6 anni senza di te. Cosa resta dell’utopia di Gianroberto Casaleggio?

Se c’è una lezione che ci insegna l’esperienza ormai conclusa del MoVimento 5 Stelle è che una comunità fallisce nel momento in cui gli interessi personali di un singolo riescono a prevaricare quelli collettivi di tutti. 

Gianroberto lo sapeva e per questo decise di costruire – da architetto di mondi quale era – un progetto politico che ponesse per la prima volta al centro gli interessi dei cittadini e non quelli della classe politica. 

Con questa idea visionaria e leaderless riuscì a surclassare le elefantiache e novecentesche organizzazioni partitiche imponendo, senza soldi pubblici e grazie al solo utilizzo delle reti digitali, un modello di politica mai neanche immaginato che ottenne in pochissimi anni un risultato senza precedenti: il 32% della fiducia degli italiani.

Il motivo del successo fu semplice, quanto innovativo: scardinare l’idea di delega in bianco a un leader messia affinché risolva i problemi, trasferendo invece lo stesso potere del leader a un processo organizzativo in grado di consentire ai cittadini di assumere un ruolo da protagonisti attivi nella definizione del futuro del proprio paese. 

Oggi nessuna forza politica al Governo incarna questa visione.

Le decisioni più importanti – come l’invio delle armi o l’aumento di spese militari, così come i nomi da proporre per la partita del Quirinale – sono blindate nelle segrete stanze dove i politici di professione con i sondaggi alla mano si affannano alla ricerca di strategie comunicative che possano contrastare quell’astensionismo che certifica proprio il fallimento di un’idea di politica autoreferenziale basata sulla mediaticità del leader di turno piuttosto che sulla coerenza di un progetto politico.  

Oggi 12 aprile tutti noi ricordiamo la scomparsa di Gianroberto 6 anni fa e lo facciamo come abbiamo sempre fatto: portando avanti il suo pensiero e diventandone esempio.

Per questo al SUM#06, organizzato ogni anno dall’Associazione Gianroberto Casaleggio, ho voluto esplorare le nuove strade attraverso le quali le sue intuizioni potranno essere promotrici delle nuove forme di partecipazione civica che il futuro ci riserverà.