Svizzera chiama Italia: come funziona la democrazia diretta? – Parte 1

La rubrica “Svizzera chiama Italia: dialoghi sulla democrazia del futuro” è curata da due connazionali emigrati nella patria della democrazia diretta moderna. Saranno loro a raccontarci con una serie di post qui sul Blog delle Stelle il modello democratico adottato in Svizzera e cosa significa vivere in un Paese che crede nella partecipazione attiva della cittadinanza.


Maurizio: Eccoci finalmente arrivati, Leonello, a parlare di quali siano gli strumenti a disposizione dei cittadini svizzeri. Ti racconto una piccola curiosità: recentemente ho completato la procedura di naturalizzazione per ottenere la cittadinanza svizzera e, come sai, nelle ultime tappe ci sono sia un esame scritto di cultura generale legata alla Svizzera, sia uno orale in cui ti viene chiesto perché si voglia ottenere la cittadinanza. La mia risposta a questa domanda è stata “perché voglio poter utilizzare gli strumenti di democrazia diretta che la vostra Costituzione vi mette a disposizione e finalmente votare sulle questioni che toccano tutti i cittadini”. Hanno apprezzato e ora sono in attesa del passaporto!

Leonello: Conosco la procedura della naturalizzazione, perché l’ho fatta anche io pochi anni fa.  Sappi che alla domanda sul come mai volevo la nazionalità svizzera, tu ed io abbiamo dato la stessa risposta!
I membri della commissione non si erano affatto stupiti della mia risposta, dato che mi conoscevano e mi avevano visto in piazza a raccogliere firme per iniziative popolari a livello federale svizzero. Raccoglievo le firme per iniziative che io stesso, essendo straniero, non potevo firmare né tanto meno poi votare. Chi mi esaminava era la “Commissione di Naturalizzazione” composta da tutti consiglieri comunali come me, dato che nel mio Cantone e nel mio Comune si può essere eletti nel Consiglio comunale anche se stranieri, ma non si può partecipare alle votazioni federali. Ci conoscevamo bene, ma l’esame è stato comunque interessante e non facilissimo. Alla fine, comunque mi hanno “promosso”, così come hanno promosso anche te.
Adesso, oltre che raccogliere le firme per le iniziative che condivido, posso firmare anche io e poi posso anche votare!
Dimmi tu, quale è stata la tua esperienza di attività politica in Svizzera?

Maurizio: Anche nel mio Comune per la prima volta quest’anno avrei potuto candidarmi pur essendo ancora cittadino straniero. Ho partecipato a qualche Consiglio Comunale e la prima cosa che mi è saltata all’occhio è la totale assenza di partiti o liste civiche che mi dicono essere cosa normalissima nei comuni di piccole dimensioni. Gli schieramenti a favore e contrari si formano su ogni questione indipendentemente dalle ideologie o dalle appartenenze politiche.

Leonello: I Consigli Comunali siffatti sono veramente espressione della cittadinanza: nessuna segreteria che scelga l’ordine dei nomi in lista, nessun simbolo che smuova passioni slegate dal presente, Inoltre questa responsabilizzazione individuale dei consiglieri ed in genere dei rappresentanti è probabilmente conseguenza del fatto che esistono strumenti di democrazia diretta che possono venir attivati dai cittadini.  

Maurizio: Ad essere sincero, nel mio piccolo Comune, caso strano, non mi è mai capitato di vedere una raccolta firme per strada. Mi hanno lasciato una volta sola un foglio da firmare nella buca delle lettere ma era indirizzato solo a cittadini svizzeri…

Leonello: Per quanto mi riguarda invece, come dicevo, io stesso mi sono trovato a raccogliere firme per strada per iniziative popolari a livello federale svizzero prima ancora di poterle firmare. Ed a me pare che sia proprio la raccolta delle firme il primo e forse il più importante elemento di differenza tra il sistema svizzero e quello italiano.  In Svizzera le firme le si raccolgono ancora su carta. Non è possibile la raccolta via rete, che invece è possibile a livello europeo, ma non devi “portare in piazza” nessun “certificatore”: la verifica della autenticità della firma viene fatta dai dipendenti comunali in un secondo tempo. Come sai per firmare una iniziativa o un referendum occorre mettere i dati personali e poi la firma.
Nel comune di residenza conservano la firma di chi ha richiesto la residenza e gli impiegati comunali controllano sia i dati del firmatario sia la coincidenza della firma con quella depositata in comune.
Questo facilita molto la raccolta delle firme. Infatti, capita che qualcuno firmi e ti dica: “Stasera ho una cena con amici e molti saranno d’accordo con questa iniziativa.  Dammi qualche foglio di raccolta delle firme…”. L’importante è che ogni foglio contenga solo firme di residenti nello stesso comune, per consentire agli impiegati comunali il controllo.
Ma basta avere con sé un certo numero di fogli, li si può copiare e ciclostilare senza problemi.
Non siamo ancora alla “raccolta via rete” ma la semplificazione è moto importante.

