Giornalismo giudiziario

Finalmente una buona notizia, spesi 180 mila euro di soldi pubblici per informare i cittadini.

La cosa stupefacente è che ad informare su un processo a carico della Fininvest, che averrà il 28 ottobre 2005 con 14 indagati tra i quali Berlusconi e Confalonieri, sia un giudice e non un giornalista.

E lo fa attraverso quattro pagine sul Corriere della Sera pagate 180.000 euro per informare le migliaia di parti lese che dovranno presentarsi al processo (anche il Corriere della Sera, se lo si paga, dice cose vere).

E’ nata una nuova figura, il giudice giornalista.

E i commenti degli altri giornali non sono stati di sostanza, come, ad esempio, che tipo di processo sia, che caratteristiche abbia, perchè si debba fare. No, erano pieni di interviste fatte a dei fantasmi governativi che esprimevano sdegno, follia, scandalo e sperpero di denaro pubblico.

La cosa più bella l’ho letta su la Repubblica.
Uno di questi fantasmi ha detto: una cosa cosentita dalla legge non vuol dire che sia necessaria. Potevano essere utilizzati altri mezzi per notificare il processo alle migliaia di parti lese (alcune delle quali irrintracciabili – ndr).

Ma quali altri mezzi? Un ufficiale giudiziario a casa di migliaia di persone per informare tutti? Rischiando così di mandare in prescrizione il reato, come è successo nella causa Fininvest All Iberian.

Un grazie al giudice Paparella, che in passato assolse Berlusconi per il processo di Villa Macherio (Berlusconi di lui disse: “Finalmente ho trovato un giudice a Berlino”), per aver speso bene anche la mia parte di denaro pubblico.

P.S. Per riavere indietro i soldi spesi è sufficiente condannarli; le spese verranno addebitate come spese processuali.