Verità e giustizia per Jamal Khashoggi, giornalista ucciso per quello che scriveva

di Manlio Di Stefano

Oggi vorrei onorare la memoria di Jamal Khashoggi, giornalista assai noto e apprezzato in Arabia Saudita e non solo, visto che di recente era diventato anche editorialista per il “Washington Post”.

Khashoggi è entrato nel consolato del proprio Paese a Istanbul il 2 ottobre e non ne è mai uscito perché, fanno sapere i turchi, sarebbe stato ucciso, poi addirittura fatto a pezzi e infine portato via da un commando di quindici agenti arrivati lo stesso giorno su due voli privati decollati dalla capitale saudita Riad. Ha pagato a caro prezzo l’amore per la verità, come è successo anche a giornalisti italiani come Giancarlo Siani e Ilaria Alpi.

Khashoggi aveva “osato” esprimere dubbi sull’operato del governo e in particolare sulla guerra portata avanti contro lo Yemen e sulle purghe contro gli oppositori della vecchia guardia. Mi auguro sia fatta giustizia il prima possibile. La libertà d’informazione è sacra e va protetta in tutti i modi. Questi sono i problemi che il giornalismo deve affrontare in tanti Paesi del mondo e anche in Italia questi temi meriterebbero un’attenzione molto maggiore. Esprimo tutta la mia solidarietà e quella del governo italiano alla famiglia di Khashoggi.