Il sagace Cossiga

Cossiga nasce a Sassari in una torrida giornata di luglio. E’ un bambino precoce e sagace. In una gara in bicicletta si fa tagliare la strada dai suoi compagni di liceo e si rompe una gamba. Un errore che non commetterà mai più in vita sua. Per vendicarsi si laurea con quattro anni di anticipo, diventa professore di diritto costituzionale, e li boccia tutti senza pietà.
Enrico Berlinguer, suo cugino, però gli ruba sempre la scena. Dopo un colloquio privato con Mariano Rumor si schiera per reazione con la Democrazia Cristiana. Dà subito prova di spirito indomito e pugnace: nelle elezioni del 1948 si barrica nella sede della Dc di Sassari con mitra Sten e bombe a mano per difendersi dai comunisti. Che però lo ignorano come faranno in futuro. Di questo non si darà mai pace.
Decide sagacemente di scalare le istituzioni per difenderle dai sovversivi. Appassionato di soldatini, di bandiere e di divise militari fonda una piccola gladio personale. Roso dalla sagacia si presenta a Roma per diventare “il più giovane” sottosegretario, ministro, presidente del consiglio, presidente del Senato e presidente della Repubblica.
Gli rimane sempre dentro il dubbio di non essere apprezzato per la sua sagacia. I giornali lo sfidano apertamente definendolo “signor nessuno” durante la sua permanenza al Quirinale. Lui raccoglie la sfida e staffila, piccona ed esterna. I partiti cercano di farlo ricoverare in una casa di cura e nominano una commissione di cinque saggi sul caso Gladio, in realtà formata da psichiatri in incognito per farlo internare. La testimonianza di Andreotti, che garantisce per lui alla Camera, lo salva dal manicomio. Lo nomina per riconoscenza senatore a vita e si dimette subito dopo da presidente della Repubblica.
Lo aiuta Massimo D’Alema con cui era nata un’amicizia legata alla comune conoscenza dei servizi segreti e ad una sagacia senza limiti. Trova così un posto da redattore all’Unità. La sua sagacia si abbatte anche su Berlusconi quando rivela che se lui morisse il Polo non esisterebbe più. Berlusconi prende atto e assume 16 guardie del corpo. Dopo una breve assenza dalla ribalta per indisposizione da frutti di mare, Cossiga, sagacemente, sta proponendo Massimo D’Alema, da lui infiltrato nella Fgci nel 1963, a presidente della Repubblica, per patriottismo e anche per coerenza con sé stesso.