Il decreto dignità funziona: lo dicono i numeri

Avere un lavoro stabile significa avere l’opportunità di restare a lavorare nel proprio Paese, riuscire ad ottenere un mutuo per rendersi autonomi, trovare anche il coraggio di mettere su famiglia. Il lavoro stabile ti rende più sicuro e ovviamente ti dà maggiori certezze. Infatti, il 67% degli italiani ritiene che un lavoro stabile sia fondamentale per poter costruire un futuro meno carico di apprensione, in particolar modo per i giovani tra i 18 e i 24 anni (81%). Ma non solo. Il lavoro stabile, contribuisce anche a migliorare il benessere psicofisico.

Intervenire per contrastare la giungla del precariato ampiamente favorita dalle politiche del Pd, non era un capriccio, ma una esigenza. È per questo che un anno fa abbiamo deciso che il primo provvedimento del MoVimento 5 Stelle al governo dovesse essere il Decreto Dignità. Un decreto che è stato fortemente criticato ma sul quale, oggi siamo qui a fare la conta dei dati. E così come avevamo previsto, sono tutti positivi.

Il Decreto Dignità ha avviato un trend importantissimo grazie al quale i contratti stabili non fanno altro che crescere. Fra la fine di luglio 2018 e la fine di maggio 2019, le persone occupate in più sono 175 mila e di queste ben 166 mila, cioè il 95% hanno un’occupazione permanente. Ma c’è un altro dato che rende ancora di più il cambiamento in atto ed è quello diffuso dall’Inps e in un anno, i contratti netti a tempo indeterminato sono aumentati di 328 mila unità. Un ottimo risultato, soprattutto se lo paragoniamo allo stesso periodo dell’anno precedente, quando si registrò un -21mila di contratti stabili. In una fase economica globale oggettivamente difficile siamo quindi riusciti a garantire ai nostri lavoratori delle tutele che il Jobs Act aveva cancellato.

Era ora di bloccare la vergognosa liberalizzazione dei contratti a termine. Dalla fine del 2014 e prima dell’introduzione del decreto Dignità, infatti, i dipendenti a termine erano aumentati del 35%. In totale, fino a settembre 2018 c’era stato un aumento di 800mila contratti precari. Questo ha portato i lavoratori, specialmente quelli più giovani addirittura a lasciare l’Italia, alla ricerca di un Paese in cui il lavoro viene riconosciuto per quello che vale. Solo il decreto Dignità è riuscito a invertire questa tendenza.

La fotografia del mercato del lavoro oggi è quindi quella di una maggiore stabilità e maggiore dignità. Smentiti tutti coloro che avevano gridato all’invasione delle cavallette. Con importanti sgravi contributivi e attraverso l’introduzione di alcuni fondamentali paletti per limitare l’abuso dei contratti a termine, il Decreto Dignità è stato un decreto di stabilizzazione del lavoro. Quello che i lavoratori aspettavano da tempo.