Cadaveri trifolati

Nei boschi una volta si andava per funghi e tartufi. Oggi si possono trovare cadaveri sotto una quercia. Sia freschi che stagionati. Va a giornate. I più fortunati li scoprono ancora intatti dentro a sacchi della spazzatura. Non mancano gli spezzatini con il torso in un cespuglio, le gambe in una scarpata e la testa sotterrata sotto un faggio. Qualcuno ha preso sul serio il ritorno alla natura, alla madre Terra.
I fungaioli sono preoccupati che la moda si diffonda. Finché sono due ragazze rumene strangolate o un ragazzo con tre proiettili nel cranio lo possono ancora tollerare, ma se si va oltre? Se si diffonde la moda i boschi saranno sempre più frequentati dagli italiani in cerca di emozioni.
Un cadavere dal vero non è cosa da tutti i giorni. A cena il cadavere è servito ogni sera dalla televisione con abbondanza. Ogni telegiornale ne propone un centinaio. I polizieschi si svolgono ormai all’obitorio, i corpi sezionati sono i veri protagonisti.
Cominciano a comparire cartelli con divieto di scarico di cadaveri nei paesi della Valtellina. Alcune associazioni umanitarie si sono rivolte agli assassini con l’invito: “Dona anche tu un cadavere per gli organi, non disperderlo nei boschi”. In Parlamento se ne parla da un po’. Lo smaltimento dei cadaveri abbandonati da bande di criminali impunite è un potenziale business. Il termovalorizzatore di cadaveri non è un’idea da scartare. Il morto è sempre ecosostenibile e, comunque, non può più votare.

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