Tutelare i cittadini e colpire i grandi evasori: ecco cosa prevede il decreto fiscale

Se finora i grandi evasori hanno potuto farla franca è anche perché la legge ha, spesso, offerto loro scappatoie. Cosa si intende per grandi evasori? Non stiamo certo parlando di chi si spacca la schiena dalla mattina alla sera per portare a casa il pane e che, troppo spesso, è stato oggetto di vessazioni da parte dello Stato che, per fare cassa, si è rivalso su chi non aveva santi in paradiso a cui appellarsi. Non è un caso che, se da una parte il rapporto tra fisco e cittadini sia andato a inasprirsi sempre di più, fino ad arrivare ai casi di cronaca di epoca recente che hanno vista coinvolta Equitalia, dall’altra la presenza di evasori tra i detenuti sia bassissima. Per i reati tributari, infatti, il rapporto è di una condanna definitiva ogni cento procedimenti, contro un rapporto per i reati nel loro complesso che è di 1 a 50. Esattamente le metà.

Il motivo? La legislazione sull’evasione fiscale è tale che, anche chi viene sanzionato, poi riesce a farla franca. Le pene, infatti, sono troppo basse e tra attenuanti e prescrizione quasi nessuno finisce realmente in carcere.

Ad oggi, per la dichiarazione fraudolenta, la pena prevista è la reclusione in carcere da un anno e mezzo a sei anni, ma se l’ammontare degli elementi passivi fittizi è inferiore a 154.937,07 euro la reclusione diminuisce a da sei mesi a due anni. Per la dichiarazione infedele, la punizione è il carcere da uno a tre anni. Si va in carcere solo se la singola imposta evasa è superiore a 150 mila euro o se il passivo “inventato” o l’attivo “nascosto” sono complessivamente più del 10 per cento rispetto al totale. L’omessa dichiarazione di chi non presenta la dichiarazione Irpef o Iva, e ne avrebbe l’obbligo, è punita con il carcere da un anno e mezzo a quattro anni, sempre che la singola imposta evasa sia superiore a 50 mila euro.

Il MoVimento 5 Stelle si è battuto e si sta battendo per cambiare lo status quo e porre un rimedio a questa situazione. Siamo intervenuti nel Decreto Fiscale per rivedere sia le pene, sia le soglie di punibilità. Nel caso della dichiarazione fraudolenta, portiamo il massimo della pena da sei a otto anni e abbassiamo la soglia per andare in carcere per chi evade il fisco per cifre a partire da centomila euro. Stiamo parlando, quindi, dei grandi evasori che frodano il fisco e che magari portano i capitali all’estero, in qualche paradiso fiscale. Sono soldi nostri, di tutti noi, che potrebbero essere spesi per scuole, ospedali, strade, per aumentare gli stipendi alle nostre forze dell’ordine, ai nostri infermieri o agli insegnanti.

Inoltre, introduciamo la norma della confisca “per sproporzione”, attualmente possibile solo per i mafiosi. Quando un contribuente non sarà in grado di dimostrare che il suo patrimonio è giustificato dai suoi redditi, i beni potranno essere sequestrati anche se il reato è prescritto.

Finora a pagare siamo stati tutti noi, caricati del peso di tutte le tasse, mentre pochi grandi evasori portavano all’estero decine e decine di miliardi. D’ora in poi si inizia a far pagare chi non ha mai pagato, per poter restituire a chi è stato vessato da un fisco che è stato spesso ingiusto. E’ una rivoluzione culturale. Punire i delinquenti per far sì che gli onesti paghino meno tasse. Chi non è d’accordo sta dalla parte sbagliata, dei ladri che hanno truffato lo Stato facendo la bella vita alle spalle dei contribuenti onesti. Noi stiamo dalla parte dei cittadini per bene.