FTX, la Lehman Brothers del mondo della criptovaluta

Potrebbe essere paragonato alla Lehman Brothers delle criptovalute.
Il secondo più grande exchange per acquistare criptovaluta al mondo, FTX, è fallito con la classica corsa allo sportello di venerdì scorso che dopo voci di una crisi imminente hanno dato la spallata definitiva.

Due mesi fa la società veniva valutata $32 miliardi, oggi si è azzerata. Lo scorso anno il fondatore dichiarava che poteva valutare anche l’acquisizione di Goldman Sachs, oggi non esiste più.

Il problema è lo stesso delle banche del passato: l’exchange ha usato i soldi dei clienti per fornire liquidità ad un’altra società loro partner, Alameda, che a loro volta avevano i bilanci in sofferenza a causa del crollo di Terra Luna di qualche mese fa (qui in seguito ad un attacco esterno mirato con una singola persona che ha scommesso $4 miliardi per farla crollare) e stavano facendo investimenti ad alto rischio per rientrare.

Il Financial Times stima che FTX avesse $1miliardo di liquidità rispetto a $9miliardi di debiti. Quando è uscita la notizia che FTX e Alameda navigavano entrambi in brutte acque c’è stato l’assalto allo sportello (virtuale) di FTX che non è riuscita a far fronte alle richieste (dopo i primi $5 miliardi usciti in 24h).

Anche i grandi operatori come Binance hanno quindi scaricato subito FTX e la sua valuta di riserva FTT, mettendo una lapide definitiva all’iniziativa.

Questa sarà una scossa importante al settore pari alla crisi bancaria del 2008 e a quella delle internet stock del 2000. Come prima conseguenza spaventerà gli investitori istituzionali che si stavano avvicinando e troveranno conferma nella curva della speculazione al minimo del suo ciclo storico di 4 anni, in attesa che si riprenda nel 2024

Ma avrà tuttavia anche un grande merito di dare nuova trasparenza al settore.
Sui social si inneggia al proof-of-reserves, alla trasparenza delle riserve di chi opera online come intermediario offrendo anche servizi gratuiti agli exchange per poterlo fare. Dall’altra questo potrebbe dare nuova spinta ai servizi di finanza decentralizzata dove la trasparenza fa parte della progettazione del servizio.

In attesa di una autoriforma di trasparenza del settore, quello che capiterà sicuramente sarà una stretta dal punto di vista legislativo da parte di chi non aspettava altro che una buona ragione per farlo.