Il gesto irresponsabile di Renzi divide definitivamente le nostre strade

Mentre il Paese attraversa uno dei momenti più bui della sua storia, ieri Matteo Renzi ha scelto di ritirare i suoi ministri aprendo l’ennesima crisi di governo.

Il mondo ci sta guardando e purtroppo non possiamo andarne fieri.

Nell’anno della presidenza italiana del G20, della copresidenza italiana della COP26 e soprattutto nell’anno in cui dobbiamo iniziare a spendere il piano Marshall del nuovo millennio, l’Italia rischia così di essere macchiata in modo indelebile da un gesto che considero irresponsabile e che, come avevo anticipato, divide definitivamente le nostre strade.

Avremmo tanto da imparare dal senso di unità che ha contraddistinto il nostro popolo durante questa terribile pandemia. In questo drammatico clima di incertezza, in questo mare in tempesta, ci sono però solidi punti fermi. Il primo è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al quale va tutta la nostra vicinanza per la delicata fase che si troverà a gestire. Il secondo è il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, verso il quale saremo leali e come MoVimento 5 Stelle sosterremo fermamente. Il terzo punto solido è l’Europa.

Da mesi la politica italiana dibatte su quale sia la migliore strada da seguire per uscire da questo drammatico periodo. I punti di vista spesso possono divergere, è naturale. Ma c’è sempre stata una certezza che ha caratterizzato e unito la maggioranza dell’arco parlamentare, favorendo un dialogo democratico e proficuo anche tra forze politiche diverse: la piena fiducia verso le istituzioni Ue.

L’elezione della presidente Ursula Von Der Leyen e della nuova Commissione ne è stato un chiaro esempio. L’Italia a luglio ha infatti ricevuto un attestato di stima e fiducia senza precedenti, divenendo il primo Stato membro per quantità di risorse del Recovery fund, circa 200 miliardi di euro. Fondi necessari a risollevare la nostra economia e ad avviare una ricostruzione indispensabile.

Le nostre famiglie, i nostri figli e i nostri nonni hanno il diritto di avere al fianco un governo responsabile e maturo che abbia la forza di difendere il proprio comparto produttivo e occupazionale.

Responsabilità, badate bene, non è una parola vuota, bensì è l’essenza di ogni atto e decisione che assumeremo da qui ai prossimi giorni, nel rispetto delle istituzioni che rappresentiamo e in linea con l’indirizzo politico che vogliamo imprimere al Paese.

Chiunque in questo anno ha sacrificato la sua vita per salvare quella degli altri non merita di essere ostaggio dei personalismi o degli egoismi di qualcuno. Medici, infermieri, operatori sociosanitari, ma anche i nostri militari, le forze di polizia che hanno difeso e messo in sicurezza l’Italia quando il virus ci ha colpito nel modo più violento hanno il diritto di essere guidati da istituzioni coese e altruiste.

Non possiamo lasciare che a prevalere siano i sentimenti di odio e di sfiducia verso tutta la classe politica, indistintamente; né che i rancori e la rabbia sociale possano soffocare la forza delle libertà e offuscare le nostre speranze.

Siamo chiamati, oggi, a compiere una scelta davanti a un bivio che ci segnerà per sempre: la ripresa o l’immobilismo, la rinascita o la depressione economica e sociale. La via da seguire è molto chiara e passa per la condivisione dei valori europei più profondi: il rispetto della dignità umana, l’uguaglianza, la solidarietà.

Il mio appello si rivolge dunque a tutti i costruttori europei che, come questo Governo, in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto. Insieme, possiamo mantenere la via.

Guardiamoci intorno e troveremo un Paese che chiede di essere ascoltato. Non possiamo permetterci di ignorarlo. Noi gli daremo voce fino alla fine.


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