Gianroberto Casaleggio: il marinaio perduto

Internet è una rivoluzione. Non un semplice prodotto che può aiutarci a vivere meglio la vita di sempre o a lavorare meglio nello stile di sempre. No. Internet deve, necessariamente, portare ad una vera e propria trasformazione radicale delle aziende, dei prodotti, delle relazioni umane e aziendali… Altrimenti il suo senso ne risulterà travisato e inespresso.

È questa, come scrive Renato Mannheimer nella prefazione di “Il web è morto, viva il web” (Pro Sources, 2001), l’idea forte che ispirava Gianroberto Casaleggio, che nel libro propone spunti di riflessione, lancia provocazioni forti, a volte moniti. Come a dire: attenti! Perché nella rivoluzione bisogna inserirsi con anticipo e con una presa di coscienza forte. Il cambiamento deve essere affrontato per tempo e nella convinzione che a cambiare non sarà solo la superficie, ma la sostanza delle cose.

Proprio per questo vogliamo regalarvi alcuni stralci di “Il web è morto, viva il web”. E per ricordare parte di quel pensiero, di quelle idee che lo hanno portato a fondare il MoVimento 5 Stelle e il suo cuore pulsante: il Progetto Rousseau.


Il marinaio perduto è un caso clinico narrato dal famoso neurologo Oliver Sacks nel suo libro: ”L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”.

Il marinaio, chiamato Jimmie, soffriva della sindrome di Korsakov. Tale sindrome comporta la perdita continua della memoria recente. Chi ne è affetto ha la memoria ferma per sempre ad un certo istante del suo passato. Jimmie era fermo al 1945. Oliver Sacks narra dei dialoghi con Jimmie e del suo rifiuto del presente, avvertito come un incubo per pochi minuti e subito dimenticato. Jimmie era come un nastro registrato che non poteva memorizzare nuove informazioni. Un nastro che si riposizionava sempre al punto iniziale. Una memoria immobile. Una situazione che comportava l’impossibilità di cambiare, di evolvere.

Riavvolgere il nastro per cancellare le lezioni del presente è un comportamento frequente, quasi abituale, nei confronti della Rete. In particolare verso una regola imposta dalla Rete: la fine dell’intermediazione senza valore aggiunto.

Via Internet si può acquisire direttamente un bene, un servizio, un’informazione. Senza intermediari. Io stesso compro, ormai abitualmente, biglietti aerei, libri, forniture per la casa, via Rete. Sottoscrivo abbonamenti. Accedo a servizi bancari e assicurativi. Sono però un privilegiato. Dispongo di un pc. So cos’è un browser. Ho familiarità con Windows. Cose semplici, ma sconosciute alla maggior parte degli italiani, che non può ancora accedere alla Rete e non lo potrà fare sino a quando ci sarà una identità tra tecnologia e Internet.

Ma quanto manca perché l’accesso alla Rete diventi un fenomeno di massa? Perché esploda il B2C? Tre anni, cinque anni? Forse, ma non di più.

Le aziende questo lo sanno o lo percepiscono, ma tendono a dimenticarsene, assumendo una reazione difensiva. E quindi mantengono in vita strutture inutili, tollerano inefficienze organizzative, rimandano gli investimenti, scaricando i costi sui clienti o sul sistema.

Questo comportamento, se mantenuto, ha come esito prevedibile la fine dell’azienda e, se diffuso, la crisi di interi sistemi paese. Il cliente, parola che preferisco a consumatore, si rivolgerà a chi gli offrirà il servizio migliore. La localizzazione geografica di chi eroga il servizio perderà di importanza e non sarà neppure percepita dai clienti. Le bilance dei pagamenti di alcuni stati potrebbero essere totalmente squilibrate verso l’estero. Con pesanti conseguenze economiche e politiche.

Perché non viene attivato il cambiamento? Perché non si incide sull’organizzazione aziendale? Perché non vengono attivati nuovi canali distributivi attraverso la Rete?

Provate a pensare a una grande azienda che decida di tagliare i costi improduttivi legati all’intermediazione senza valore aggiunto. Quali forze si trova a fronteggiare? I canali distributivi attuali, che associano alla parola Internet il diavolo; canali che però oggi determinano i ricavi dell’azienda. La resistenza al cambiamento di parte del personale, in particolare quello direttivo. L’impossibilità oggettiva di riqualificare tutte le persone per nuovi compiti più orientati verso la consulenza e il servizio al cliente.

Forze formidabili che, associate ad un periodo di franchi già prima del reale avvento del mercato della Rete, portano molte aziende a rimandare. E quindi a condannarsi a una fine sicura.

Quando decideranno di attivarsi, altre aziende le avranno precedute. E per loro non vi sarà più tempo a disposizione per attuare il cambiamento.

Viviamo un momento di transizione. Alcuni ne vedono gli effetti, altri li rifiutano e rimangono ipnotizzati dal mondo che hanno sempre conosciuto. Vivono in una loro dimensione in cui si radicano e guardano con fastidio le manifestazioni della nuova realtà. Più sentono il rumore della cascata a cui sono diretti, più lo negano. Fino al grande salto.

Chi rimarrà fossilizzato nel suo passato e vedrà i cambiamenti come situazioni spiacevoli da rimuovere seguirà nel suo destino il marinaio Jimmie. Rimarrà per sempre con la memoria immobile a prima della Rete.