Passaparola: Formiche ribelli, di Dario Fo

di Dario Fo

Ho scoperto che le formiche hanno un’intelligenza organizzata che supera quella di ogni essere vivente
Questo brano che vi vado a recitare è tratto dalla vita di Charles Darwin, uno degli scienziati più famosi degli ultimi secoli.
Il titolo del libro è L’Origine delle Specie, dove lo scienziato inglese tratta di tutti gli animali, compresi i vertebrati, gli invertebrati e le formiche.
Egli aveva notato che il muoversi di ogni partecipante alla vita del formicaio era stabilito e organizzato in modo molto complesso. Prima di tutto di questi straordinari insetti esistono categorie diverse, con impegni e interventi che nulla hanno a che vedere l’uno con l’altro. Nello stesso tempo scopriamo una categoria, più numerosa, chiamata normalmente delle operaie, che si preoccupa di reperire cibo in gran quantità, che serve per la vita di tutta la colonia, a partire dalla formica regina, fino alle cosiddette principesse o prossime regine, quindi i maschi sessuati ed altri insetti con compiti diversi, fra i quali una specie di dirigenti superiori. Insomma, le formiche applicano una scienza detta dell’organizzazione geometrica, ciò posseggono una condizione quasi impossibile da ritrovare in altri esseri viventi.
Fra di loro, le formiche comunicano attraverso delle antenne, con cui danno informazioni riguardo la ricerca del cibo e ne ricevono risposta. In brevissimo tempo si possono notare cambi di programma eseguiti con velocità e precisione impressionante.
Non ci sono leggi o regolamenti riguardo l’assunzione dei lavoratori, né alcun problema di esubero con relativo licenziamento. Per finire, nessuno va in pensione. A questo punto ho il dubbio che come presidente onorario di tutti questi formicai ci sia un certo Sergio Marchionne
Ma tornando all’organizzazione, se un piccolo gruppo scova una fonte di cibo, entro poco tempo si vedranno arrivare da ogni direzione formiche che, a velocità notevole, si mettono a disposizione per raccoglierlo. Ma ci sono anche insetti che provengono da formicai nemici che bisogna bloccare e, con operazioni militari di notevole efficacia, riuscire a sgominare. Il che significa che le formiche posseggono una rete organizzativa eccezionale, collocata in ciascun cervello. E’ come se ognuno tenesse infilato nel cranio un cellulare sempre acceso e che si ricarica da se’: questo sì che è progresso rivoluzionario! Evidentemente ci sono dirigenti di un livello superiore che gestiscono le azioni seguendo uno schema tattico rigoroso. Essi non si muovono dal formicaio e siedono nello stesso ambiente delle regine. Il momento clou della vita delle formiche è senz’altro quello in cui gli insetti femmina si incontrano con i maschi, chiamati fuchi. Inizia subito una specie di danza della fascinazione, dove le femmine sfoderano ali leggere che muovono con eleganza. Uno spettacolo offerto a tutti gli abitanti della comunità: è il reality show più amato fra le formiche. Anche ai maschi crescono ali, e dopo preliminari in cui le ali si incrociano, ecco le coppie salire in aria, rincorrersi fino a raggiungere un abbraccio che allude ad un solenne amplesso, quindi il maschio giunge all’orgasmo ed esplode andando a pezzi.
A ‘sto punto personalmente sono felice di non far parte della categoria “maschi delle formiche”, ma nello stesso tempo mi vado chiedendo: il fuco o “maschio formico” è cosciente del destino che lo aspetta? Sa che in seguito al suo appassionato orgasmo si disintegrerà come fosse un ordigno a tempo? Anche questo è un mistero. Ci troviamo di fronte a una vera e propria categoria di kamikaze dell’amore.
Sempre riguardo le formiche, forse l’ambiente più imprevedibile è il cosiddetto salone della cupola: qui vivono la regina e la sua corte. Questo gruppo superiore non accenna mai a un minimo movimento. Esse sono imboccate a brevi intervalli dalle operaie, che si prendono anche il compito di pulire e restaurare l’intera camera reale, difendere il formicaio, ricostruirne le parti crollate, lottare contro gli intrusi, e soprattutto rassettare i loro padroni e far sparire i risultati delle loro evacuazioni corporee compreso il mal’odore.
A questo punto, quasi ogni sera, le formiche operaie vengono accolte nel grande salone, perché assistano a qualcosa che per noi umani è quasi incomprensibile, ma è come se ci si trovasse dentro il senato o la camera di un governo: i rettori di questo simposio fanno uscire dal cranio antenne vistose con le quali vanno comunicando con tutta la ciurma dei servitori. Essi ascoltano quasi incantati. Ogni tanto compiono gesti di consenso e nel finale danzano felici su se stessi, quindi inchinandosi se ne escono per tornare al proprio lavoro, controllare che tutti gli ingressi siano difesi, se piove si preoccupano di sollevare degli argini in modo che il salone dei dirigenti non venga allagato, quindi si danno il turno per recarsi all’esterno dove fanno buona guardia.
Ma ogni tanto succede che all’improvviso – qui sta la sorpresa della missiva finale – le operaie compiono qualcosa di imprevedibile: si riuniscono e tutte insieme sollevano le zampe in aria quasi nel gesto di ribellarsi. Ed è proprio così: le formiche hanno dato forfait, non ci stanno più e a gruppi, sempre ordinatamente, se ne vanno. Le guardie del formicaio cercano di arrestarle ma le formiche sono determinate e, a velocità sorprendente, uccidono tutti i guardiani. Dopodiché abbandonano regine, maschi e tutta la corte inattiva e se ne vanno, sparendo alla vista di ognuno. E cosa succede all’intero gruppo di regnanti delle formiche? Niente, poiché nessuno di loro si preoccupa di muoversi per ricercare cibo, sono completamente incapaci di gestire la propria sopravvivenza, rimangono ferme come piccoli monumenti sacri. Nessuno ha mai insegnato loro come, attraverso le zampe superiori e inferiori, si possa realizzare un qualsiasi lavoro. Anzi è palese che “lavoro” sia una parola che non sta nel lessico usuale di questa categoria di insetti. Passa qualche giorno e ci accorgiamo che ogni singolo membro della cupola direzionale è morto, assecchito.
Più che una storia di formiche sembra una metafora diretta a certi nostri responsabili di governo.
C’è da chiedersi: ma quei dirigenti superiori del formicaio, a cominciare dalle regine, davvero si sono lasciati morire perché non erano in grado di procurarsi il cibo, oppure la dignità non permetteva loro di abbassarsi a servire qualcuno, perfino sé stessi e hanno preferito morire piuttosto che scendere all’umiliazione del produrre qualcosa per la comunità?
Lo stesso Darwin si pone questo quesito, ma evidentemente non trova una risposta e lascia il problema in sospeso, spero che la troviate voi. Auguri.

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