Le prefiche di Renzi

“Pensavamo che il premier durante il primo e a tutt’oggi unico confronto televisivo in streaming avesse capito, il giusto atteggiamento da adottare nei confronti delle persone che aveva davanti, principalmente Di Maio e Toninelli del MoVimento 5 Stelle. Ma la sua non era intelligenza, ma insicurezza mista a furbizia perché non appena ritornato fra i suoi, e sentiti i suoi consigliori e consigliore, ha nuovamente mutato atteggiamento cominciando a giocare al gatto e al topo, dove non si capisce bene chi sia il gatto. D’altra parte, bastava un po’ seguire la sua esibizione al Parlamento europeo: sembrava il figlio di Berlusconi che anziché dare del Kapò a qualcuno ha inalberato un atteggiamento scostante, supponente, saccente, al punto tale che tedeschi, norvegesi, svedesi, e altri, si guardavano attoniti in viso fra di loro, come a dire la frase che ci è familiare, tutta italiana: “Ma questo, chi ce l’ha mandato?“. A parole Renzi, mostra di essere un avversario acerrimo di burocrati, banchieri, poteri forti, ma personalmente non so con quale faccia riesca a parlare di questi argomenti, perché lui sa benissimo che è stato messo lì, appositamente per difendere banchieri, poteri forti, burocrati, fabbricanti di armi, guerrafondai. E alla gente fa credere il contrario, complice la solita informazione menzognera. Ora si capisce anche il perché si è circondato da tante donne: esse scattano non appena dice o fa qualcosa come una feroce cintura protettiva, e lo difendono a spada tratta, a volte anche in modo ridicolo tanto è scoperta la loro azione. Sono delle prefiche, la Bonafè, la Serracchiani, la Picierno, che invece di vegliare il morto come avviene in molte città del sud ancora oggi, assistono un vivo, giovane. Però con la mentalità da vecchio.” Mario Albanesi