Le parole di Don Abbondio

Parole nuove. Non sentite il bisogno di parole nuove? Non siete stanchi di Ponte sullo Stretto, di Tav, di Mastella, di D’Alema, dell’Alitalia che fallisce tra sei mesi ogni sei mesi, dell’uso politico del referendum, delle grandi opere, dell’Anas, dei cantieri fermi, di Tronchetti, di Benetton, delle intercettazioni, delle leggi per proibire le intercettazioni, del deficit pubblico, del conflitto di interessi, della riforma radiotelevisiva, delle Authority senza uno straccio di autorità, dei nomi dei politici che a cinquant’anni sono giovani e a settanta sono in piena carriera, di Scaroni, dei monopoli privatizzati con la benedizione dei poteri forti e del salotto marcio.
Parole, le stesse parole. Le stesse facce. Gli stessi giornalisti con le stesse interviste. Un incubo quotidiano.
Questo governo aveva la possibilità di usare parole nuove, di rianimare il Paese. Di lanciare un urlo. Le parole vivono di vita propria, creano speranza, diventano realtà. Muovono le persone.
Nuove parole, prodifassinodalemarutellibertinottipecorarodipietrodiliberto prendete in mano un vocabolario della lingua italiana. Cercate le parole, quelle che non usate mai e gridatele. Per una volta un atto di coraggio. C’è bisogno di aria pura, non di inseguire l’elefante. Alcuni mi dicono che quando lo incontrate in Parlamento ve la fate sotto. Maledetti, non è per questo che siete stati votati. Non per diventare escrementi elefantizi conto terzi. Altrimenti come si spiegherebbe la nomina di Mastella, noto giurista e grande innovatore. Le Procure non hanno la carta e i fax e lui, conto terzi, si indigna per le telefonate di quattro delinquenti e non spende una parola per i 25 ragazzi incarcerati senza processo da tre mesi a San Vittore. Parole nuove. Anche in questo referendum, per farsi votare, si va al rilancio, a chi taglia più deputati. Ma ci prendete per fessi? Altro che qualche centinaio di deputati bisogna tagliare. Abbiamo settecentomila impiegati dello Stato in eccesso e intere Regioni italiane che vivono di sussistenza grazie alle mafie che governano al posto dello Stato, con lo Stato, e impediscono ogni sviluppo. Stiamo parlando di decine di milioni di persone assistite. Parole nuove Prodi, parole nuove. Il Paese, quello che vedo nelle piazze piene con gli asssessorini comunaliprovincialiregionali chiusi negli uffici a spiare dietro le persiane, questo Paese ha bisogno di coraggio, di felicità, di sfide, di innovazione, di interventi immediati, duri, senza sconti contro i monopoli dei media, delle telecomunicazioni (Gentiloni sei ancora lì o ti sei già dimesso?), delle autostradeautogrill, dell’elettricità. Del rilancio delle università e della Ricerca. Di gesti importanti e simbolici come la nomina a consulenti del Governo di persone di fama internazionale, le poche che abbiamo, i Rubbia, i Piano.
Senza parole nuove questo Governo non durerà. Abbiamo scelto il meno peggio, non la fotocopia.