Pop corn

La pentola a pressione che chiamiamo Italia si sta surriscaldando. Il vapore non può uscire. Lo impediscono i giornalisti. Lo impediscono i politici. Personaggi autoreferenziali e privi di alcun contatto con la realtà. Il cittadino sa, comincia a capire, che la legge non lo tutela. Senza legge deve fare da sé, o rassegnarsi fino a quando è possibile. Sa che la legge è di classe. Non è per tutti.
In mancanza di protezione gli italiani si arrangiano. Bruciano campi nomadi. Paralizzano la città con cortei spontanei contro la base di Vicenza, contro la criminalità tutelata a norma di legge. Interi condomini scendono in strada a picchiare gli spacciatori.
Pop corn che esplodono qui e là. Prima di farlo tutti insieme. E quando, quelle rarissime volte, i diritti vengono riconosciuti è solo una beffa. Uno scherzo. Come per le ricariche telefoniche prima abolite e ora forse. Come per i contributi agli inceneritori prima aboliti ed ora col c…o. Come per le promesse di eliminazione delle leggi ad personam e del conflitto di interessi in campagna elettorale.
Lo Stato si è fatto impunità. E’ Previti in Parlamento. Sono Vito e Pomicino in commissione Antimafia. E stipendi e bonus pazzeschi ai parlamentari. E sindaci e assessori che non consultano neppure i cittadini.
I pop corn ora sono un po’ straniti, confusi, disorientati. Ancora pochi. Se la prendono con gli effetti e non con le cause. Con i più poveri. Con gli ultimi della scala sociale. Quando capiranno che non serve a nulla. Che è tempo perso. Che sbagliano bersaglio. Allora la pentola salterà e molti dovranno diventare latitanti dal mattino alla sera.