Il dossier Telecom

All’assemblea Telecom ho rivolto un appello agli amministratori: di andarsene per il bene del Paese. Non mi hanno ascoltato. Il fascino di stipendi e stock option da milioni di euro non si discute. I responsabili del tracollo del titolo, che sta per sfondare il limite dei due euro e che, solo a metà 2000, ne valeva 14. Della svendita degli immobili a Pirelli RE. Dell’espulsione di decine di migliaia di lavoratori. Sono ancora al loro posto. Si chiamano, tra gli altri, Buora, Pistorio, Ruggiero, Benetton.
Perchè non si sono dimessi? Ma, soprattutto, perchè non li hanno cacciati? E perchè, dopo la vendita a Telefonica, gli spioni Mancini e Tavaroli sono stati messi agli arresti domiciliari? Dopo mesi di carcere, come se nulla fosse successo. Perchè le intercettazioni fatte con la centrale Radar di politici, banchieri e faccendieri assortiti non sono ancora venute fuori? Sono l’assicurazione sulla vita di qualcuno?
Forse Telecom ha reso un servizio al Paese. Ci ha lasciato in eredità la sua putrefazione verbale. Chiedo che le intercettazioni Telecom dei politici diventino pubbliche se riguardano il Paese. Che siano penalmente rilevanti può non interessare. Invece interessa, e molto, se sono politicamente rilevanti. I giudici, se già non lo hanno fatto, le ascoltino fino all’ultima parola.
Se Letta, Casini, Berlusconi, Fassino, D’Alema, Gnutti, Ricucci, Fazio, Fiorani, Coppola, Sacchetti, Consorte, Latorre, Billè, Geronzi, Frasca, Bonsignore, De Bustis, Nattino, Caltagirone sono intercettati mentre discutono tra loro del Corriere della Sera, della BNL e dell’Antonveneta, del futuro del Paese, lo si deve sapere.
I nostri dipendenti non sono stati eletti per fare i banchieri e ridistribuirsi le nostre tasse. E neppure per minacciare i giudici in televisione sulla rete dell’opposizione in prima serata.
Al Senato è in approvazione la legge che impedirà la pubblicazione delle intercettazioni. Farò i nomi di chi la voterà e di chi si opporrà sul blog. Chi la vota intercettato è.