1 Modulo per la raccolta firme

Maurizio: Per passare alla raccolta via rete serve uno step intermedio, quello della creazione di un sistema d’identità digitale. In Italia esiste lo SPID mentre in Svizzera ancora non si è creato un sistema nazionale. Più avanti su alcuni temi, più indietro su altri. Mettiamo le cose in chiaro: la Svizzera non è il paradiso in terra e non vorrei che i nostri racconti venissero fraintesi. Con questi post cerchiamo semplicemente di raccontare e analizzare le differenze.

Leonello: Come anche dicevamo in precedenti occasioni, anche in Italia già esistono strumenti di democrazia diretta (il referendum abrogativo, il referendum confermativo e la legge di iniziativa popolare) anche se con diversi limiti e difetti, tra i quali le procedure per la raccolta delle firme giudicata dalla Commissione dell’ONU “indebitamente restrittive, arbitrarie e nel complesso irragionevoli”.
In Svizzera invece abbiamo il Referendum obbligatorio, quello facoltativo, l’iniziativa popolare e anche la petizione popolare.

Maurizio: Concentriamoci sui primi due strumenti in questo primo post.

Leonello: Quello che, a mio avviso, pare manchi di più in Italia è il “Referendum obbligatorio” che invece funziona molto bene in Svizzera: gli eletti che propongono, ad esempio, una legge elettorale sanno che questa passerà al voto popolare anche senza bisogno che qualcuno raccolga delle firme. Questo li induce a fare attenzione.
Questo referendum, descritto dall’art.140 della Costituzione, a livello federale si attiva per le modifiche costituzionali, per l’entrata in un’organizzazione internazionale (ONU, UE, ecc.) e per le leggi federali urgenti che però hanno validità superiore ad un anno e sono sprovviste di una base costituzionale.
C’è bisogno di una doppia maggioranza: quella dei cittadini votanti per il Sì e anche quella dei Cantoni in cui abbia vinto il Sì.

Maurizio: Per curiosità sono andato a vedere le statistiche di questo tipo di referendum: innanzitutto c’è da dire che è lo strumento più vecchio a disposizione degli Svizzeri, dal 1848. Da allora su un totale di 240 volte, il quesito è stato accettato 174 volte (72.5%), quindi 3 volte su 4 i cittadini hanno approvato le modifiche avanzate dai loro rappresentanti. Negli ultimi 15 anni, all’incirca il 10% di tutti gli atti presi a livello federale è stato sottoposto a referendum obbligatorio.

Leonello: Dici bene, Maurizio: nella maggior parte dei casi i cittadini svizzeri in occasione delle votazioni popolari si esprimono a favore delle decisioni prese dagli organi legislativi, ma occorre tenere conto che il voto popolare è solo l’ultima fase del processo della democrazia diretta moderna. Il grande vantaggio della democrazia diretta è che i legislatori, dal livello federale a quello comunale, sapendo che il voto popolare sarà possibile ed a volte proprio obbligatorio, faranno molta attenzione migliorando così la stessa democrazia rappresentativa. Mi viene in mente, tra gli ultimi a cui ho partecipato, il referendum sulla legge sul Covid, tema di grande attualità che desta molta attenzione. Quella legge è stata oggetto di un referendum facoltativo, ed è stata approvata dai cittadini poche settimane fa. Ma i casi di approvazione da parte dei cittadini delle proposte o delle contro-proposte (vale a dire la proposta dell’organo legislativo alle proposte legislative dei cittadini) sono molto numerosi.
Per esempio, alcuni anni fa il parlamento federale decise una modifica costituzionale per semplificare l’attribuzione della cittadinanza svizzera agli emigrati di terza generazione (i.e. il nipote dell’emigrato). Trattandosi di una modifica costituzionale questa passò obbligatoriamente per il voto popolare ed anche in quel caso i cittadini la approvarono.
In generale descrivere la democrazia diretta in Svizzera è complesso perché esiste in forme anche molto diverse tra cantoni ed il livello federale. Quello che si può dire è che è molto diffusa e molto praticata come hai visto nelle statistiche che hai riportato.
Ad esempio, il referendum obbligatorio in molti Cantoni scatta anche in caso di leggi che implichino somme particolarmente elevate. Questo referendum è detto “Referendum finanziario”.
Curiosità: le statistiche dicono che, nei cantoni dove esiste, la situazione finanziaria è migliore.

