Così abbiamo lottato per riconvertire un ecomostro in un polo logistico portuale

#StorieGuerriere è la rubrica del Blog delle Stelle dedicata alle iniziative portate avanti in questi anni da attivisti e portavoce locali del MoVimento 5 Stelle che hanno generato risultati positivi concreti e tangibili per il loro territorio o per i cittadini che lo abitano. L’impegno e la generosità di cittadini attivi che hanno portato un valore aggiunto per il nostro Paese.
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a cura di Andrea Ussai, portavoce MoVimento 5 Stelle regionale in Friuli Venezia Giulia. Hanno contribuito a raggiungere il risultato Cristina Bertoni, Gianrossano Giannini, Paolo Menis (portavoce M5S al Comune di Trieste), Eleonora Frattolin e Ilaria Dal Zovo (portavoce M5S regionale in Friuli Venezia Giulia), Stefano Patuanelli (Senatore M5S, Ministro per lo sviluppo economico ed ex portavoce M5S al Comune di Trieste), Alda Sancin (presidente Comitato No Smog), assieme a tutti gli altri portavoce e attivisti di Trieste.

• IL PROBLEMA

La presenza di un’industria pesantemente impattante sotto il profilo dell’inquinamento atmosferico (polveri e odori) ed acustico. Stiamo parlando della Ferriera di Servola, complesso industriale costruito nel 1896 e specializzato nella produzione di ghisa, sito appunto a Servola, un rione di Trieste. Si estende per 560.000 metri quadrati, in cui sorgono la cokeria, l’impianto di agglomerazione, due altiforni e la macchina a colare per la solidificazione della ghisa in pani. Questi impianti costituiscono la cosiddetta area a caldo, quella più inquinante, alla quale negli ultimi anni si è aggiunta l’area a freddo, ossia un impianto di laminazione dell’acciaio. 

Nell’ultimo decennio l’inquinamento atmosferico generato all’area a caldo è aumentato. Solo a titolo di esempio, nel 2015 gli sforamenti giornalieri di PM10 della centralina di rilevamento più vicina all’impianto ammontavano a 142 contro i 35 annualmente concessi, registrando anche una media annuale dei valori di benzo(a)pirene (inquinante cancerogeno) superiore al valore obiettivo.

• L’INIZIATIVA

Abbiamo contattato le associazioni e i cittadini che vivevano il problema. Abbiamo presentato sia in Comune che in Regione interrogazioni, mozioni, emendamenti, progetti di legge. Abbiamo preparato esposti in procura e organizzato incontri informativi, con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sul tema e facendo pressione sulle amministrazioni comunali e regionali che, sia di centrodestra che di centrosinistra, non erano mai riuscite a risolvere il problema ambientale.

L’aumentata sensibilità e conoscenza del tema ha portato alla formazione di un Comitato che ha riunito le associazioni che negli anni si sono occupate dell’inquinamento prodotto dalla Ferriera e che è riuscito ad organizzare due grandi cortei di protesta in città (31 gennaio 2016 e 22 maggio 2016). Al secondo corteo ha partecipato anche Luigi Di Maio.

• IL RISULTATO

Il 31 gennaio 2019 la proprietà si dichiara disponibile a discutere un nuovo accordo di programma tenendo conto del possibile scenario industriale futuro. A settembre 2019, con la nomina a ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli ha avviato un percorso di confronto tra le istituzioni coinvolte per verificare lo stato di avanzamento degli impegni a tutela ambientale e dei lavoratori presi dalla nuova proprietà nel 2014, percorso che sta portando in questi giorni alla firma di un nuovo accordo di programma che garantirà sia la riconversione dell’area che il mantenimento dei livelli occupazionali. Questo accordo metterà fine a decenni di inquinamento generato da quell’impianto comportando la riconversione dell’area in polo logistico. Infatti questa sarà l’ultima e più importante iniziativa che porterà alla chiusura della parte più inquinante dello stabilimento, permettendo di liberare delle aree che saranno riconvertite per lo sviluppo della portualità e della logistica.

• COSA SERVE PER REPLICARE L’INIZIATIVA

Ascolto e tanta determinazione. E’ necessario un confronto continuo con le associazioni e i comitati di cittadini che vivono ogni giorno sulla propria pelle il disagio di vivere vicino ad un impianto industriale inquinante, solo in questo modo è possibile conoscere i problemi reali e quotidiani. Il portavoce comunale o regionale ha molti strumenti a disposizione: il monitoraggio e l’interazione sui social, la partecipazione e l’organizzazione di assemblee con i cittadini, la possibilità di accedere agli atti prodotti dagli enti locali e dalle istituzioni di controllo dell’inquinamento come le Agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa). Sono tutti strumenti che vanno sfruttati non solo per denunciare ma anche per proporre soluzioni alternative, mantenendo un costante e trasparente rapporto con i cittadini.

 


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