La guerra dei media

Wikipedia, la più grande enciclopedia del mondo, ha oscurato il Congresso degli Stati Uniti.
Gli ha bannato l’IP.
Lo ha fatto per evitare che i senatori rimuovessero informazioni sgradite che li riguardavano.
Marty Meehan, un senatore repubblicano, si è distinto in questa guerra moderna contro l’informazione, detta anche “edit war“.
Per sei mesi ha utilizzato il suo staff e le linee del Senato (tutti soldi pubblici), per cancellare notizie, come la promessa (non mantenuta) di lasciare l’incarico dopo otto anni e la spesa per la sua campagna elettorale, superiore ad ogni altro senatore.
Wikipedia non è la verità, ma ci si avvicina molto. E più si avvicina più è attaccata.
Oggi è al 19° posto nel mondo per numero di visite e ha tre milioni di articoli, è sei volte più grande dell’Enciclopedia Britannica.
La settimana scorsa la Cina ha oscurato Wikipedia per motivi politici; la Guardia di Finanza (su richiesta di SKY) ha chiesto ai provider italiani di oscurare la Cina per impedire la visione di partite di calcio di serie A su Internet; il Giappone ha proibito ai suoi atleti di aggiornare i loro blog nel periodo olimpico per non danneggiare i media giapponesi.
La censura è l’unico strumento rimasto a questa economipoliticainformazione palelolitica.
Ridotta a un gruppo arrancante di intermediari senza valore aggiunto. Che intercettano soldi, rappresentanza e verità.

Ma quanto potranno andare avanti?
Ormai gli sono rimasti solo le balle e la censura.