I tempi della giustizia

foto di dariuszka
Viene prima la causa o l’effetto? La risposta a questa domanda è fondamentale. Se si risponde l’effetto si è spacciati. L’Italia è figlia di cause ignote e di effetti indesiderati. Le persone, poche, che denunciano le cause sono considerate, esse stesse, effetti da rimuovere al più presto.
Gli effetti delle cause sono diventati il nostro stile di vita, prodotti di una mancanza di politica sociale, ambientale, economica. I precari sono un effetto, la distruzione dell’ambiente è un effetto, la Borsa italiana è un effetto. Nessuno li mette più in discussione. Gli effetti senza cause sono lo strumento preferito dai poteri istituzionali: Consob, Parlamento, Confindustria. Sono un alibi a prova di bomba.
Travaglio ha denunciato giustamente il bavaglio imposto ai giornalisti con la nuova legge sulle intercettazioni. Ma, anche qui, si parla degli effetti e non delle cause. La pubblicazione delle intercettazioni ha eliminato Consorte, Ricucci, Fazio. Lo stesso risultato si sarebbe ottenuto con un processo veloce, o meglio, normale. La libera informazione, quella poca che c’è, sta facendo da supplente a processi che non hanno più una fine. E se non hanno una fine non hanno un giudizio.
La riforma della Giustizia deve partire da qui: dalla certezza del processo, che non c’è più. Per una banale lite condominiale ci possono volere 18 anni. Per mandare libero e mondo Berlusconi 13 anni. I giudici si erano dimenticati per che cosa dovevano condannarlo… Lui se la cava sempre perchè lo confondono per una causa, invece è solo un effetto collaterale dello sfascio dell’Italia.
Ieri mi è stata comunicata la data del processo di appello chiesto dalla Finivest contro di me, dopo che ha perso in primo grado. Si terrà alle ore 9.00 del 3 giugno del 2010. Ho chiesto se si poteva anticipare, anche perchè il mio avvocato ha una certa età. Mi è stato risposto che faranno qualcosa: forse anticiperanno alle 8.30 del mattino.

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del 30 Aprile 2007