Gli estremisti di buon senso

In campagna elettorale la verità è una “buona cosa di pessimo gusto” e chi la dice è un estremista.
Estremisti come Ferrando, che ha detto sull’Iraq e sulla Palestina cose che pensano molti italiani, e Luxuria che non mente su sé stessa.
Ferrando e Luxuria sono estremisti di buon senso.
E’ un rovesciamento delle parti.
Il politico moderato, privo di senso comune, avalla taviraqleggeelettoraletruffaleggiadpersonamnopacs – pontesullostrettocondannatiinparlamento.
L’estremista invece non tollera il ritorno dei mostriviventi pomicinodemitacraxijuniordemichelismartelli, vuole il ritiro delle truppe dall’Iraq, vuole abolire il precariato introdotto dalla legge Biagi, vuole il riconoscimento delle coppie di fatto senza discriminazione di sesso, spera che Ruini preghi di più e esterni di meno e tante altre cose che vogliono ormai molti italiani.
Il moderato è diventato estremista e dà dell’estremista al moderato.
E se l’estremista di buon senso protesta viene eliminato con moderazione.

Il moderato pratica la censura, decide lui cosa è giusto per i cittadini, manganella i sindaci in Val di Susa, mente (ma per il bene degli elettori), comanda ancora prima di essere eletto.
Il moderato soprattutto si indigna: la verità lo offende.
E chiama l’estremista di buon senso con nomi infamanti come: no global, giustizialista, trotskista.
Il moderato parla con i moderati, legge i giornali moderati, partecipa alle trasmissioni moderate.
Vota leggi che condonano, prescrivono, assolvono, ma con grande moderazione.
E vive nel suo mondo moderato provando un piacere da veri moderati: il piacere della disonestà.