Lo zucchero nelle bevande può far salire il rischio di tumore: il risultato di un vasto studio francese

Articolo di Vera Martinella pubblicato sul Corriere della Sera

Attenzione a non eccedere con le bevande zuccherate, succhi di frutta compresi. A richiamare l’attenzione dei consumatori più incalliti sono i risultati di un ampio studio francese, appena pubblicati sulla rivista scientifica British Medical Journal. «Il consumo di bibite zuccherate (come quelle a base di cola, limonate, energy drink, eccetera) è cresciuto moltissimo negli ultimi decenni – scrivono gli autori nelle loro conclusioni – e sono già state collegate a maggiori probabilità di sviluppare sovrappeso e obesità, un grande fattore di rischio per l’insorgenza di un tumore. È inoltre stata ben documentata la relazione tra questi drink e diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari. Questo studio aggiunge un dato nuovo: bere bevande zuccherate, inclusi i succhi di frutta 100%, è associato anche a un maggiore rischio di cancro».

Evitare gli eccessi

«Come sempre quando si parla di alimentazione è importante la moderazione – sottolinea Paolo Pedrazzoli, direttore dell’Oncologia al Policlinico San Matteo di Pavia ed esperto di nutrizione in oncologia -. Con la giusta alimentazione si può prevenire almeno il 30 per cento delle neoplasie, ma non esistono alimenti che in assoluto fanno bene o fanno male. Le variabili in gioco sono moltissime e ciascuna deve essere presa in considerazione prima di arrivare al giudizio finale. Certo è che gli eccessi, come in tutte le cose, sono nocivi. Questo non significa però che nessuno debba più bere un succo di frutta o una bibita zuccherina: quello che conta, per restare in salute, è l’equilibrio». «Un bicchiere ogni tanto non è certo un problema, la raccomandazione di diverse agenzie di pubblica sanità è di consumare meno di un drink zuccherino al giorno – dice Mathilde Touvier, coordinatrice principale della ricerca francese, del Nutritional Epidemiology Research Team all’Università Sorbonne di Parigi -. Le complicazioni arrivano per chi è abituato a un bicchiere quotidiano, che può far crescere il rischio di malattie cardiometaboliche e di cancro. E la vera novità è che non emergono grandi differenze fra le varie bevande e i succhi di frutta».

Lo studio

I dati sono stati raccolti esaminando le informazioni contenute nello studio NutriNet-Santé a cui hanno partecipato 101.257 adulti francesi, per il 79 per cento donne, che nell’arco di circa un decennio hanno risposto a questionari mirati a indagare le loro abitudini alimentari. «Come sottolineano gli stessi autori, i dati che vengono dallo studio francese vanno confermati perché si tratta di uno studio osservazionale – spiega Pedrazzoli -, quindi non è possibile attribuire con certezza che è lo zucchero a provocare il cancro. Servono quindi indagini su numeri maggiori di persone e indagini mirate a scoprire il legame fra zuccheri e insorgenza del cancro».  «Le possibili correlazioni esistenti tra il consumo di zuccheri e il rischio di sviluppare tumori sono al vaglio dei ricercatori da molti anni – spiega Roberto Bordonaro, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Medica dell’Ospedale Garibaldi di Catania e segretario nazionale dell’Associazione di Oncologia Medica Italiana (Aiom) -. Gli studi reperibili sull’argomento sono numerosi, con risultati peraltro spesso contraddittori».

Ma perché gli zuccheri farebbero venire il cancro?

«Il meccanismo invocato per spiegare queste correlazioni è legato ai picchi di produzione di insulina e di “insuline-like-growth factor” (fattore di crescita simile all’insulina) che fanno seguito al rapido passaggio di elevate quantità di zucchero all’interno del torrente circolatorio, i quali fungono da possibili induttori di meccanismi cancerogenici – dice Bordonaro -. Il consumo eccessivo di il zuccheri “liberi” e a rapido assorbimento (presenti in bibite zuccherate o contenuti in cibi privi di fibre e altamente raffinati) è legato anche con il rischio di contrarre obesità, essendo i picchi insulinici seguiti da riduzione dei livelli di zucchero nel sangue che dà luogo a una immediata ricomparsa dello stimolo della fame. E chili di troppo e obesità rappresentano un fattore di rischio per oltre una decina di tumori (esofago, seno, fegato, stomaco, rene, pancreas, colon-retto, vescica e utero)». A tal proposito è bene anche ricordare che drink senza zuccheri e «diet» non possono essere considerati «dietetici»: soft drink, bevande dal sapore fruttato e bibite energetiche, come tutte quelle spesso utilizzate da chi fa sport, hanno un mercato ampissimo. Le bevande fruttate, dolci, con le bollicine sono create soprattutto per i ragazzi, perché incontrano di più il loro gusto e sono sempre più diffuse fra i teenager, ignari di come il loro consumo porti molte calorie e pochi nutrienti.

Chi mangia e beve «bene» rischia meno il cancro

Nel marzo 2015 l’Organizzazione Mondiale di Sanità ha invitato le Istituzioni competenti per la tutela della salute a mettere in atto strategie efficaci per limitare il consumo di zuccheri e la crescente diffusione di bevande zuccherine. L’obiettivo è mettere un freno a un’epidemia a livello globale, che riguarda soprattutto i Paesi più sviluppati (Stati Uniti in testa): ovvero il numero crescente di casi di diabete, obesità e sovrappeso. E di patologie direttamente collegate, tumori e malattie cardiovascolari in primis. In pratica le patologie più diffuse al mondo e quelle, ancora oggi, responsabili del maggior numero di morti. «Il messaggio che merita di essere ribadito – conclude Bordonaro – è quindi che le attitudini alimentari e lo stile di vita rimangono i determinanti principali del rischio di contrarre tumori: un’alimentazione equilibrata, in cui gli zuccheri vengano immessi prevalentemente attraverso il consumo di cibi strutturati e non di bibite zuccherate o cibi altamente raffinati (come le merendine o i tanti dolciumi confezionati), il mantenimento di un giusto peso corporeo e l’attività fisica configurano un modello di stile di vita la cui adozione su larga scala ridurrebbe in maniera significativa l’incidenza di tumori nella popolazione».