Doppioquinto e triplo organo

Ora che abbiamo indebitato l’Italia con uno dei più imponenti debiti pubblici del mondo, dobbiamo indebitare gli italiani. La via del debito individuale, famigliare, aziendale è la vera sfida degli italiani verso il loro futuro. Più si indebitano, più rischiano di diventare pezzenti. Siamo il Paese di “Carpe Diem”, di “Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”, della Divina Provvidenza e degli imprenditori che vantano in pubblico la solidità del loro debito. Ma il problema è che gli italiani sono già indebitati e l’unica possibilità che gli resta è di indebitarsi ancora di più. Debito su debito.
Oggi c’è il doppioquinto, una geniale proposta che supera i limiti della cessione del quinto dello stipendio per attivare un prestito. Suona anche bene, è puro marketing. Doppioquinto. Bello.
E poi c’è il finanziamento del finanziamento. Se non hai più soldi per pagare le rate del prestito, sei rifinanziato, anche per una cifra superiore. Se hai un cappio al collo, te ne offrono un altro, un po’ più stretto. Il futuro sarà la cessione del triplo organo, renetesticolopolmone (comunque te ne rimane sempre uno) per saldare in via definitiva il debito. O lo strozzino di quartiere, che se proprio va male, si potrà pagare in natura con mogli e sorelle. Ma vuoi mettere la soddisfazione di una vacanza esotica o della macchina nuova? Non c’è confronto.
Il debito è una promessa e ogni promessa è debito. I cartelloni e le pubblicità sono pieni di promesse delle banche e delle finanziarie, ma l’istigazione alla povertà non dovrebbe essere un reato? Lucrare sull’indebitamento delle famiglie per futili motivi non è pubblicità ingannevole? Il superfluo diventa necessario, il risparmio diventa debito, le banche si ingrassano, ma il tenore di vita è salvo.