Reddito di cittadinanza, una misura di civiltà

di Luigi Di Maio

Sono giorni in cui si parla tanto di lotta alla povertà. Ieri mattina a Milano abbiamo fatto visita all’associazione “Pane Quotidiano”, che si occupa di sostegno alle fasce più povere della nostra società. Il Presidente dell’associazione ci ha detto che il 70% delle persone che assistono ogni giorno sono pensionati che ricevono ogni mese una somma così bassa da non riuscire nemmeno a comprare da mangiare. Assurdo!

In Italia ci sono oltre 10 milioni di poveri e la misura che proponiamo da anni per affrontare seriamente questo problema è il reddito di cittadinanza. Costa 17 miliardi di euro, di cui 14 servono proprio ad aiutare chi vive sotto la soglia di povertà a trovare un lavoro e non a prendere soldi senza fare nulla. Sono anni che parliamo di questa misura, il primo dei 20 punti che abbiamo presentato agli italiani nel 2013. Adesso a pochi giorni dal voto per le politiche, quelli che hanno sempre remato contro questa misura di civiltà improvvisamente ci copiano.

Ci fa piacere, per esempio, che anche Berlusconi l’abbia scoperto. Per cinque anni i suoi hanno votato contro la nostra proposta in Parlamento e ora in campagna elettorale cominciano a parlare di reddito di dignità, che è un modo gentile per dire che ci hanno copiato il reddito di cittadinanza, ma senza ammetterlo.

Crediamo fortemente nel reddito di cittadinanza perché è una misura espansiva che permetterà alle imprese di avere nuovi consumatori e che servirà a rilanciare le economie delle nostre città e l’economia reale. Non c’era bisogno di scomodare Milton Friedman per rendersi conto che non si possono lasciar morire di fame milioni di italiani.