L’economia verde creerà 500 mila posti. Così l’Italia potrà ripartire dopo il Covid

Di seguito l’intervista rilasciata a La Stampa dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo. A cura di Paolo Griseri.


L’economia verde salverà i posti di lavoro messi in pericolo dalla crisi del coronavirus. Quando si chiuderà l’ombrello del blocco dei licenziamenti «sarà possibile evitare il disastro dell’occupazione». Nunzia Catalfo, ministra del lavoro, promotrice della legge sul reddito di cittadinanza, crede possibile fronteggiare l’emorragia di posti di lavoro.

Ministra Catalfo, le Borse crollano. Chi investe fa fosche previsioni e vende le azioni delle società. La Bce dice che senza il blocco dei licenziamenti in Italia la disoccupazione sarebbe al 25 per cento. Quando quel blocco finirà, che cosa succederà?

«La Bce riconosce la bontà della nostra terapia. Con il blocco e gli aiuti alle imprese, secondo la Uil, abbiamo salvato 5 milioni di posti. La nostra disoccupazione oggi è all’8,8 per cento, in Spagna è al 15,3».

Bene: abbiamo preso la medicina e la febbre è scesa. Ma la medicina costa e quando finirà la febbre della disoccupazione tornerà altissima. Come evitarlo?

«Ci sono settori più penalizzati sui quali intervenire. Penso a turismo, spettacolo, fiere sui quali ho aperto specifici tavoli insieme al ministro Franceschini. Ma da settembre fiere e congressi ripartiranno».

Basterà?

«No, certo. Servono interventi in profondità. Come il Fondo nuove competenze. E’ pensato per riqualificare i lavoratori. Invece di andare in cassa integrazione, il lavoratore rientra in azienda e il suo orario di lavoro può essere rimodulato: una parte di esso viene retribuito dallo Stato e dedicato a corsi di formazione che consentono lui di accrescere le proprie competenze per dare valore aggiunto all’impresa. E poi stiamo preparando piani per il rilancio del Paese che creano anche nuovi posti di lavoro: investimenti nel digitale, in economia verde, grandi infrastrutture, bonus al 110 per cento già inserito nel decreto Rilancio».

Quanti posti di lavoro si creeranno cosi?

«Fino a 500 mila solo per i green jobs».

Apriamo una parentesi. Lei è siciliana. Da Messina a Reggio come andrà il Frecciarossa? Sui traghetti?

«Lei vuole farmi parlare del Ponte sullo Stretto. Per noi siciliani è prioritaria l’alta velocità nell’Isola. Prima pensiamo a quella».

Si, ma come lo attraversa lo Stretto?

«Io personalmente lo attraverso con l’aliscafo. Ci metto un quarto d’ora».

State modificando le leggi sulla cassa integrazione. La nuova cig costerà di più o di meno?

«Abbiamo istituito la commissione due settimane fa. Gli obiettivi sono quattro: distinguere fra uno strumento dedicato alle aziende in ristrutturazione e un altro che interviene quando le imprese cessano la loro attività, creare un sistema universale per garantire la cassa a tutti, puntare sulla formazione del lavoratore e quindi su politiche attive, semplificare. Oggi non è così».

Forse è così perché le piccolissime aziende e i loro dipendenti non pagano i contributi..

«Infatti in questa emergenza la cassa per le aziende sotto i cinque dipendenti è stata pagata dallo Stato».

L’Europa ci accusa di assistenzialismo. Reddito di cittadinanza e quota 100 non sembrano spese produttive. Lei ha firmato la legge sul reddito di cittadinanza. Come replica?

«L’Europa ha elogiato il nostro reddito di cittadinanza. La Germania ha un sistema simile molto più forte del nostro. Per evitare l’assistenza dobbiamo aiutare chi cerca lavoro. Per questo abbiamo deciso di assumere 11.600 nuove persone nei centri per l’impiego. Così avremo in tutto 20mila addetti nelle strutture pubbliche cui si aggiungono altri 15 mila in quelle private. In tutto 35 mila persone distribuite sul territorio per aiutare chi cerca lavoro».

Con il virus è arrivato lo smart working. Un’opportunità o un rischio?

«Con l’epidemia abbiamo usato una modalità di lavoro che prima in Italia era poco considerata: questo può permetterci in futuro di avvicinarci ai livelli degli altri Paesi. E’ certamente un’opportunità che può avere anche effetti positivi sulla produttività. Naturalmente va applicato con prudenza, non in modo intensivo come durante il lockdown».

Qual è il rischio?

«Non può essere un lavoro invasivo che finisce per occupare perennemente la giornata in casa. Penso soprattutto ai rischi di sovraccarico di lavoro per le donne».

Ilva: a Taranto chiedono la chiusura dell’area a caldo. E’ d’accordo?

«L’acciaio è un asset strategico per l’Italia. Non possiamo assolutamente rinunciarci. Dobbiamo pensare a una riconversione ecologica della produzione».

Quanti sono, secondo lei, gli esuberi di Alitalia?

«Le scelte di strategia industriale su Alitalia dipendono dal Ministero dei Trasporti, dal Mef e dal Mise per quanto riguarda l’amministrazione straordinaria».

Lei è il medico che interviene a curare le crisi industriali. Così?

«Così. Con l’ambizione di insegnare ai malati che curo a evitare in futuro la malattia. In sostanza di aiutare lavoratori e imprese a riqualificarsi».

Quindi, gli esuberi Alitalia?

«Non ci sono esuberi nel piano del governo. Certo, il settore aereo è tra quelli che ha pagato di più l’epidemia. Ci sono tante crisi. C’è anche quella dei dipendenti di Air Italy».

Due giorni fa lei è stata ascoltata in treno dire che non avrebbe voluto trovarsi sotto casa i dipendenti Air Italy. Vero?

«Ero in treno e stavo parlando con il mio staff al fine di convocare i sindacati, che infatti ho incontrato lunedì e che rivedrò martedì prossimo. Oggi (ieri, ndr) ho avuto un colloquio i commissari. Sto lavorando ad una norma da inserire nel prossimo decreto per garantire la Cig ai lavoratori».