Programma Energia M5S: Stop importazione dell’energia nucleare

Il quesito che sarà affrontato oggi riguarda l’energia nucleare: “Sei d’accordo con lo stop di importazione dell’energia nucleare durante l’arco della legislatura di governo del M5S?“. Ce ne parla Gianni Silvestrini.

di Gianni Silvestrini, direttore scientifico Qualenergia

Energia nucleare: presente e futuro

Ancora oggi qualcuno sostiene che l’energia nucleare possa essere una delle soluzioni per produrre energia elettrica senza emissioni di anidride carbonica, quindi senza alterare il clima del Pianeta.
In realtà si è visto che il nucleare ritarda una strategia della riduzione delle emissioni perché costa moltissimo costruire nuove centrali e i tempi si allungano molto.
Le due centrali che si stanno costruendo in Europa: Olkiluoto in Finlandia e Fessenheim in Francia, dimostrano che ci sono anni e anni di ritardo, i costi sono raddoppiati e addirittura triplicati.
Oggi costruire nuove centrali nucleari non è conveniente e anche le centrali nucleari esistenti possono avere dei problemi.
Gli svizzeri hanno proposto ai francesi dell’EDF di prendersi gratuitamente due centrali nucleari, proprio perché sono avanti con l’età.
Il nucleare ha grossi problemi per chiudere e smantellare le centrali.
La stessa cosa accade negli Stati Uniti, dove la concorrenza del gas e delle rinnovabili sta obbligando a chiudere alcune centrali già esistenti.
Il nucleare in questo momento è in grandi difficoltà per motivi economici.
I costi per la sicurezza sono diventati così elevati che il nucleare risulta poco conveniente. E’ il motivo per cui in Europa molti Paesi stanno chiudendo il ciclo del nucleare.
L’unico Paese che porta avanti questa scelta è la Gran Bretagna, che ha siglato un accordo coi francesi dell’EDF, garantendo ai francesi un prezzo del kilowattora generato col nucleare alla centrale di Hinkley Point, in Gran Bretagna, di oltre 100 euro a megawattora, per 35 anni: il doppio di quanto è il prezzo dell’energia elettrica in Gran Bretagna oggi. Una cosa assurda!

Tra l’altro, in questi giorni sono usciti i valori di alcune gare fatte in Germania e in Olanda sul solare e sull’eolico:
1. solare: 70 euro a megawattora
2. eolico: 50 euro a megawattore (offshore in mare aperto)
Ormai la tendenza è di una caduta dei prezzi delle rinnovabili (eolico, solare) mentre il nucleare continua ad aumentare i prezzi proprio per problemi di sicurezza.

L’Italia importa energia elettrica dall’estero: vero o falso?

Chiariamo di cosa parliamo: l’Italia, oltre a importare gas e petrolio, importa anche energia elettrica. Quanto? Un chilowattora su sette che noi consumiamo viene dall’estero. Perché questa energia elettrica arriva dall’estero?
Perché alcuni Paesi confinanti, in particolare la Francia, hanno una grande produzione da nucleare (più di tre quarti di energia elettrica francese viene coperta dal nucleare). E non sempre la domanda elettrica francese riesca ad assorbire tutta questa energia. Ci sono dei momenti in cui l’energia elettrica viene esportata a prezzi bassissimi. Ecco il motivo per cui noi abbiamo questa quantità che consumiamo.
Siamo destinati a importare sempre dall’estero, nei prossimi anni?
No, anzi, sta già riducendosi. Proprio in queste settimane il Parco Nucleare francese ha avuto dei problemi: l’Autorità di sicurezza ha previsto la chiusura di una serie di reattori per fare dei controlli sui contenitori e generatori di vapore e quindi in questo momento noi abbiamo ridotto drasticamente le importazioni.
Ma se guardiamo più a lungo, vediamo che in Europa avremo la chiusura di una serie d’impianti nucleare, ad esempio in Germania ma anche in altri Paesi. Una chiusura di una serie d’impianti a carbone (diversi Paesi hanno deciso di uscire dal carbone) quindi avremo una capacità ridotta, inferiore e avremo anche grossi investimenti per far funzionare le centrali che rimangono: ad esempio in Francia si stima che oltre 60 miliardi di euro saranno necessari per far funzionare le centrali in sicurezza nei prossimi anni. Mentre le centrali a carbone avranno un prezzo dell’anidride carbonica che peserà sul chilowattora oltre alle misure sull’inquinamento.
In sostanza il prezzo dell’energia elettrica prodotta all’estero aumenterà e quindi non converrà più importarla.
Questo darà più spazio alle fonti rinnovabili nel nostro Paese e ai nostri cicli combinati, che in questo momento lavorano molto poco. Accelereremo la transizione verso un uso sempre più elevato delle rinnovabili. Oggi noi, a seconda degli anni, produciamo con le rinnovabili dal 36% al 42-43% della nostra energia elettrica generata in Italia. Questa quota andrà ad aumentare: nel 2030 si stima che oltre la metà della produzione da elettrica italiana sarà da rinnovabile e lo stesso vale per tutta Europa.
E poi andremo oltre: 100% di rinnovabili.

