L’oro di Prodi

Sono momenti di grande preoccupazione. Le borse crollano. Il Pil non cresce. I dipendenti pubblici, invece, crescono sempre. Gli enti inutili si moltiplicano. Gli stipendi di assessori, deputati e senatori sono nettamente sopra la media europea. Le banche rassicurano. E più rassicurano, più aumenta la nostra preoccupazione. Il valore degli immobili scende, ma la rata del mutui a tasso variabile aumenta. Si paga di più per avere di meno. Le spiagge sono semivuote e gli alberghi semipieni.
E’ stata dichiarata una guerra economica agli italiani. E per vincerla ci vogliono misure straordinarie. Visco, la nostra V2, non basta. Lo hanno sganciato su Valentino Rossi a Londra. Ma sono spiccioli. Chi non paga le tasse non fa più peccato, lo dice Famiglia Cristiana. Dipende quanto paga e per fare cosa. Messa così è un’istigazione, peraltro corretta, all’evasione.
Prodi ha fatto un giro in bicicletta a Predappio. In raccoglimento sulla tomba del Duce ha trovato l’ispirazione. Se Mussolini chiedeva l’oro per la Patria, lui avrebbe chiesto l’oro alla Patria. Avrebbe usato le nostre riserve aurifere per diminuire il debito. Ne ha subito parlato a sua moglie che è rimasta un giorno in silenzio e poi è corsa dallo psichiatra. Nessuno, prima di Prodi, ci aveva pensato e, soprattutto, lo aveva detto.
Se il debito pubblico, come dice la parola stessa, è nostro, lo è anche l’oro. Non è del Governo, è degli italiani. La macchina dello Stato è un catorcio. Nessuna persona sana di mente, se può, vuole averci a che fare. E costa, costa tantissimo. In alcune regioni italiane, nel sud, nel centro, nel nord, è il principale datore di lavoro. Due milioni di dipendenti pubblici in meno, questo deve essere il suo obiettivo, dipendente Prodi. Prenda appunti. L’oro lo lasci dov’è.

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del 6 Agosto 2007