Il bambino di Minsk

cattedrale di Minsk
Ho riassunto una lunga lettera di Alberto.
La pubblico per dargli voce, nella speranza che il suo piccolo “biondo” lo raggiunga presto in Italia.
Carissimo Beppe,
mi chiamo Alberto, ho 47 anni, faccio il giornalista e lavoro alla Gazzetta di Mantova. Come hai detto tu il 13 settembre 2003 a Casalromano “i comici li ascoltano, gli ingegneri no”. Premesso che non ti considero solamente un comico, provo a spiegarti qual è la ragione di questa lettera aperta.
Insieme a mia moglie formo una delle 600 famiglie italiane che hanno avviato una pratica di adozione per un bambino proveniente dalla Bielorussia, non c’è bisogno che ti dica cos’è accaduto da quelle parti giusto 20 anni fa…
L’Italia è il principale Paese al mondo che ospita i bambini di Chernobyl, circa 30.000 ogni anno. Dall’ottobre 2004 le pratiche di adozione sono bloccate per le nuove regole imposte dal governo bielorusso che tende ad azzerare le adozioni internazionali.
Dopo lunghe ed estenuanti trattative il 12 dicembre 2005 a Minsk il Ministro dell’Istruzione Radkov ed il Centro adozioni di Belarus hanno siglato un protocollo nel quale veniva annunciato che la Bielorussia si impegnava a valutare le 150 pratiche inviate dall’Italia prima dell’ottobre 2004 nel prioritario interesse del minore e comunque “entro l’1 marzo 2006”.
Oggi è il 7 marzo e, anche grazie all’immobilismo del governo, è stata concessa una sola adozione per una bambina con seri problemi di salute e che necessita di cure costanti. Delle altre 149 famiglie che avevano completato il loro percorso, 13 hanno rinunciato e 136 si trovano in lista di attesa.
Io faccio parte delle altre 450 coppie di sconsiderati che hanno deciso di avviare le pratiche per ospitare un bambino bielorusso.
Il “mio” è un biondo che martedì compirà 10 anni
, mi chiama papà e chiama mia moglie mamma, tu puoi capire come ci si sente quando ti chiamano così.
Il bambino è stato fino a 24 mesi con la donna che l’aveva generato assieme ad un ubriaco come lei: dormivano per strada, lei beveva, lui era denutrito e prendeva la scabbia. Una sera del 1998 lei decise di lasciarlo davanti all’entrata di un internato. Per lui c’erano solo dosi inumane di freddo e un po’ di “smetana”… Hai presente la panna acida che nelle latterie sociali italiane non tengono da parte nemmeno come scarto di lavorazione? Era quello il suo menù.
Non ti tedio oltre col racconto personale, è tempo che ti dica cosa chiediamo io e tutte le famiglie che ospitano e sperano di adottare questi bambini che là hanno meno cibo, meno aria, meno affetti e meno futuro: nei tuoi spettacoli, sul tuo blog segnala questo dramma vero, chiedi tu a qualcuno a Roma e a Bruxelles di muoversi.
In questi mesi solo grazie al Coordinamento nazionale delle famiglie (www.adozionibielorussia.org) e all’onorevole Piero Ruzzante dei Ds (puntualmente però non ricandidato dopo due mandati: bisognava far posto a Bassanini e ad altri) si sono tenuti i contatti con la Bielorussia, nel silenzio dei vertici della Commissione adozioni.
Siamo anche andati a Roma in un migliaio, in novembre, davanti al “muro dei dispiaceri” che c’è di fronte a Palazzo Chigi. Siamo andati vestiti da fantasmi perchè come genitori siamo fantasmi, valiamo meno di zero.
Mi auguro che tu possa dire una parola a nostro favore per non farci sentire dei pazzi furiosi e per continuare a sperare, per far sì che chi di dovere (Ambasciate, Ministeri e politici vari) faccia ripartire in modo serio l’iter delle pratiche di adozione anche grazie ad una presenza costante e vera a Minsk dei funzionari della nostra Commissione per far rispettare il protocollo.
O è stato tutto un sogno e la buonanotte dobbiamo continuare a darla guardando una foto?”
Alberto Fortunati – Porto Mantovano – Italia