Maurizio: Passiamo al secondo strumento, il “Referendum facoltativo”, quello descritto dall’art.141 della Costituzione. Ne hai fatto un esempio poco fa con la legge sul Covid…

Leonello: È quello che viene indetto se vengono raccolte le 50 mila firme necessarie oppure se lo richiedono i Parlamenti di 8 Cantoni. È più simile a quello italiano ma, oltre ad essere senza quorum (come in molti altri Paesi dove questo tipo di referendum è presente) ha anche una particolarità restrittiva che non esiste in Italia: può essere richiesto dai cittadini solo entro 100 giorni dalla approvazione della legge da parte del Parlamento.

Maurizio: Lasciami aggiungere la solita statistica: è nato nel 1874 ed in totale ho contato 198 referendum facoltativi di cui 114 accettati (57.5%). Alcuni esempi di referendum facoltativi negli ultimi 10 anni hanno toccato temi come le assicurazioni obbligatorie, le garanzie di deposito di banche e casse di risparmio, la legge sulle emissioni di CO2, la legge sui diritti di voto dei cittadini svizzeri all’estero, il finanziamento delle università e dei politecnici, le norme relative alla doppia tassazione, il divieto di utilizzo di armi a grappolo, la legge sugli stupefacenti, la protezione dell’ambiente, il diritto d’asilo, la legge su radio e TV, le tariffe doganali, la lotta al terrorismo, la modifica di alcuni confini cantonali… Veramente un ventaglio estremamente ampio di argomenti su cui il popolo ha richiesto di potersi esprimere per modificare una legge appena approvata dal Parlamento.

2 Materiale di voto con il famigerato “Libretto delle votazioni”

Leonello: Nel prossimo post analizzeremo due altri strumenti: l’Iniziativa popolare e la Petizione popolare. Il primo è forse quello più potente nelle mani dei cittadini, così come nelle mani dei cittadini arriva anche il libretto delle votazioni… Parleremo anche di questo.

CONTINUA…


Bibliografia

Sugli autori

  • Leonello Zaquini, classe 1946, è emigrato in Svizzera dal 1997. Ingegnere. Eletto nel Consiglio comunale della città di Le Locle, cantone di Neuchâtel. A lungo presidente di un circolo di emigrati, la “Colonia Libera Italiana”. Originario di Iseo (Brescia), per molti anni è stato un tecnico e un manager industriale nel settore dell’automazione e delle macchine utensili a Torino. Ora è Professore Onorario della HE-ARC- Ingegnerie, University of Applied Sciences Western Switzerland e imprenditore. Ha contribuito alla redazione della legge costituzionale di iniziativa popolare “Quorum zero per più democrazia” depositata nel Parlamento italiano nell’agosto 2012. Da anni partecipa al gruppo di studio e riflessione “Atelier pour la démocratie directe” animato da Andreas Gross e, in Italia, presenta la democrazia diretta in conferenze e seminari ed è membro fondatore dell’associazione “Piu-democrazia-Italia”. Autore del libro “ La democrazia diretta vista da vicino” Ed, Mimesis.
  • Maurizio Manca è nato a Torino nel 1978 ed è emigrato in Svizzera nel 2007. È un informatico ma i suoi interessi spaziano dalla Politica alla Scienza, l’Ambiente e la Mobilità sostenibile. Ha lavorato presso il CNR, per una startup italiana, per una multinazionale americana, per la Polizia Cantonale Vodese e ora nel mondo bancario. Ha fondato a Ginevra un’associazione culturale rivolta in particolare alla comunità italiana grazie alla quale organizza spettacoli teatrali e conferenze su temi di impegno civile, scienza e cultura italiana. È un esperto di strumenti digitali di partecipazione ed è stato animatore del Comitato svizzero per il No al Referendum costituzionale del 2016.