Abusivismo di necessità e di condono

A Ischia una famiglia è rimasta sepolta dal crollo di una casa costruita abusivamente e in attesa di condono.
La casa era contigua alla zona detta “R4” (definizione che segnala le aree ad alto rischio per le popolazioni). Il sindaco locale davanti alla contestazione dell’abusivismo, lo ha definito “abusivismo di necessità“. Dall’alto Ischia sembra una periferia urbana. Ma chi l’ha ridotta così e chi consente questo stato di cose in tutt’Italia? I sindaci che chiudono gli occhi, i condoni che umiliano i cittadini onesti?
Una risposta può venire da questa lettera che ho ricevuto da un cittadino campano.
Salve Sig. Grillo,
forse ciò che le sto scrivendo non è di interesse comune, ma lo faccio per pur mio sfogo e testimonianza di quello che sono le regole nel nostro Paese.
Veda, nel 1997 sono stato spinto e incoraggiato da un costruttore “Amico”, ad edificare, nel terreno di proprietà di mio nonno alle falde del Vesuvio, un palazzotto per me e mio cognato (trattasi di due appartamenti, pian terreno e un piano con garage e terrazzo), con i risparmi accumulati da me e consorte in dieci anni di un felice e ancor duraturo matrimonio.
Eravamo consapevoli del reato che stavamo commettendo, ma ancor più consapevoli di quello che vedevamo e sentivamo dire dal nostro consulente legale e dalle varie notizie che circolavano in quel territorio, cioè, frasi come “..tanto non potranno mai abbattere un edificio con bambini e persone che vi abitano, non è mai successo…” e ancora “..vedi quante altre case vi sono nella zona è sono tutte abusive…”, oppure “.. al massimo te la cavi con qualche verbale da pagare …”, l’ultima è stata “.. tanto fra un po’ esce il condono..”(condono voluto da Berlusconi nel mese di settembre, che sfiga).
La palazzina l’abbiamo occupata nel Gennaio del 1998, non ancora ultimata, in quella casa vi è nato il mio secondo bambino, una casa molto modesta 75Mq, non una villa.
Abbiamo trascorso 5 anni della nostra vita, interrotti il 3 Aprile del 2003 (giorno del nostro Anniversario di Matrimonio) da un Magistrato che bussa alla nostra porta e ci comunica che dobbiamo evacuare il fabbricato entro la mattina seguente perché dovevano procedere all’abbattimento dello stesso.
Contattato il nostro legale, non abbiamo avuto nessuna risposta positiva, anzi ci ha consigliato di non opporre resistenza altrimenti saremmo stati anche denunciati.
Ho dovuto svuotare l’appartamento in fretta e furia, aiutato dai miei amici e dai familiari, per salvare il possibile.
E la prima volta che ho raccontato bugie ai miei bambini, per non fargli capire ciò che stesse succedendo, ma ancora ad oggi mi chiedono perché abbiamo lasciato la nostra casa, e io non so cosa dire, forse continuerò a mentire fin quando saranno abbastanza grandi da capire.
Ho visto demolire ciò che ho costruito con i miei sacrifici, senza oppormi.
So di essere nel torto, ho infranto le regole di questa società ed è giusto che paghi, ma ….
La legge non e uguale per tutti???? È una domanda che rivolgo a me stesso ogni volta che vedo nel mio territorio case che nascono, le vedi spuntare all’improvviso, non vi dico dopo il condono sono triplicate, se è un territorio vincolato perché non vanno giù come la mia?? Io non voglio il male di nessuno, anzi quello che io ho subito non lo auguro a nessuno nemmeno al mio peggior nemico, ma se esistono delle regole devono essere fatte rispettare da tutti.
Questa è una società per i forti, i deboli vengono schiacciati, ed io mi sento un debole e spero che i miei figli avranno un futuro migliore.
Ora cerco di guardare avanti e lasciarmi tutto dietro, ho due bambini da crescere, meglio esser sereni per ricominciare a vivere.
Mi scuso per aver scelto lei, e averle fatto perdere del tempo nel leggere questa mia lettera di sfogo, ma ritengo che lei è una persona molto sincera e schietta nel dire ciò che pensa e ciò che pensano tutte le persone che seguono questo Blog, e spero che qualche politico si svegli e faccia delle buone cose per questo Paese che permetterà ai nostri figli un futuro migliore.
Saluti.” P.