5G e Big Data: il documento presentato alla Camera dei Deputati

Due anni di studio, cinquanta audizioni, un documento di 87 pagine e 16 tematiche legate alla rete di nuova generazione e ai Big Data. Sono questi i numeri dell’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie nelle telecomunicazioni, il 5G e i Big Data realizzata dalla Commissione IX Trasporti e Telecomunicazioni della Camera e presentata ieri in diretta web a Palazzo San Macuto alla presenza di tutti i gruppi parlamentari.

Un lavoro, iniziato il 27 settembre del 2018, che testimonia l’attenzione primaria che questo Parlamento intende dare alla nuova tecnologia del 5G e della gestione dei Big Data, destinati ad avere un ruolo strategico per il futuro digitale del nostro Paese.

Nel corso delle audizioni, sono stati coinvolti i rappresentanti delle Istituzioni e delle Autorità di riferimento, gli esperti e i tecnici della materia, i principali attori con riferimento al tema specifico dell’elettromagnetismo, gli operatori televisivi, telefonici e quelli del mondo di Internet.

Il documento conclusivo è stato votato all’unanimità da tutte le componenti politiche, a riprova della trasversalità e dell’importanza di questi temi per il futuro del Paese e per cui va sicuramente dato merito al Movimento 5 Stelle per avere alimentato, nel corso delle audizioni, un confronto franco, serrato e sempre orientato alla massima trasparenza delle informazioni.

Questa indagine ha avuto il pregio di spaziare in tutti i campi di questo nuovo paradigma digitale: dall’integrazione del 5G con la banda ultralarga quale strumento per superare il digital divide, all’utilizzo di Big Data per produrre nuove forme di intelligenza artificiale, passando per gli investimenti delle società sulle reti. Sono stati inoltre approfonditi i rischi per la sicurezza informatica e gli aspetti legati alla salute.

Nello specifico l’indagine conoscitiva ha chiarito alcuni aspetti che dovrebbero essere portati alla conoscenza di tutti, come il fatto che l’introduzione della nuova tecnologia del 5G, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche e nel rispetto dei limiti alle emissioni imposti – pari a 6 volt/metro rispetto ai 61 volt/metro raccomandati a livello internazionale e adottati dalla maggior parte degli stati membri – non risulta comportare rischi maggiori di quelli delle altre tecnologie delle telecomunicazioni, ormai in uso da molti anni.

Oppure come le emissioni delle antenne di trasmissione non risultano comportare rischi per la salute e che queste sono meno potenti quanto più numerose sono le antenne. O ancora, come le emissioni degli apparecchi wi-fi e ancor di più quelle degli apparecchi bluetooth hanno potenze molto deboli e quindi non nocive. Sui limiti dell’elettromagnetismo, peraltro, la posizione del Governo è molto chiara: non appare necessario modificare gli attuali limiti di emissione, che sono i più bassi di tutta Europa.

Sono passaggi di fondamentale importanza, poiché a fronte di quello che rappresenta un successo per l’Italia come capofila europeo – essendo stata tra i primi Paesi ad aver assegnato le frequenze e ad aver concluso i test pre commerciali – risulta ancora molto da fare per contrastare la diffusione di fake news sul tema. Gli esiti di questa indagine conoscitiva, che ha saputo affrontare il tema specifico dell’elettromagnetismo dando voce alla scienza, agli studi, ai risvolti tecnici e alle principali autorità in materia, ci rassicurano e ci danno argomenti e strumenti per affrontare questo tema delicato senza pregiudizi e opinioni precostituite.

Certo non per questo bisogna abbassare la guardia, ma citando il testo dell’indagine conoscitiva “massima attenzione deve poi essere rivolta al monitoraggio delle emissioni da parte delle ARPA/APPA, che deve essere costante continuo e completo, al fine di tutelare pienamente la cittadinanza, alla luce del momento particolare di transizione dalle tecnologie precedenti a quelle di ultima generazione”.

Il vero punto di attenzione sul 5G, come sulla infrastrutturazione a banda ultra larga, è la tematica della sicurezza della rete e della tutela dei dati che su di essa viaggiano, come approfondito nel documento e come le recenti tensioni internazionali ci ricordano.

Il tema di rafforzamento dei livelli di sicurezza delle reti e dei sistemi, in un ambito in cui le infrastrutture vedono aumentare le proprie capacità tecniche di trasmissione dati e contestualmente devono gestire un flusso di informazioni sempre più significativo, pone la tematica dello spazio cibernetico come non più rinviabile. L’indagine conoscitiva affronta in maniera completa questo ambito, avendo chiamato in audizione i rappresentanti del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) e delle principali agenzie competenti in materia.

L’Italia, tuttavia, si è dotata di una specifica norma sul Golden Power tra le più stringenti in Europa e che fornisce gli strumenti di controllo adeguati. Dall’indagine si rileva infatti che un sistema flessibile e complesso come quello delle reti 5G può risultare più facilmente vulnerabile ad attacchi cibernetici, fenomeno in aumento esponenziale e sempre più insidioso.

L’auspicio è che sul piano normativo l’Europa possa ricoprire un ruolo da protagonista a livello globale nello sviluppo del 5G, perseguendo obiettivi di armonizzazione quanto più possibile ambiziosi, in grado di assicurare quella semplificazione e quella affidabilità indispensabili a creare un ecosistema favorevole agli investimenti e di agevolare l’operato delle aziende operanti nei diversi Stati membri. Il 5G è cruciale, difatti, per la competitività europea, ma è necessario mitigare i rischi con norme comuni affinché le reti siano affidabili, sicure e resilienti.

Digitalizzare il Paese significa innestare innovazione in ogni territorio, offrendo alle imprese dei servizi completamente full digital. Dobbiamo essere bravi, quindi, a cavalcare quest’onda e tutte le sue potenzialità senza però esserne travolti: nuove tecnologie pongono sempre delle sfide inedite spostando ogni volta più in alto l’asticella del progresso. E se è vero che ogni cambiamento non rappresenta necessariamente un progresso, è altrettanto vero che il progresso passa sempre dal cambiamento.