La Mappa della Solidarietà in Italia ai tempi del Coronavirus 

In questi giorni di emergenza sanitaria e di isolamento forzato si è creato un filo particolare che unisce l’Italia da nord a sud e che accomuna tutte le città, da Napoli a Milano, da Roma a Taranto. Un filo invisibile composto dalla semplice voglia di aiutare l’altro, il nostro vicino, le nostre città, il nostro Paese.

Una peculiarità che gli italiani hanno tirato fuori nei momenti di difficoltà e che mai è venuta meno negli anni: la solidarietà. Da diverse settimane si sono attivati in tutto lo stivale progetti di solidarietà partiti dal basso. La testata giornalistica dalsociale24 ha creato una Mappa della Solidarietà ai tempi del Coronavirus, uno strumento che permette di raccontare e tracciare le varie reti createsi sul territorio in questo periodo.

Ne abbiamo parlato con il direttore editoriale del giornale, Ciro Oliviero


Come è nata l’idea della Mappa della Solidarietà?

Il progetto è nato come una naturale conseguenza del lavoro che facciamo ogni giorno con dalsociale24, occupandoci di iniziative che hanno carattere sociale su tutto il territorio nazionale, non solo campano. Da diverse settimane stavamo raccontando iniziative legate all’emergenza sanitaria da Coronavirus. Mentre discutevamo di alcuni progetti con la fundraiser sociale Sara Petricciuolo è nata l’idea della Mappa della solidarietà ai tempi del Coronavirus. Abbiamo raccolto tutti i progetti di cui avevamo scritto aggiungendo al lavoro  le altre segnalazioni che ci erano giunte. Un lavoro che si è allargato a macchia d’olio. Siamo partiti da Napoli per poi toccare le province della Campania fino ad arrivare a toccare territori come Taranto, Milano, Perugia, Roma. 

Che natura hanno questi progetti e chi mette in campo le iniziative solidali?

Quello che mi fa piacere sottolineare è che la solidarietà è partita dal basso. Le persone si sono organizzate in maniera autonoma nei quartieri, nelle strade, nei palazzi.

Le iniziative vengono messe in campo dalle parti più disparate. Esistono gruppi di persone, invisibili ai più in questo periodo di isolamento, che si stanno impegnando per sostenere coloro che sono in difficoltà. Parliamo di  associazioni, cooperative, enti comunali, gruppi informali di cittadini. Alcune farmacie cedono a prezzo di costo alcuni farmaci o addirittura li donano a persone in difficoltà e che non possono permettersi l’acquisto. O piccole realtà come un forno a Genova che ha donato la pizza al personale sanitario dell’ospedale San Martino.

 Tra le tante iniziative da sottolineare c’è anche quella della spesa sospesa 

Sì, segue un po’ l’antica iniziativa napoletana del caffè sospeso, quella per cui si lasciava un caffè pagato al bar per qualcuno che non poteva pagarlo. La spesa sospesa si è diffusa un po’ in tutto il Paese. Il “panaro sospeso” a Napoli ha fatto proseliti in tutte le regioni arrivando fino a Genova. Così come il carrello sospeso in cui le persone possono lasciare dei generi alimentari fuori dal supermercato quando hanno finito la spesa. E ci sono tante associazioni che si stanno occupando di distribuire provviste e generi di prima necessità alle persone che più ne hanno bisogno. Su territorio partenopeo sono molte le associazioni che si sono attivate come Opportunity onlus, Studenti contro la Camorra, CleaNap, Larsec. Le reti di solidarietà hanno permesso di scongiurare in molti casi e molte zone del Paese episodi di microcriminalità.  

Le iniziative non hanno sempre come oggetto la distribuzione di beni di prima necessità. Esistono molti servizi che professionisti in svariati ambiti stanno mettendo in campo.

Certo, c’è chi ha messo in piedi ad esempio un servizio telefonico di aiuto psicologico. Mi vengono in mente quelli offerti dalla cooperativa Convoi di Sesto Fiorentino o dalla cooperativa Il Villaggio di Esteban di Salerno. Per garantire un sostegno concreto alle famiglie dei ragazzi con disabilità gravi l’istituto Serafico di Assisi ha attivato un numero verde attivo in tutta Italia. Ci sono anche organizzazioni che stanno producendo e regalando mascherine anti contagio. In molti casi sono anche migranti a realizzarle come gli ospiti di Less e Inclusione Alternativa a Napoli o di Coopisa a Sant’Alessio in Aspromonte in provincia di Reggio Calabria. In questa spirale di solidarietà anche i detenuti hanno fatto la loro parte. Come è accaduto nelle carceri di Milano, Salerno e Roma dopo l’accordo raggiunto tra il ministro della Giustizia Bonafede ed il commissario Arcuri per la realizzazione di dispositivi di protezione individuale destinati al personale dei penitenziari di tutta Italia.