Ambasciatori della partecipazione e Outlier positivi

Perché dettare legge dall’alto non è la soluzione.

Nei primi anni ‘90 due coniugi che lavoravano per un’importante organizzazione non governativa  – Jerry e Monique Sternin – vennero chiamati dal Governo per recarsi in Vietnam. Il loro compito era arduo, quanto sfidante: risolvere il problema della malnutrizione. 

La principale criticità era che la maggior parte delle strategie attivate dai cooperanti riusciva a determinare effetti positivi per il solo tempo in cui loro stessi erano presenti attivamente sul territorio, ma tendevano a sparire pochi mesi dopo la loro ripartenza e le vecchie abitudini tornavano a essere protagoniste della quotidianità.

Jerry e Monique capirono, quindi, che la soluzione doveva essere individuata in un altro modo e decisero di ispirarsi agli studi di Marian Zeitlin, docente della Tufts University, che aveva dedicato buona parte della sua vita a studiare le abitudini alimentari delle comunità povere degli Stati Uniti.

La Zetlin aveva scoperto un fattore importante: in queste comunità esistevano famiglie che erano riuscite a trovare un modo per alimentare in modo corretto i propri figli nonostante le condizioni avverse. Aveva scoperto gli outlier positivi

I devianti positivi (o outlier positivi) erano famiglie o singoli individui che erano riusciti a risolvere il problema della malnutrizione deviando, appunto, positivamente da una norma socialmente condivisa.  

I due cooperanti decisero allora di applicare questo modello e anziché impegnarsi nel imporre interventi di risoluzione già definiti a priori, si misero alla ricerca degli outlier positivi ossia persone promotrici di modelli comportamentali vincenti in contesti così difficili, ma che risultassero anomali rispetto alle abitudini sociali.

Due erano essenzialmente le attività attuate dai devianti positivi e che deviavano appunto dalle consuetudini sociali: fare pasti più ridotti, ma più frequenti e integrare la dieta con gamberetti e granchi. Questi alimenti erano, infatti, un tabù per le gerarchie sociali dal momento che i crostacei venivano considerati cibo delle classi inferiori e non venivano quindi inseriti nella dieta. Gli outlier positivi avevano deciso, invece, di deviare dalle norme socialmente condivise e al prestigio sociale avevano preferito, consapevolmente o meno, garantire apporto di vitamine e proteine all’alimentazione dei propri figli.

Il lavoro dei coniugi Sternin a quel punto divenne quello di far sì che queste famiglie diventassero esempio e riferimento per la collettività e che quella che prima era considerata una devianza dalle norme sociali, si trasformasse, invece, in una consuetudine fortemente radicata nel tessuto sociale e nelle abitudini comuni. Gli interventi attuati portarono dopo due anni a una diminuzione della malnutrizione dall’85% al 65% con una forte resistenza degli effetti anche in assenza dei cooperanti sui territori di azione.

La storia dei coniugi Sternin è un esempio potente di come nelle reti dei pari sia fallimentare immaginare che una soluzione imposta dall’alto possa apportare cambiamenti duraturi e avviare modalità di relazioni, di scambio, di collaborazione o di soluzione dei problemi efficaci nel lungo termine. 

Nei sistemi caratterizzati da reti di pari decentralizzate, aperte, dense di connessioni e nelle quali si vuole promuovere l’apporto di idee e prospettive diverse, è necessario, invece, scoprire, premiare e promuovere le soluzioni che i componenti stessi dell’organizzazione hanno già sviluppato al loro interno.

Le aggregazioni di cittadini che nascono, come avvenuto con il MoVimento 5 Stelle, come reti di pari hanno, infatti, tre caratteristiche fondamentali: vedono nella Rete un modo di pensare ai problemi individuando i modelli comportamentali vincenti, sono consapevoli del potenziale che le reti di pari possono esercitare nel mondo e reale e soprattutto, ultimo, ma forse più importante, le reti di pari possono essere utilizzate per imporre gerarchie all’interno, ma tenderanno sempre a prediligere la connessione tra pari qualora sia resa più semplice dal sistema stesso.

Per questo motivo nasce il percorso di formazione degli Ambasciatori della Partecipazione di Rousseau.

Per individuare e diventare al tempo stesso gli outlier positivi in grado di rinnovare dal basso e attraverso le reti tra pari un’organizzazione che oggi richiede un cambiamento della sua architettura sociale senza imporre imposizioni dall’alto, ma valorizzando al suo interno le scelte che meritano di emergere. Per valorizzare coloro che promuovono soluzioni oggi considerate anomale nella comunità e portate avanti da una minoranza, ma che possono diventare invece strategie di successo per la maggioranza.

Perché, come scrive Steven Johnson,  abbiamo una teoria delle ‘reti di pari’, sappiamo come costruirle e ne conosciamo gli esiti e sappiamo che possono funzionare nel mondo reale. 

Il nostro compito, adesso, è scoprire quanto lontano ci possano portare.

Per partecipare al percorso di formazione degli Ambasciatori della partecipazione iscriviti qui:

Ambasciatori della partecipazione – Primo incontro – mercoledì 27 gennaio 2021 dalle ore 19:00 alle ore 21:30

Ambasciatori della partecipazione – Secondo incontro – venerdì 5 febbraio 2021 dalle ore 19:00 alle ore 21:30

Ambasciatori della partecipazione – Terzo incontro – sabato 13 febbraio 2021 dalle ore 16.00 alle ore 19:00


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