…e poi, non ne rimase nessuno

Pubblico questa lettera di Marco Travaglio sui Partiti Puliti:

“Caro Beppe,
mi corre l’obbligo di informarti che devi cancellare la Rosa nel Pugno dall’elenco, già peraltro esiguo, dei partiti che non candidano condannati alle elezioni del 9 – 10 aprile. Ho dato un’occhiata alle liste del Piemonte dove voto (non oso immaginare le altre regioni) e vi ho trovato due vecchie conoscenze di Tangentopoli.
Un socialista condannato alla Camera e un altro, in omaggio alla par condicio, al Senato. Alla Camera è candidato Beppe Garesio, già brillante braccio destro di Giusy La Ganga: come il suo maestro (attualmente nella Margherita), anche Garesio ha patteggiato 8 mesi di reclusione per finanziamento illecito a proposito delle tangenti che gli versava la Fiat nell’ambito degli appalti per le discariche e che lui stesso confessò alla Procura di Torino.
Al Senato si presenta l’ex presidente della Provincia di Torino Sergio Luigi Ricca, anche lui ex-Psi, che nei primi anni 90 fu preso con le mani nel sacco di una brutta quanto miserevole vicenda di mazzette, scampò all’arresto solo per un grave incidente stradale, dovette dimettersi facendo cadere la giunta e alla fine patteggiò poi la pena per finanziamento illecito. Le tangenti erano per i contratti di assicurazione (a costi gonfiati) degli stabili di proprietà provinciale. Fu lo stesso Ricca a confermare ai giudici di aver ricevuto 120 milioni di lire in contanti da un agente dell’Ina-Assitalia, e di averne poi girata la metà a due esponenti del Psi: Giusy La Ganga e Ivan Grotto. Per patteggiare la pena, i tre imputati dovettero restituire il maltolto. E tutti i membri della giunta, Ricca compreso, si autotassarono per aiutare il “povero” ex assessore Grotto a risarcire i suoi 10 milioni.
Non mi pare il caso, per motivi di brevità, di aggiungere anche i prescritti. Fra questi comunque ti segnalo il leggendario ministro Salvo Andò, assolto a Catania nel processo per voto di scambio con il clan Santapaola, ma salvato dalla prescrizione in quello per le tangenti sul Centro fieristico. Ora, per fare onore al suo nome e soprattutto al suo cognome, rientra trionfalmente in politica con la Rosa nel Pugno. Salvo Andò e Tornò.”
Marco Travaglio