Un ”codice rosso” per le donne vittime di violenza


Il codice rosso sulle donne vittime di violenza era un punto scritto nel contratto di governo

di Alfonso Bonafede

Quando un cittadino rischia la vita si presenta al pronto soccorso e gli viene applicato un “codice rosso” per farlo visitare immediatamente dai medici al fine di scongiurare il pericolo di morte. La cronaca ci ha raccontato di violenze, abusi e omicidi ai danni di donne che avevano denunciato mariti, fidanzati, familiari o semplici conoscenti, ma la risposta della giustizia era stata tardiva e – in certi casi – letali. A loro non è stato applicato alcun “Codice rosso”.

Così, raccogliendo la proposta dell’associazione “Doppia difesa”
, insieme al ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, abbiamo deciso di dar vita a una legge che stabilisca, proprio come avviene nei pronto soccorso, i casi in cui le denunce devono essere trattate immediatamente. Stamattina abbiamo aperto le porte del mio ufficio al ministero della Giustizia per presentarla, insieme al ministro Bongiorno e a Michelle Hunziker, socie fondatrici dell’associazione “Doppia difesa”, che da dodici anni si battono per la tutela delle donne bersaglio di violenza.

I dati sulla violenza sulle donne sono impressionanti.
L’ultimo rapporto Istat ci fornisce una fotografia drammatica: circa il 21 per cento delle donne italiane – pari a 4,5 milioni – è stata costretta a compiere atti sessuali e 1 milione e mezzo ha subìto la violenza più grave: 653.000 donne vittime di stupro e 746.000 vittime di tentato stupro.
Per questo, il tema ha trovato subito spazio nel contratto del Governo del cambiamento. Inasprimento delle pene, maggiore impegno sui fondi per gli indennizzi e, appunto, il “Codice rosso”. È qui, secondo me, che la giustizia esprime il suo più alto concetto: non agire solamente a reato consumato, ma agire sull’organizzazione del lavoro degli inquirenti per prevenire il reato.

Con la nuova legge ci saranno procedimenti più snelli
, senza fasi di stallo per la tutela tempestiva delle vittime di violenze domestiche e di genere. La polizia giudiziaria dovrà comunicare immediatamente al pm le notizie di reato, senza fare una valutazione sull’urgenza – quindi a prescindere – e anche per via orale. La vittima deve essere sentita dai magistrati entro tre giorni dalla denuncia. Le indagini partiranno immediatamente per maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate, avvenute in casa. Infine, ma non per questo meno importante, l’obbligo di formazione per le forze di polizia che trattano questo tipo di procedimenti in modo che siano specializzati nella prevenzione e nella repressione e che abbiano una preparazione specifica all’interlocuzione con le vittime.

Sappiamo che per ogni donna non è semplice venire allo scoperto e denunciare i soprusi che subisce, con questa legge lo Stato si fa avanti, tende una mano e si mette al suo fianco.