Cottarelli predica bene ma razzola male. E da professore a star televisiva il passo è presto fatto

di Gianluigi Paragone

Ogni domenica Carlo Cottarelli fa la star televisiva su Rai 1 a Che tempo che fa, la trasmissione di Fabio Fazio, gran sacerdote dell’ecumenismo politically correct. E io, come ogni domenica, gli farò il controcanto sul mio canale YouTube, in diretta. Il passo da professore a star televisiva è presto fatto: basta avere un agente televisivo e mister Cottarelli ce l’ha. A anzi a dirla, si è affidato al più bravo, al più potente degli agenti: Beppe Caschetto, l’agente tra gli altri di Fabio Fazio, di Luciana Litizzetto e di Giovanni Floris.

Fateci bene caso: Fazio è conduttore di Che tempo che fa su Rai 1, Floris del talk su La7 DiMartedì. Con il primo conduttore, Cottarelli si presta a lunghi monologhi in forza di un contratto in esclusiva (del quale non si conosce il compenso; il Cotta si è solo limitato a dire che lo gira per finanziare borse di studio a favore di studenti del “suo” centro studi in Cattolica); dal secondo predica le teorie neoliberiste imparate a memoria al Fondo monetario internazionale in forza di una clausola contrattuale per cui l’esclusiva con la Rai fa eccezione. In poche parole Cottarelli lavora per la ditta.

Che male c’è a farsi rappresentare da un agente o a fare la star televisiva? Nessun male. Ma certe cose è bene saperle per tarare le prediche domenicali della star tv Cottarelli.

1. Il Cotta magnifica la riforma Fornero? Bene, però lui è andato in pensione a 59 anni e non credo che al Fmi si sudi tanto quanto in altri contesti lavorativi dove si allunga l’età pensionabile, a meno che il sudore contemplato dall’eloquio del prof-star non comprenda anche quello delle saune.

2. Il Cotta parla di tagli e di spese inutili? Bene, anche qui forse è bene ricordargli che egli partecipa ad una trasmissione che avrebbe potuto essere tranquillamente prodotta internamente dalla Rai e che invece è prodotta da una società esterna (di cui Fabio Fazio è tra i proprietari) a costi complessivi talmente alti da essere un “caso”.

Per dirla con le parole di Cotta “mani di forbice”, Che tempo che fa è un lusso che le casse della tv pubblica non si potrebbero permettere ma che grazie all’ex direttore generale Mario Orfeo dobbiamo pagare profumatamente. Chissà se il rigoroso Cottarelli avrà mai modo di domandare a Fazio piena trasparenza sui vari contratti legati alla produzione di Che tempo che fa: da qui alla fine delle puntate il… tempo c’è. Noi aspettiamo.