Import-Export: Europa connessa e 100% rinnovabile

Da questo punto di vista, le interconnessioni che ci sono, con la Francia, la Svizzera, la Slovenia e altri Paesi, non serviranno più per fare scambi e importare energia elettrica dal carbone o dal nucleare, ma saranno scambi di rinnovabili: quando ci sarà molto eolico nei mari del Nord e bisogno di energia nell’Europa del Sud, i flussi saranno in un senso. Se invece ci sarà molto sole in Spagna o in Italia ci saranno dei flussi inversi. Questo consentirà insieme all’accumulo, che sarà un problema molto serio, quando andremo verso delle quote di generazione rinnovabile molto elevate (i bacini idroelettrici di pompaggio già oggi sono dei sistemi di accumulo nelle Alpi in Scandinavia), avremo altri sistemi più perfezionati. I tedeschi pensano di usare Power to gas: elettrolisi dell’acqua. Produrre idrogeno con eolico o solare in eccesso e con la CO2 produrre metano, metterlo in rete oppure immagazzinarlo nel sottosuolo, per quando serve.
Tutto questo consentirà di avviare la transizione verso il 100% rinnovabile.
Tornando al quesito specifico. Noi ci troviamo nella situazione in cui obiettivamente il differenziale di prezzo tra l’elettricità prodotta all’estero, in Italia si ridurrà, addirittura potrebbe anche invertirsi: potrebbe essere che l’Italia arrivi ad esportare, quindi mi pare del tutto possibile e ragionevole il fatto che in Italia, in un arco di tempo abbastanza ravvicinato, azzereremo le importazioni dall’estero dando più spazio alle rinnovabili e all’uso dei cicli combinati italiani.

E’ possibile che le importazioni non calino?

E’ possibile, anche se ci sono degli elementi economici che spingono in quella direzione. Noi, rispetto a quello che succede a livello europeo, possiamo creare delle condizioni che rendano più o meno possibile la riduzione delle importazioni: cioè rendere più o meno attraente la produzione nazionale e ridurre la differenza di prezzo tra quello che produciamo in Italia e quello che produciamo in Europa.
Posto che a livello europeo le dinamiche saranno governate dagli altri Paesi quello che possiamo fare noi in Italia è esattamente questo.
Il risultato finale sarà possibile oppure no da:
a. Da quello che succede a livello europeo
b. Da quello che faremo a livello nazionale

Energia elettrica: stop alle importazioni dall’estero

Eliminare le importazioni di energia elettrica dall’estero, ad esempio entro il 2025? E’ come se la domanda interna italiana di energia elettrica aumentasse dell’ + 1% all’anno. Bisogna essere in grado di aumentare la nostra produzione da rinnovabili e dove serve da cicli combinati, in modo tale da soddisfare questa domanda. Questo porta l’attenzione sul fatto che noi abbiamo degli obblighi al 2030 sulla quantità di energia rinnovabile da generare (sul versante elettrico significa circa il 50%) e significa che dobbiamo invertire la tendenza degli ultimi anni che ha penalizzato le fonti rinnovabili. In particolare la generazione elettrica. Creare un percorso virtuoso, in maniera intelligente, perché oggi i prezzi sono calati talmente che è possibile una diffusione delle rinnovabili e del fotovoltaico in particolare con incentivi bassissimi (in alcuni casi anche senza incentivi) bisogna creare una condizione che consenta al nostro Paese di aumentare la quota delle rinnovabili per raggiungere quegli obiettivi. Ricreando occupazione, consentendo di ridurre emissioni di CO2 soddisfacendo gli impegni ambientali su scala globale che abbiamo assunto come Europa e con l’Accordo sul Clima di Parigi come tutti i Paesi del mondo.
E’ un percorso inevitabile e può essere gestito con intelligenza, ma in questo momento non mi pare che venga gestito con intelligenza.