Formare, semplificare, digitalizzare: la nostra attenzione ai lavoratori marittimi

di Luigi Gallo e Valentina Barzotti, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati


Per troppi anni i lavoratori marittimi sono stati lasciati soli in balia di nodi burocratici mai risolti e diritti non rispettati. È per questo che dall’inizio della legislatura abbiamo lavorato per confrontarci con il territorio, con la gente, con chi ogni giorno esce per mare, una delle condizioni di certo più difficili nel pur vasto e contraddittorio mondo del lavoro. Abbiamo affrontato questa tematica con metodo ed in modo organico, toccando diversi aspetti, dal collocamento alla formazione, dalla semplificazione alla digitalizzazione.

Sono diverse le questioni che abbiamo raccolto, sintetizzato, portato all’attenzione dei Ministeri competenti anche tramite atti parlamentari e altrettante sono quelle che dovremo affrontare nei prossimi mesi. Alla Camera esiste ad esempio una risoluzione incardinata in commissione Cultura a prima firma Luigi Gallo che affronta la questione delle certificazioni di competenza e la piena attuazione della convenzione STWC. C’è anche una proposta di legge a prima firma Angela Raffa per fare in modo che le spese sostenute dai lavoratori marittimi per il conseguimento o il rinnovo dei certificati non siano considerate nel reddito da lavoro dipendente.

Se per noi riformare il settore marittimo è sempre stata una priorità, con l’emergenza pandemica internazionale si è rivelata un’esigenza non più procrastinabile. Ed è per questo che nel Decreto Agosto è stata prevista per la prima volta una misura dedicata ai lavoratori marittimi precari attraverso un sostegno di 1200 euro per i marittimi precari che dal primo gennaio 2019 ad oggi hanno svolto 30 giorni lavorativi.

Siamo determinati a non fermarci qui. Serve stabilire delle procedure uniformi sul territorio per facilitare l’occupazione di questi lavoratori attraverso le convenzioni, mai stipulate dal 2015 ad oggi, tra MIT e ANPAL per individuare le Capitanerie di Porto autorizzate a svolgere attività di intermediazione.

Sarebbe poi opportuno intervenire anche per ridurre il ricorso ai contratti a tempo determinato, spesso molto diffuso, che alimenta la precarietà e porta all’abbassamento del costo del lavoro. Occorre, per quanto possibile, stabilizzare e prevedere forme di sostegno al reddito specifico per i periodi in cui questi lavoratori rimangono a terra senza impiego.

L’economia del mare rappresenta per il nostro Paese una grande possibilità di crescita industriale, di creazione di posti di lavoro, di visibilità scientifica internazionale, di leadership politica ed economica. Il nostro Paese deve puntare su questo settore in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale e deve farlo in fretta.