Inferno di Bibbiano, che succede in Emilia Romagna? – Intervista a Pablo Trincia

Di seguito l’intervista a Pablo Trincia sul caso di Bibbiano

Prima il caso dei diavoli della bassa modenese di cui ti sei occupato, ora quello degli affidi in Val d’Enza. Cosa succede in Emilia Romagna?

L’Emilia Romagna è una delle regioni dove si è diffuso negli anni un metodo di ascolto del minore molto criticato dalla comunità scientifica che da anni segue invece i principi della Carta di Noto. Si tratta di quello che gli addetti ai lavori spesso definiscono il “Metodo Foti”, che tanto riconoscimento ha avuto all’interno del CISMAI, organizzazione a ombrello con sede proprio in Emilia Romagna, che raccoglie diversi centri anti violenza in tutta Italia. Il Cismai è sempre stato molto vicino al Centro Studi Hansel e Gretel di Torino, da cui  provengono i professionisti coinvolti nel caso di Bibbiano (2019) in quello di Veleno (1997-98) e in quello di Biella (1996). Sempre al Cismai erano iscritti diversi professionisti del caso Veleno.

I soci del Cismai hanno spesso definito la Carta di Noto (che sottolinea la pericolosità di interviste suggestive) un protocollo che favorisce “gli abusanti” e nelle terapie effettuate nei consultori puntano sul cosiddetto approccio “empatico” nel dialogo con il minore presunta vittima di abusi, nonostante svariati studi e ricerche scientifiche pubblicate su prestigiose riviste internazionali sostengano quanto sia pericoloso questo metodo, specie con i bambini, nei quali si rischia di ingenerare falsi ricordi.

Per anni questi professionisti legati a Cismai e ad Hansel e Gretel hanno organizzato e frequentato corsi di formazione nelle ASL emiliane ed italiane, formando tra gli altri diversi psicologi e assistenti sociali.

Ci sono dei punti di contatto tra le due vicende?

Ovviamente staremo a vedere cosa deciderà la magistratura su Bibbiano, per ora abbiamo solo le carte di una parte (la Procura), quindi ci vuole prudenza. Anche se le intercettazioni di cui abbiamo letto o sentito stralci fanno rabbrividire.

Nel caso Veleno (16 bambini allontanati tra il ’97 e il ’98 tra Mirandola e Massa Finalese, che mesi dopo l’allontanamento accusano i familiari di abusi e messe sataniche) tre psicologhe che si erano formate presso il centro studi Hansel e Gretel furono chiamate come consulenti del tribunale di Modena.

Tra queste c’era Cristina Roccia, all’epoca moglie di Foti (la nuova compagna, quella attualmente sotto inchiesta per Bibbiano, è la psicologa Nadia Bolognini). Le psicologhe ascoltarono i bambini allontanati (precedentemente sentiti dalla psicologa Valeria Donati dei Servizi Sociali di Mirandola) all’interno di audizioni protette videoregistrate, utilizzando metodi che noi dell’inchiesta Veleno abbiamo trovato molto discutibili.

In questo caso di Bibbiano quegli stessi metodi sembrano tornare. Bambini allontanati – pare – senza un motivo valido. Professionisti con forti pregiudizi nei confronti delle famiglie naturali dei bambini, convinti che questi ultimi erano stati abusati.

Una bambina aveva cominciato a raccontare di omicidi a sfondo satanico.

Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche e denunce di un avvocato modenese, la psicologa Valeria Donati e la responsabile dei Servizi coinvolta nel caso Bibbiano (Federica Anghinolfi) si conoscevano e avevano collaborato dieci anni fa su un altro caso di allontanamento di due bambine a Reggio Emilia.

E poi c’è il tribunale per i minorenni di Bologna, sul quale probabilmente bisognerebbe fare una grossa indagine giornalistica. È quello, uno dei grandi punti di contatto tra le due vicende.

Alcuni nomi sembrerebbero comparire sia in un caso che nell’altro, come è possibile che sia accaduto ciò?

È possibile perché questi professionisti collaborano da anni con le Asl, i tribunali e le procure di tutta l’Emilia e di tutta la penisola. La magistratura a volte non si interroga sulle effettive competenze degli esperti e dei consulenti a cui si rivolge.

Dopodiché voglio aggiungere una cosa. Fenomeni come questo fanno molto male alla lotta contro la pedofilia, una piaga di cui tutti conosciamo purtroppo bene l’esistenza.

Riguardo al caso “Bibbiano”: sembrerebbe che ci siano responsabilità pesanti per operatori sociali, psicologi, politici locali. Qual è il suo parere?

