Fase 2, l’analisi scientifica: ecco perchè non si può riaprire tutto

Il 4 maggio l’Italia entrerà nella cosiddetta “fase 2” dell’emergenza: una fase intermedia, di iniziale convivenza con il virus, durante la quale sarà fondamentale valutare lo sviluppo dell’epidemia alla luce delle nuove misure adottate.

Il lockdown non è superato del tutto: alcune restrizioni saranno allentate, aumenteranno le possibilità per motivare gli spostamenti e, soprattutto, molti lavoratori, circa 4.5 milioni, si metteranno in moto e torneranno alle loro attività (Fase 2: le principali novità dal 4 maggio). È stimato, inoltre, che 700.000 per farlo prenderanno mezzi di trasporto pubblici.

Ma la situazione sanitaria non consente in alcun modo un ritorno immediato alla vita di prima da un giorno all’altro: sarebbe da incoscienti e da irresponsabili riaprire tutto subito.

Si metterebbe a rischio la salute dei cittadini, la tenuta del nostro sistema sanitario e di conseguenza anche del tessuto economico del Paese. Proviamo ad immaginare solamente cosa succederebbe qualora l’epidemia tornasse nuovamente sui numeri delle scorse settimane. Un disastro socio–economico–sanitario che non potevamo e non possiamo consentire. E a chi, proprio in queste ore, ha riattivato la macchina della propaganda, getta fango sulle misure stabilite dal Governo, avanza ombre sul lavoro della scienza e si rende promotore di iniziative confuse, diseducative e prive di senso logico, raccomandiamo la lettura di dati scientifici.

C’è infatti una lunga analisi condotta dal Comitato tecnico-scientifico a supporto dell’ultimo Dpcm del presidente Giuseppe Conte. Il report dell’equipe di esperti guidati dal professor Silvio Brusaferro utilizza come criterio fondamentale per valutare le politiche di riapertura l’indice di contagio.

Attualmente questo indice R0 è compreso tra 0.5 e 0.7. L’obiettivo è quello di mantenerlo al di sotto di 1 (se R0 è 1 vuol dire che una persona infetta ne contagia un’altra), altrimenti l’impatto sul sistema sanitario sarebbe impressionante.

Tutte le scelte per la fase 2 sono ben motivate da simulazioni realizzate dai massimi esperti scientifici. Queste simulazioni ci dicono intanto che una riapertura totale porterebbe le terapie intensive ad aver bisogno di 151.231 posti letto entro giugno, 430.866 a fine anno.

In molti lamentano il fatto che le scuole dovranno rimanere chiuse. Ebbene, le stime mostrano che riaprire le scuole innescherebbe una nuova e rapida crescita dell’epidemia, dovuta anche all’utilizzo di trasporti pubblici che, si stima, aumenterebbe i contatti del 20%. La sola riapertura di questi luoghi potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale.

Stesso discorso vale anche per le attività produttive: dal 4 maggio potranno riaprire ad esempio quelle manifatturiere, il commercio all’ingrosso e i cantieri.

Non è certo frutto di una decisione casuale: secondo le analisi dell’Iss,la riapertura dei settori manifatturiero, edile, commercio e ristorazione avrebbe un impatto minimale sulla trasmissibilità dell’infezione. Tuttavia, mentre per il settore edile e manifatturiero questo scenario può considerarsi realistico, per il settore commerciale e di ristorazione un aumento di contatti in comunità è da considerarsi un’inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare nuove epidemie.

Ecco perché nella fase 2 bar e ristoranti potranno, comunque, riaprire, ma solo per l’asporto: non si vuole, ovviamente, soffocare il tessuto imprenditoriale del Paese, al contrario gli si sta consentendo di riprendere vita ed adeguarsi alle nuove misure di sicurezza e distanziamento che, in ogni caso, serviranno anche in futuro. Contemporaneamente, però, l’attività deve essere compatibile con una minima possibilità di contagio.

Questa è impensabile per il lavoro di parrucchieri ed estetisti, che non potrebbero mai mantenere la distanza di un metro con i clienti, e per questo i loro centri non potranno aprire prima del 1 giugno. Cioè quando tutti avremo più chiaro l’andamento della fase 2 e testato anche le condotte precauzionali dei cittadini.

Le prossime settimane, dunque, saranno cruciali per valutare l’impatto delle nuove disposizioni e stabilire eventualmente, questo è l’auspicio di tutti, nuovi allentamenti. Allo stesso modo si dovrà studiare la situazione epidemiologica nelle Regioni, che potrebbe mutare anche alla luce delle nuove misure: solo un’analisi approfondita potrà consentire, se necessario, la previsione di disposizioni diverse da territorio a territorio.

In un momento in cui finalmente intravediamo la luce grazie all’efficacia delle misure restrittive sin qui adottate, che hanno impedito una vera e propria ecatombe nazionale e consentito una forte riduzione di contagi e decessi, oggi più che mai occorrono giudizio e prudenza. Ce lo insegnano anche le esperienze di Paesi come Francia, Spagna e Germania che proprio in queste ore stanno prevedendo passi indietro rispetto alla fine del lockdown.
Parigi, ad esempio, ha rivisto le sue previsioni sull’apertura delle scuole già l’11 maggio e ha stabilito lo stop definitivo al campionato di calcio.
Mentre in Germania, dopo un primo allentamento delle restrizioni, i contagi sono tornati a salire.
In Spagna la situazione sulle misure restrittive è simile all’Italia. Non solo. È notizia proprio di ieri sera che la comunità di Madrid ha triplicato nelle ultime 24 ore il numero dei contagi quotidiani passando da 363 a 981.

Non possiamo annientare tutti gli sforzi fatti finora. Allentare tutto e subito per recuperare magari 10, 15 giorni di ritorno alla “normalità” (ben consapevoli che fino al vaccino o a cure efficaci nulla sarà mai più come prima e tutti dovremo abituarci a nuove condotte sociali) per poi sprofondare in una nuova totale chiusura sarebbe deleterio per il futuro del Paese. I

l gioco non vale la candela. È chiaro! Soprattutto alla luce di tutti i sacrifici fatti ad oggi!

Occorre, quindi, restare lucidi, uniti, seri e responsabili, ciascuno nei propri comportamenti: chi adesso sottovaluta i rischi o si rende protagonista di cattivi esempi fa solo il male del Paese!