#UnSaccoGiusto, la campagna ambientalista contro il racket della plastica e l’ecomafia

“Busta?”. Una volta alla cassa, la domanda è puntuale. Canonica. Ma qui si è chiamati ad una scelta consapevole: dietro a un sacchetto per la spesa potrebbe nascondersi la criminalità organizzata, che in Italia controlla buona parte del mercato dei sacchetti di plastica e impone ai commercianti l’acquisto e la distribuzione di prodotti illegali. 

In base alla legge del 24 marzo 2012 gli esercenti possono utilizzare soltanto shopper biodegradabili e compostabili, i dati purtroppo rivelano altro: 60 buste su 100 sono fuorilegge. Eppure la norma prevede un regime sanzionatorio – una multa dai 2.500 ai 25.000 euro – per quei commercianti che non si adeguano. Tutto inutile. I recenti episodi di cronaca, con i blitz effettuati dal NAD (nucleo anti degrado della Polizia locale), Carabinieri e Forestale, evidenziano come esista un ricco mercato nero della plastica, da Nord a Sud del Paese. L’80 per cento dei commercianti al dettaglio distribuisce ancora sacchetti illegali. Nel mese di febbraio, ad esempio, nella Capitale sono state sequestrate 4 tonnellate di plastica in sacchetti non a norma: 400mila buste destinate a finire sui banchi dei mercati rionali. In totale si contano, ad oggi, 268 sequestri da parte delle forze dell’ordine che hanno redatto 432 verbali e fatto sanzioni amministrative per un ammontare di 5 milioni di euro.

L’illegalità la fa da padrona procurando sia un danno all’ecosistema sia un favore alla criminalità, organizzata o meno. Come ci ricorda la storia di Federico Del Prete – venditore ambulante e sindacalista dello S.N.A.A (Sindacato Nazionale Ambulanti) – ucciso per aver compreso e fatto emergere il legame tra il racket della plastica e la camorra. Assassinato nel 2002, Del Prete aveva fatto luce sulle irregolarità amministrative riscontrate nel corso delle fiere settimanali nelle province di Napoli e Caserta, denunciando le estorsioni di cui erano sistematicamente vittime i venditori ambulanti nei mercati: le buste di plastica monouso venivano imposte al prezzo di 5 euro per un chilo, mentre alla fonte costavano appena un euro e ventitré centesimi.

Il figlio di Del Prete, Gennaro, ha continuato la battaglia del padre. Insieme a Massimiliano, figlio di Domenico Noviello – imprenditore assassinato dalla camorra perché “reo” di aver fatto arrestare e condannare gli emissari del clan dei Casalesi – hanno dato vita alla CoopVentuno. I due, oltre a ricordare le vittime a partire dai loro rispettivi padri, hanno pensato che la memoria non servisse se non trasformata in impegno concreto e tangibile. Per tale motivo la CoopVentuno ha lanciato la campagna #UnSaccoGiusto, un’iniziativa ad alto valore sociale che mira a sensibilizzare la clientela a comportamenti sostenibili tramite la commercializzazione di shopper (in mater-Bi) biodegradabili e compostabili, così come previsto dalla normativa in vigore.

Anche le associazioni ambientaliste hanno deciso di sostenere la campagna, alla quale si è poi affiancata una seconda iniziativa, chiamata “SacchEtico”, che propone anch’essa la vendita di buste a costo inferiore di qualsiasi shopper per asporto merci. “Un sacco di legalità biodegradabile e compostabile che rispetta l’ecosistema” si legge sul sito della campagna. Contro il business illegale della plastica, difendiamo l’ambiente e la legalità. Alla cassa facciamo la scelta giusta.