foto di Mike Agner
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole (*), anzi d’antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno rinati i partiti. Odo nomi primaverili in pieno inverno. E’ l’effetto serra popolare che scalda i posteriori dei segretari di partito.
Topo Gigio Veltroni annuncia il “Partito Democratico”, lo psiconano risponde con il “Partito del Popolo Italiano delle Libertà”, i tre nani rossi dilibertobertinottimussi, insieme a Biancaneve Pecoraro, fondano “La Sinistra l’Arcobaleno”, Storace lieto annuncia “La Destra” (della circonvallazione di Arcore) e Fini usa l’asso nella manica, chiamerà AN “Alleanza per l’Italia“.
Chi non avanza è perduto, chi non cambia nome sarà riconosciuto. Invece di fuggire all’estero o di ritirarsi in campagna i politici si rifanno il look. Hanno capito che qualcosa non funziona, che i cittadini che li insultano per strada non sono troppo contenti del loro operato.
Avvengono anche i miracoli. Sono riapparsi Occhetto e Ingrao, Cossutta e Intini. Se Craxi fosse rimasto in Italia sarebbe candidato a Presidente dl Consiglio bipartisan.
Insieme ai nomi fioriscono le percentuali: chi ha il 35%, chi il 15%, altri il 29%, nessuno va sotto il 10%. Una contabilità elettorale creativa che supera il 100% dei voti, arriva al 200% e oltre. E’ l’ottimismo della volontà di prenderci per il culo.
Per cambiare veramente le cose i nostri dipendenti dovrebbero dotarsi di un nuovo nome e cognome, Pier Ferdinando Casini – Azzurro Caltagirone, Walter Veltroni – Romino Rosa. Lo psiconano potrebbe lanciare un referendum nei suoi tre milioni di gazebo per i suoi quaranta milioni di simpatizzanti tra due nomi a scelta: Licio Mangano o Vittorio Gelli.
Dopo il nome proprio si potrebbe passare alla tintura di capelli, un Fini biondo o un Mastella rosso di vergogna non li riconoscerebbe nessuno. E infine, sotto protezione dei servizi segreti, cambiare il domicilio e i connotati.
Questo sarebbe un vero cambiamento. I cittadini tornerebbero a votare, felici come bambini, “di un’aria d’altro luogo e d’altro mese e d’altra vita”.
(*) Dalla poesia: “L’aquilone” di Giovanni Pascoli

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