L’Italia disconnessa

Il tronchetto dell’infelicità ha scritto a 85.000 dipendenti una lettera che inizia così:
Care colleghe e cari colleghi, da qualche tempo un gruppo editoriale mostra un persistente accanimento contro la nostra azienda accusandola di presunte attività illecite, quali intercettazioni, creazioni di “dossier” e schedature di clienti.”
Il gruppo editoriale per chi non lo sapesse è “L’espresso” e, sempre per chi non lo sapesse, un giudice di Milano ha firmato un’ordinanza secondo cui Telecom utilizza illegalmente dati sugli ex clienti.
Ma questa è una lunga storia su cui ritornerò.
Per ora il tronchetto dovrebbe prendere carta e penna e scrivere, oltre che ai suoi “colleghi”, anche ai suoi “clienti” (sempre meno numerosi) per dare spiegazioni a lettere come questa.
“Scrivo per segnalare l’ennesimo esempio di come in Italia il concetto di concorrenza e liberalizzazione dei servizi sia una mera utopia.
Abito in un piccolo comune della provincia di Ravenna, ed essendo un utente abituale del web ho fatto domanda per l’ADSL: risultato, il mio comune (come tanti altri), non è coperto dal servizio. In seguito alle numerose richieste di cittadini ed aziende private, l’amministrazione del comune si è attivata, promuovendo una raccolta firme da presentare alla Telecom, che ha “preso atto” delle firme stesse, rifiutando comunque la fornitura dell’ADSL senza altra spiegazione. In seguito, grazie soprattutto all’interessamento di due ditte operanti anche in campo internazionale site nel mio comune, è stato possibile ottenere un incontro con un rappresentante della Telecom: durante tale incontro, è stata espressa da parte degli amministratori delle due ditte la volontà di accollarsi per intero le spese di costruzione delle centraline di ripetizione del segnale, la cui assenza era stata fino a quel momento indicata come motivo dell’impossibilità di fornitura dell’ADSL. Dinanzi a tale offerta il rappresentante di Telecom ha svelato l’incredibile retroscena: come molti sanno, il segnale ADSL e quello analogico viaggiano in contemporanea sullo stesso cavo, ma a frequenze diverse. Su uno stesso cavo, quindi, sono disponibili due “bande” di segnale, di cui una viene occupata dal normale traffico telefonico ed una riservata alle connessioni ADSL. Quello che pochi sanno è che la singola “banda” di ogni cavo copre fino a 700 numeri telefonici. A detta del rappresentante di Telecom, nel mio comune, quando è stata superata la soglia dei 700 numeri la Telecom, per risparmiare, anziché installare un secondo cavo, ha preferito codificare i successivi numeri a più alta frequenza, facendoli viaggiare sul medesimo cavo.
In parole povere, l’ADSL non c’è (e non ci può essere) per il semplice fatto che la Telecom ha occupato entrambe le “bande” per il normale traffico telefonico. Questo significa che, ovviamente, anche le altre compagnie (Tiscali, Infostrada, ecc) non possono a loro volta offrire il servizio, per il semplice fatto che la Telecom non può affittare la “banda” preposta all’ADSL. La stessa situazione è poi risultata anche in molti altri comuni della provincia.
In conclusione, trovo ridicolo (ed anche offensivo) che nel 2006, quando ormai in buona parte dell’Italia si sta diffondendo la fibra ottica, interi paesi siano costretti a viaggiare a 56k (o al massimo a 128k con l’ISDN) per colpa di una vergognosa “scelta tecnica” (così l’ha chiamata il sopraccitato rappresentante Telecom) della nostra benemerita compagnia ex nazionale di telefonia, che occupa (suppongo legalmente purtroppo) entrambe le “bande” dei cavi telefonici, impedendo inoltre alle compagnie rivali di offrire i propri servizi, in spregio a qualsivoglia legge sulla libera concorrenza, ma soprattutto alle esigenze dei cittadini e delle ditte.
Grazie dell’attenzione.” R.C.
Ps: Chiedo alle due ditte che hanno assistito il comune in provincia di Ravenna di contattarmi per offrire, attraverso il blog, anche a tutti gli altri piccoli comuni italiani la costruzione gratuita delle centraline di ripetizione del segnale.