Marco Antonio Fassino

Cesare Salvi dei Ds ha detto in un’intervista alla Stampa:

Giornalista: “Qualcuno, come D’Alema e altri, ha detto che non si poteva considerare la finanza rossa come figlia di un dio minore, che c’era del razzismo “finanziario” “.
Salvi: “Certo, ma non si può fare con Consorte e l’Unipol. E’stato un errore politico pensare di poter competere su quel terreno e qualcuno dovrà renderne conto…”
E ha aggiunto:
“…Ora noi dobbiamo dimostrare rigore e fermezza giorno dopo giorno, altrimenti passerà la cultura di chi pensa che siamo tutti uguali e non val la pena di andare a votare…”

Delle due l’una: su Consorte D’Alema sapeva e ha taciuto (e non lo credo) o non sapeva.
Nel secondo caso ha fatto un grave errore politico a sostenere Consorte e la sua scalata alla BNL.

Delle due l’una: su Fiorani D’Alema sapeva e ha taciuto (e non lo credo) o non sapeva.
Nel secondo caso è stato sfortunato ed anche un po’ cocciuto, dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche tra Fiorani e Fazio lo scorso luglio, a voler mantenere un mutuo, presso la BPI, di 8.000 euro mensili per pagare le rate della sua barca Ikarus II.

Se la base dei Ds è quella rappresentata dalle famiglie nei suoi cartelloni pubblicitari, non credo che si possa riconoscere in D’Alema e volerlo come suo presidente.
Fassino, tira fuori i globuli rossi, fai pulizia e appellati alla base con un discorso per celebrare il funerale politico di Massimo D’Alema e, visto che ci sei, anche di Violante:

Italiani, amici, miei compatrioti,
vogliate darmi orecchio.
Io sono qui per dare sepoltura
a Massimo D’Alema, non già a farne le lodi.
Il male fatto sopravvive agli uomini,
il bene è spesso con le loro ossa
sepolto; e così sia anche di Massimo.
V’ha detto il nobile Consorte che Massimo
era uomo ambizioso di potere:
se tale era, fu certo grave colpa,
ed egli gravemente l’ha scontata.
Qui, col consenso di Consorte e degli altri (1)
– ché Consorte è uom d’onore,
come lo sono con lui gli altri –
io vengo innanzi a voi a celebrare
di Massimo le esequie. Ei mi fu amico,
sempre stato con me giusto e leale;
ma Consorte dice ch’egli era ambizioso,
e Consorte è certamente uom d’onore.
Ha addotto a Roma molti finanzieri, (2)
Massimo, e il lor operato ha rimpinzato
le casse dell’erario: sembrò questo
in Massimo ambizione di potere?
Quando i poveri han pianto,
Massimo ha lacrimato: l’ambizione
è fatta, credo, di più dura stoffa;
ma Consorte dice ch’egli fu ambizioso,
e Consorte è uom d’onore.
Al Congresso – tutti avete visto –
per tre volte gli offersi la corona
e per tre volte lui la rifiutò.
Era ambizione di potere, questa?
Ma Consorte dice ch’egli fu ambizioso,
e, certamente, Consorte è uom d’onore.
Non sto parlando, no,
per contraddire a ciò che ha detto Consorte:
son qui per dire quel che so di Massimo.
Tutti lo amaste, e non senza cagione,
un tempo… Qual cagione vi trattiene
allora dal compiangerlo? O senno,
ti sei andato dunque a rifugiare
nel cervello degli animali bruti,
e gli uomini han perduto la ragione?
Scusatemi… il mio cuore giace là
nella bara con Massimo D’Alema,
e mi debbo interromper di parlare
fin quando non mi sia tornato in petto”.

(1) Sacchetti, Ricucci, Fiorani
(2) Gnutti, Colaninno, Consorte e altri per la privatizzazione di Telecom Italia

Ps: L’orazione funebre di Marco Antonio dal “Giulio Cesare” di W. Shakespeare è tratta da: www.liberliber.it