L’informatica di Stato spiegata ai russi

(stima – migliaia di euro)
La storia cialtronesca del portale italia.it, spiegato in dettaglio nel sito scandaloitaliano, è solo la punta dell’iceberg. Se leggete la tabella pubblicata dall’Espresso con centinaia di milioni di euro spesi in tecnologia dall’amministrazione pubblica, arriverete alla conclusione che siamo un popolo di santi, navigatori e informatici falliti.
Chi prende questa valanga di soldi? E a fronte di quali risultati?
Le applicazioni in rete si vedono… e fanno schifo.
Un cittadino russo che ha affrontato la gioiosa macchina da guerra della PA mi ha inviato una lettera che sembra scritta da Franz Kafka.
Spettabile sig. Grillo,
vorrei raccontare della triste esperienza che ho avuto cercando di rinnovare il mio permesso di soggiorno con il nuovo sistema inaugurato circa nove mesi fa. Mi chiamo Ilia T., sono un cittadino russo e vivo e lavoro a Padova come ingegnere informatico ormai da sette anni.
Quest’anno ho dovuto sostituire il mio permesso di soggiorno che doveva scadere a marzo 2007 con il nuovo sistema di rinnovo di documenti per cittadini extra-comunitari che è stato molto ben pubblicizzato dal governo alla fine del 2006. A metà gennaio 2007 ho presentato il KIT di documenti compilati presso un ufficio postale pagando la prestazione di ben 72 euro (quasi cinque volte di più rispetto al vecchio sistema che mi costava 14.62). In cambio dei miei documenti e dei miei soldi ho avuto un pezzo di carta con il codice della mia pratica ed il codice PIN per poter accedere ad un portale WEB elaborato dalle Poste Italiane www.portaleimmigrazione.it.
Ho fatto il mio primo accesso su quel sito già dopo un paio di settimane e sono rimasto spiacevolmente sorpreso trovando che, secondo le Poste, avevo compilato il modulo in maniera scorretta. Per chiarire le cose ho fatto diversi tentativi di chiamare il numero telefonico indicato nel sito, però non ho mai avuto successo fino a metà aprile 2007 quando improvvisamente, chiamando il numero, sono riuscito a parlare con un’operatrice del call–center. La signorina mi ha spiegato che le poste avevano un guasto tecnico, che il mio modulo non ha nessuna anomalia e che tra due settimane avrei trovato sul sito la data di convocazione per la questura.
A metà maggio senza aver ricevuto nessuna data di convocazione ho provato a chiamare di nuovo e ho sentito che i miei documenti erano fermi in un archivio di Stato a Napoli e mi è stato dato il consiglio di andare in questura per accelerare il processo della mia pratica.
Alla questura di Padova mi hanno riferito che non erano in possesso di alcuna informazione riguardante i miei dati e mi hanno consigliato di chiamare ancora il call-center delle Poste Italiane.
Parlando con alcune persone lì in questura ho capito che non sono l’unico ad essere in questa situazione: c’era un’infinità di gente costretta ad aspettare da più di sei mesi per il rilascio di documenti.
Per riassumere: io ho scritto questa lettera la sera del due giugno 2007 quasi sei mesi dopo l’invio dei documenti verso il Ministero degli Interni. Per ottenere questi documenti ho pagato una cifra ben cinque volte superiore rispetto a due anni fa e in più mi tocca anche a pagare ben 17 euro per 210 telefonate fatte al centralino delle Poste Italiane. Quasi tutte queste telefonate sono state eseguite alla segreteria telefonica che tra l’altro non è gratuita.
Ad oggi non ho ancora avuto nessuna data di convocazione da parte della questura e non posso nemmeno dire con precisione dove si trovino i miei documenti: alla posta, a Napoli o in questura di Padova.”
Ilia T.

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del 9 Luglio 2007