Questo lo appurerà la magistratura. Quello che è importante è che il 27 giugno 2019 segnerà una data importante. Quella in cui tutta l’Italia ha per la prima volta sentito parlare di “lavaggio del cervello” e “falsi ricordi”. E allontanamenti sospetti. Era un tema fino a oggi molto poco conosciuto.

E’ possibile che esistano casi simili a quelli raccontanti dalla tua inchiesta giornalistica e a quello di “Bibbiano”. Con quanta probabilità?

Di casi come quelli di Bibbiano (ammesso che la Procura abbia ragione su Bibbiano) ce ne sono moltissimi. Il primo caso controverso risale al 1990. Il caso Schillaci. Un padre accusato di abusi su sua figlia che aveva un livido nel sederino. In realtà era un tumore maligno, che di lì a poco l’avrebbe uccisa.

Poi poco dopo alla procura di Milano il PM Pietro Forno dette inizio a una vera e propria guerra ai pedofili. Tra le sue consulenti c’erano una delle fondatrici del Cismai (la psicologa Marinella Malacrea) e la ginecologa Cristina Maggioni (che aveva visto abusi in quasi tutti i bambini del caso Veleno). Questi stessi professionisti saranno protagonisti del tragico caso di Angela Lucanto (sulla quale è appena uscita una fiction con la Ferilli), tornata a casa dai genitori dopo 10 anni di inferno. E alcuni anche sul caso del tassista Marino Viola, che ha rivisto la figlia dopo 3 anni. Per non parlare di numerosissimi casi molto controversi meno conosciuti. E che dire delle psicosi negli asili che hanno fatto tabula rasa in America e che hanno prodotto il caso Abba Sorelli di Brescia, e quello di Rignano Flaminio? Anche qui ritroviamo alcuni dei protagonisti della vicenda di Bibbiano.

La politica ha mai fatto qualcosa?

La politica si è sempre disinteressata a questo fenomeno, soprattutto nel caso di Veleno. Il primo a occuparsene, l’unico per anni, è stato Carlo Giovanardi, seguito da un consigliere di Forza Italia di Mirandola, Antonio Platis. Poi, sempre prima che scoppiasse il caso Bibbiano, si sono fatti avanti l’Onorevole Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle, il Sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi (5 Stelle) e l’On Luca Paolini (Lega). Nessun altro ci ha mai dimostrato reale interesse verso questo fenomeno prima dei fatti di Reggio.

Il fenomeno a cui per ora però stiamo assistendo è quello dell’uso della questione dei bambini per attacchi strumentali a partiti politici. Sbagliatissimo. Non si usano i bambini come armi da scagliare addosso al nemico. Se ci sono delle responsabilità politiche locali o nazionali andranno sicuramente appurate. Ma la strumentalizzazione è l’altro lato oscuro di questa brutta vicenda.

Cosa pensa si possa fare a livello legislativo?

La magistratura e le ASL devono rivolgersi solo ed esclusivamente a professionisti che utilizzano metodi scientifici per l’ascolto del minore. Il danno potenziale di un abuso immaginario può essere devastante in un bambino. E poi ci vuole un organo di controllo dei servizi sociali. Che sono sicuramente utilissimi e pieni di persone competenti e molto preparate, ma visti i numerosi casi drammatici che spuntano fuori ogni anno, devono essere soggetti a un attento monitoraggio. Attenzione, dico “monitoraggio”, non “demonizzazione”. Stiamo parlando di bambini e delle loro famiglie. Non possono esserci errori in questo settore.

Cosa pensa della nostra proposta di legge sulla Commissione di inchiesta?

Penso che sia utile e molto necessaria, anche se tutto sta nel capire chi e come vi parteciperà. E quanto tempo dedicherà alle ricerche.

Quale futuro possiamo ipotizzare per i bambini sottratti alle mamme e ai papà di “Bibbiano”?

Se la vicenda di Bibbiano corrisponde a quello che ci racconta la Procura, ci troveremmo di fronte a un precedente storico in ambito psicologico e giuridico. Gli addetti ai lavori mi dicono che non c’è mai stato un processo così. Né in Italia, né probabilmente nel mondo. Questa storia ora ci metterà di fronte a diversi dilemmi morali, che gli psicologi dovranno sbrogliare. Come si fa a riportare dai genitori naturali un bambino a cui è stato messo in testa che sono brutti e cattivi? Come “decontaminarlo” dal veleno a cui è stato esposto?