Gianroberto Casaleggio: Magic Town

Con questa rubrica ogni settimana vogliamo regalarvi uno stralcio degli scritti di Gianroberto Casaleggio. Per ricordare parte di quel pensiero, di quelle idee che lo hanno portato a fondare il MoVimento 5 Stelle e il suo cuore pulsante: il Progetto Rousseau.

Di seguito uno stralcio del libro “Veni, vidi, web” pubblicato nel 2015.


Esiste una cittadina dove l’opinione degli abitanti rappresenta quella dell’intero Paese? Un luogo magico dove è sufficiente chiedere a un piccolo numero di persone chi vincerà le elezioni, o se un certo prodotto avrà successo, per saperlo con certezza?

Partendo da quest’idea, Robert Riskin scrisse la sceneggiatura di “Magic Town”, film del 1947 interpretato da James Stewart e Jane Wyman e ambientato a Grandview, un posto ideale in cui l’America è rappresentata in tutte le sue caratteristiche, un’immagine da cartolina degli Stati Uniti del melting pot.

James Stewart recita il ruolo di Rip Smith, giornalista esperto di sondaggi che scopre negli abitanti di Grandview la scorciatoia per il successo. Rip Smith si fa credere un assicuratore e, grazie a questo ruolo, acquisisce dai cittadini preziose informazioni sui temi più disparati.

Il trucco funziona, i suoi sondaggi si dimostrano una fotografia perfetta del pensiero dell’americano medio.

La fortuna di Rip Smith termina quando anche i media scoprono l’esistenza di Grandview, che diventa per tutti la capitale della pubblica opinione. I cittadini di Grandview, ormai consapevoli del loro ruolo, iniziano a documentarsi prima di rispondere alle domande. Passano il loro tempo in biblioteca. Riflettono a lungo prima di esprimere un giudizio e le loro opinioni cominciano a divergere a tal punto da quelle del resto del Paese da risultare totalmente inattendibili.

Magic Town è l’unico film prodotto a Hollywood in cui è presente il tema di una metodologia applicata ai sondaggi politici.

La creazione di un campione di persone informate sui fatti su cui deve esprimersi ha forti attinenze con la nascita della “democrazia diretta” resa possibile da Internet.

Il termine democrazia diretta descrive un nuovo rapporto tra i cittadini e i loro rappresentanti, un’evoluzione del sistema democratico più che un suo superamento. La democrazia attuale opera sul principio di delega, non di partecipazione diretta: con il voto si esaurisce il rapporto degli elettori con i candidati e con le scelte che verranno da questi attuate.

Si vota senza essere informati, per abitudine, per simpatia. Provate (per credere) a chiedere a un vostro conoscente il programma politico del partito per cui ha votato.

La Rete ridefinisce il rapporto tra cittadino e politica consentendo l’accesso all’informazione in tempo reale su un qualsiasi fatto, e il controllo sui processi attivati dal governo centrale o locale. La democrazia diretta introduce la centralità del cittadino.

I sondaggi costituiscono da tempo un forte legame tra opinione pubblica e potere costituito. Per un paradosso della Storia, fu il Ministro delle Finanze francese, Jacques Neckar, che (con perfetto tempismo) poco prima della Rivoluzione Francese del 1789, sottolineò l’importanza dell’opinione pubblica. All’inizio del secolo scorso i sondaggi divennero abituali e si affermarono grandi società di ricerca di mercato come Gallup, NOP, MORI e Harris. In seguito, presidenti americani come F.D.

Roosevelt e John F.Kennedy hanno utilizzato società di ricerca di mercato per impostare le campagne presidenziali. Oggi il sondaggio è entrato nella vita quotidiana, è presente su ogni media, ma fornisce analisi di scarso rilievo e nel peggiore dei casi è strumentale per influenzare il cittadino non informato.

James Fishkin e Robert Luskin, docenti all’Università di Austin, nel Texas, hanno focalizzato i loro studi sul “deliberative polling”, che consiste nella discussione su un determinato tema da parte di un gruppo rappresentativo di persone che acquisisce in anticipo le informazioni necessarie per esprimere una valutazione.

Il “deliberative polling” può durare giorni o settimane. È simile alle giurie popolari che emettono un giudizio solo dopo aver ascoltato i testimoni, le arringhe dell’avvocato e del pubblico ministero. Secondo le parole di James Fiskin: “è un modo per misurare cosa penserebbe il pubblico se fosse meglio informato”.

I risultati dei “deliberative polling” sono sorprendenti: grazie a una maggiore conoscenza dell’argomento ed alla discussione con gli altri partecipanti, le risposte si discostano anche del 50% rispetto all’opinione iniziale.

Dalla fine del 2002, Fiskin ha effettuato il deliberative polling on line con ottimi risultati, consentendo di partecipare anche a persone con menomazioni fisiche o in condizioni sociali particolari.

I dibattiti e la condivisione delle informazioni sono avvenuti on line. Il costo del sondaggio si è molto ridotto rispetto agli incontri diretti, pur dovendo dotare in alcuni casi i partecipanti di un computer. Il campione rappresentativo è aumentato enormemente, in quanto ogni abitante del pianeta può essere accessibile via Rete.

Il deliberative polling on line è lo strumento nascente di una democrazia diffusa in grado di decidere, di essere informata sui fatti, di influenzare e dirigere il governo nelle sue azioni quotidiane. Il concetto di delega non avrà più significato.

Il “knowledge divide”, la divisione in classi dei cittadini in funzione dell’accesso alla conoscenza, sarà un tema ordinario di discussione politica.

Nasceranno trasmissioni politiche in cui un campione di persone analizzerà e discuterà un determinato argomento per alcune settimane (ad esempio gli incidenti stradali che causano ogni anno circa 4.000 morti sulle strade italiane o gli incendi dolosi che distruggono ogni estate il nostro patrimonio boschivo) e il pubblico potrà esprimere la sua opinione, in diretta, attraverso Internet.

Magic Town (Città Magica) diventerà semplicemente Everyday Town (Città), una situazione normale e non fantastica.