La via italiana all’ipoteca

L’Alitalia sta negoziando un’ipoteca di 485 milioni di dollari sui suoi aerei con una finanziaria statunitense.
Vi ricordate il piano di rilancio dello scorso anno?
Quello che vide la partecipazione attiva del ministro Maroni insieme alle tasse dei cittadini italiani servite a tenere in vita la compagnia?
Beh, non deve essere servito a molto, ma i nostri soldi dovrebbero restituirceli.
Non c’è scritto da nessuna parte che si debbano pagare le tasse per i debiti dell’ Alitalia.
L’ipoteca comunque non basta, è necessario anche un aumento di capitale di 1,2 miliardi di euro forniti da Banca Intesa (ma i suoi correntisti lo sanno?) e da Deutsche Bank.

Comunque non lamentiamoci troppo, la finanza creativa di questo governo ha prodotto un’iniziativa di avanguardia: l’ipoteca.
Potremmo ipotecare case, monumenti, ministeri, auto blu, tutto il demanio dello Stato, il Colosseo, il Duomo di Milano, la Torre di Pisa, le spiagge, le strade statali, le caserme dei carabinieri e i tribunali.
Ci arricchiremmo senza fare rinunce.

Ma qual é il nostro bene più prezioso? Quello che il governo incrementa giorno dopo giorno tenendo fede alla parola data ai suoi elettori?
E’ il debito pubblico!

Un debito come il nostro ce l’hanno in pochi. Vogliamo lasciarlo lì e non sfruttarlo?
Ipotechiamolo. Metti che ci diano anche solo il 20/30% (ed è poco) e risaniamo l’Italia.

Se poi gli investitori fossero troppo diffidenti e non volessero concederci un’ipoteca, il governo potrebbe comunque cedere il credito del debito pubblico a qualche organizzazione criminale di livello internazionale che, in futuro, potrebbe rivalersi con comodo sui cittadini italiani.

Però, a me che sono solo un comico, viene un dubbio: se per salvare l’Alitalia bisogna ipotecare la sua flotta, e se si tagliano del 40% i contributi per gli artisti, dove li trovano i 3,88 miliardi di euro per il ponte di Messina?
Forse nella banca della Lega, quella salvata da Fiorani?