Europa 7: la televisione scomparsa


In Italia c’è una cupola dell’informazione. Si sapeva già, ma ora c’è la certezza: lo dimostra Francesco Di Stefano di Europa 7. Una cupola bipartisan, solida, d’acciaio. Non è più come nella Prima Repubblica con tre canali televisivi che commentavano lo stesso fatto in modo diverso. E poi il cittadino faceva la media. No, ora c’è un monopolio e il cittadino ha la sicurezza del falso. In un certo senso è più garantito.
Seguitemi in questa storia incredibile. Nel 1999 è assegnata a Europa 7 la concessione per trasmettere sul territorio nazionale, che viene revocata a Rete 4. Per legge dopo SEI mesi Europa 7 dovrebbe usare le frequenze di Rete 4. Il governo di CENTROSINISTRA non fa nulla. Fede è rilassato.
Nel 2002 la Corte Costituzionale stabilisce come termine ultimo per la partenza di Europa 7 il 31.12.2003. Puntuale come un conflitto di interessi arriva il decreto Berlusconi il 23.12.2003 che proroga i termini. Il decreto deve però essere firmato dal Presidente della Repubblica Ciampi: che lo firma!
Francesco di Stefano, editore di Europa 7, decide di rivolgersi al Consiglio di Stato: che gli dà ragione. Forte di questa sentenza va alla Corte di Giustizia Europea: che gli dà ragione. Arriviamo al nuovo governo di CENTROSINISTRA. Dopo un’accanita resistenza contro il giudizio della Corte di Giustizia Europea da parte della Commissione Europea condotta da Frattini si giunge all’udienza. Il rappresentante dell’avvocatura dello Stato Italiano si presenta per difendere Rete 4 e la legge Gasparri (è vero, non ci credete, ma è vero). L’Italia viene messa in mora dalla Commissione Europea per la legge Gasparri.
Gentiloni, ministro delle Comunicazioni di nomina rutelliana, non applica la decisione della cortecostituzionaleconsigliodistatocortedigiustiziaeuropea. Anzi, va oltre, e propone un disegno di legge dai tempi lunghi e incerti che, se venisse approvato, lascerebbe le cose come stanno. Per capire come guardate il video. Dura lex, sed retequattro. RESET!

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del 12 Marzo 2007